CASTIGLIONCELLO (Livorno) – Il bilancio di un festival lo si fa basandosi sui risultati artistici della manifestazione, desunti dalla presenza e dal gradimento del pubblico, dalle valutazioni derivanti dai commenti e dalle analisi – sia del semplice spettatore che da parte della critica – e da chi lo ha realizzato. Al termine di dieci giornate di programmazione , come nel caso di Inequilibrio, il Festival della Nuova Scena tra Teatro e Danza di Castiglioncello siglato Armunia. Edizione numero 18 messa in archivio da poche settimana, a cavallo tra il mese di giugno e luglio. Divenuto maggiorenne per età anagrafica, Inequilibrio permette sempre l’occasione di riflettere sullo stato dell’arte del teatro contemporaneo in Italia, e non solo: le incursioni di spettacoli di danza di compagnie straniere è l’occasione di confronto con le compagini nazionali. Il Castello Pasquini diventa così un laboratorio sperimentale dove incrociare esperienze consolidate e nuove proposte, esiti di residenze teatrali con artisti, ormai di “casa”, e la presenza di compagnie che si stanno affacciando alla ribalta da poco tempo. Maturità, adultità e nuove generazioni in cerca di una loro identità. Da sempre Armunia opera per offrire una residenzialità agli artisti che la richiedono, costruendo di fatto una “politica di delle residenze come garanzia e opportunità di conoscenza alternativa e plurima”.
Per sostenere tale iniziativa i due direttori artistici Angela Fumarola e Fabio Masi hanno accolto artisti in residenza del calibro di Roberto Latini, al fine di dare l’opportunità di sviluppare un progetto fino al suo naturale esito finale, con la rappresentazione scenica definitiva. Per ora una speranza, un desiderio del regista e attore, condivisa da chi ha potuto assistere alle perfomance, senza riserve di alcunché. Dopo aver visto spettacoli diversi tra loro per concezione e creazione drammaturgica: Maurizio Lupinelli con il suo struggente e poetico “Attraversamenti”, la frenesia coreografica di Adrienn Hód e il suo “Conditions of being a mortal”, abbiamo chiesto ad Angela e Fabio di fare un bilancio di questa edizione, spiegando ai lettori come hanno inteso procedere per la sua realizzazione.
Angela Fumarola, qual’è la caratteristica principale di Inequilibrio ?
«Crediamo che le caratteristiche del festival Inequilibrio siano caratterizzate dalla molteplicità e l’offerta di proposte eclettiche, dando spazio anche alle diversità ma abbiamo voluto mantenere dei focus relativi agli artisti che conosciamo bene come Claudio Morganti, i Quotidiana.com , Roberto Latini. Quest’anno avevamo 13 prime nazionali, tre dedicate alla danza, coproduzioni legate alle residenze, 58 spettacoli. La peculiarità del festival è quella di essere un contenitore dove sviluppare dei processi; dentro il quale far emergere delle idee, per poi arrivare a delle creazioni definitive da portare in teatro. Così abbiamo pensato di realizzare per Latini (a Castiglioncello presentava in forma di studi le Metamorfosi da Ovidio, ndr) un meccanismo che uscisse dalla consuetudine teatrale, utilizzando, viceversa, spazi naturali come la spiaggia e il mare, il castello, la pineta. Io credo sia interessante aver costruito un festival variegato nei processi con l’intento di raggiungere molteplicità di pubblico trasversali, fasce di spettatori diverse per interessi. Inequilibrio rientra nel programma annuale, composto da residenze e laboratori, parte integrante di un percorso capace di creare delle relazioni.»
Castello Pasquini luogo di incontro e di scambio ma anche di coesione tra lo staff…
«Abbiamo deciso di condensare tutto il programma dentro il castello perché in passato abbiamo capito che le iniziative proposte nelle altre location confondevano. L’artista va protetto e curato all’interno del festival e permettere la possibilità di conoscersi e confrontarsi tra di loro. Il teatro come possibilità di incontrarsi, uno strumento a cui crediamo fortemente e che deriva dal pensiero di Massimo Paganelli, (il direttore di Inequilibrio dal al ) di cui noi siamo suoi allievi. Lo stesso vale per il lavoro di tutto lo staff organizzativo. Nelle fasi di preparazione ci sono stati degli incontri con tutto il team tecnico al fine di percepire i feedback, anche nelle scelte artistiche ci siamo confrontati con i tecnici rispetto alla fattibilità di programmare il festival e verificare le condizioni per poterlo fare. Dopo gli spettacoli abbiamo sempre chiesto una valutazione dei tecnici perché da queste dipende il processo a venire per quanto riguarda le residenze. La pianificazione avviene a monte a partire dai mesi precedenti nei settori tecnico, logistico, dell’ospitalità, la foresteria e la collaborazione con il settore turistico alberghiero. Altrettanto importante è la presenza dei volontari e i referenti degli stgisti siamo noi due. Riteniamo che sia importante confrontrarci quotidianamente con loro attraverso delle riunioni quotidiane perché riteniamo siano dentro il processo creativo. Per questo che facciamo scegliere a loro stessi le compagnie teatrali da affiancare, secondo i loro gusti personali».
Fabio Masi, la sua analisi rispetto all’organizzazione del festival?
«Lavoriamo sempre per una condivisione alla pari che permetta un’impostazione del lavorare, senza per questo abdicare al ruolo della direzione, quando invece si favorisce una compartecipazione vera di tutto lo staff. Ci siamo impegnati a realizzare un abbattimento dei costi economici applicati al progetto artistico, il motivo per cui abbiamo deciso di fare una pausa di due giorni durante le due settimane del festival, cosi facendo abbiamo ridotto i costi e favorito il riposo. L’elemento importante a cui teniamo molto è quello dell’ospitalità e la cortesia che favorisca il lavoro di tutti. Lo notiamo sui tecnici che sorridono sempre e la loro disponibilità e la complicità nel lavoro, il clima che si è venuto a creare. La dimensione di accoglienza verso gli artisti è la matrice originaria che distingue questo festival. Questo si viene a creare grazie al lavoro annuale portato avanti, alla cura, alla programmazione continua del festival. Riteniamo che questa seconda edizione sia stata di qualità anche per la sensibilità, le scelte artistiche e riteniamo sia importante il principio di responsabilità legato a quello dell’autonomia».
Tra le proposte più interessanti che Inequilibrio 2015 presentava, c’era Roberto Latini/Fortebraccio Teatro con “Metamorfosi (di forme mutate in corpi nuovi)“ da Ovidio. Un’esperienza che ha coinvolto maggiormente per suggestioni, venutasi a creare in luoghi paesaggistici scelti dall’attore e regista. Il parco di Castello Pasquini nelle sue varie ambientazioni e la spiaggia del Quercetano, palcoscenico naturale, dove alle prime luci della mattina si è potuto assistere all’episodio Orfeo ed Euridice, tra le cose più originali mai viste prima. Ovidio rappresenta un testo letterario di riferimento per tutta la letteratura moderna e contemporanea. Latini prendendolo a prestito e facendone un adattamento suo, ha scelto di destrutturare la forma originale, e di pensare ad una versione capace di trsmettere per immagini e teatralmente quell’immaginario mitologico insito nellopera di Ovidio. Caos/Morte di Cesare- Corvo, Narciso, Orfeo ed Euridice, La peste, Auditorium Metamorfosi, questi i titoli delle singole performance presentate.
Incursioni tra gli alberi, dentro il pozzo del parco rivestito di un tessuto gommato e bianco, come un contenitore asettico, la spiaggia di sabbia diventata per l’occasione un palcoscenico con un sipario nero che si apriva sul mare e creava un fondale a sé, dentro il paesaggio stesso. Teatro che diventa altro, una dimensione astratta. Un Clown con il naso rosso, una ballerina in tutù bianco, posizionata su una zattera, Euridice che si tuffa in acqua e Orfeo che nuota verso di lei per salvarla. Frammenti di un teatro visionario e immaginifico, al suono di una viola e di un violino. Incursioni di una potenza visiva così forte da creare come una sorta di spaesamento e stupore. Si veniva calati dentro un mondo parallelo, onirico e fantastico. I miti fondanti del pensiero moderno e contemporaneo resi comprensibili con estrema leggerezza. Lo dice Latini stesso nel suo programma di sala: “La narrazione viaggia per immagini incessanti, dal Caos alla morte di Cesare, dalla creazione dell’Universo alla fine di un Mondo, di un Tempo. Provare a starci dentro e intorno è un’avventura per l’immaginazione“.
Un avventura tutta da percorrere ancora..
Il regista spiega come è arrivato a questa creazione, ancora tutta da definire. Una sorta di sperimentazione aperta.
«Il progetto Metamorfosi è un contenitore capace di rispondere artisticamente alla mortificazione che si percepisce oggi; responsabile degli effetti causati da quello che si vede in scena. Il sistema in cui opera lo stesso teatro. Un contenitore capace di offrire protezione il processo necessario per dare vita ad una creazione artistica definitiva. Penso sia inconcludente presentare ai festival spettacoli non pronti perchè questo crea disorientamento in tutti noi e nel pubblico. Io ho chiesto ad Angela e Fabio di produrre qualcosa di diverso, lo spettacolo è un distillato di quello che resta dal filtro e vive di mortificazioni. Ero cosciente di non poter essere pronto per il mese di luglio con un allestimento definitivo e la scelta è stata quella di realizzare degli short brevi».
Roberto Latini rivendica la sua libertà intellettuale quando sostiene di non dover rendere conto a nessuno.
«Ho chiamato Giancarlo Ilari, Ilaria Drago, storicamente la presenza scenica più vicina a me, ci eravamo persi e ora ritrovati. Nelle Metamorfosi ci sono anche anche Alessandra Cristiani, Roberto Latini, Savino Paparella, Sebastian Barbalan, Claudia Della Gatta e Carlo Vicari. Artisti sensibili da poter condividere e curare insieme il lavoro che sto realizzando. Per me è stato un piacere rivolgermi e poi essere ospite di Angela e Fabio, metamorfizzando anche il festival. Per Narciso ho scelto la fontana nel parco e a turno tutti noi abbiamo interpretato questo personaggio dalle 10 di mattina alle 23 della sera. La scelta di rappresentare i ruoli vestiti da clown è un’idea pensata per dare vita a figure sul confine, di saltare completamente la questione del personaggio. Il clown facilita l’incontro e parla direttamente alle persone».
Parlare a chi dovrebbe ospitare i suoi spettacoli (pensiamo ad esempio ai Giganti della Montagna) risulta, purtroppo molto più complicato. Per ora è stato invitato solo nella prossima stagione del 2016 a Roma nel mese di febbraio (stagione del Teatro Argentina), dove lo si potrà vedere al Teatro India, e al Piccolo Teatro di Milano. Il resto appartiene alla sfera della mortificazione…
Visto al Festival Inequilibrio di Castiglioncello il 3 e 4 luglio 2015
Metamorfosi da Ovidio
traduzione Piero Bernardini Marzolla
adattamento e regia Roberto Latini
musiche e suoni Gianluca Misiti
luci Max Mugnai
costumi Marion D’Amburgo
con Sebastian Barbalan, Alessandra Cristiani, Claudia Della Gatta, Ilaria Drago, Esklan Art’s Factory, Giancarlo Ilari, Roberto Latini, Savino Paparella, Carlo Vicari
produzione Fortebraccio Teatro, Festival Orizzonti Fondazione Orizzonti d’Arte
con il sostegno di Armunia Festival Costa degli Etruschi