BASSANO DEL GRAPPA (Vicenza) – Nel 2015 l’Operaestate Festival Veneto ha compiuto trentacinque anni di attività. Bassano del Grappa è un riferimento nazionale per aver saputo gestire e far crescere un programma annuale di spettacoli e formazione, premiato dal nuovo decreto ministeriale come il terzo festival italiano per importanza. La sua peculiarità sta nell’essere multidisciplinare, capace di distribuirsi su tutto il territorio che fa parte dell’area Pedemontana, coinvolgendo ben quaranta comuni. Danza, teatro, musica, opera lirica, cinema; la sezione Bmotion danza e teatro dedicati al contemporaneo. Un’intensa programmazione diversa per offrire al pubblico più proposte al fine di soddisfare ogni esigenza. Compito primario di chi gestisce il bene comune. Animazione culturale capace di aggregare socialmente e di infondere coesione. Un obiettivo che il festival veneto ha sempre perseguito con molta tenacia. Bassano però ha saputo negli anni creare dei progetti mirati all’innovazione dei linguaggi artistici, creando il Centro per la Scena Contemporanea dove trovano posto la Casa della Danza e l’Officina Teatro, emanazione diretta del festival, diventando nel tempo uno dei centri di produzione più qualificato sia a livello nazionale sia internazionale. Riconosciuto a livello europeo come centro privilegiato per la promozione per la danza, il CSC di Bassano ha vinto ben undici bandi dell’Unione Europea tra il 2010 e il 2015. Progetti di formazione e produzione da un livello regionale fino a quello europeo come, ad esempio, l’ACT YOUR AGE, un progetto biennale di sviluppo del dialogo intergenerazionale e dell’invecchiamento attivo attraverso l’arte della danza, o l’EDN MODUL – DANCE promosso dal network europeo delle Case della Danza dove il CSC è l’unico partner italiano, finalizzato al sostegno dei creatori di danza.
Bassano si dimostra un centro internazionale ed è anche uno dei membri dell’European Dancehouse Network. Al CSC Danza si affianca anche Officina Teatro dedicato ai linguaggi teatrali. Il suo mandato è di promuovere i giovani talenti teatrali sia a livello regionale sia nazionali. Il festival che si svolge annualmente nei mesi di luglio e agosto è nato nel 1981 come stagione lirica estiva a Rossano Veneto e negli anni successivi aprendo anche al teatro, danza e cinema. La gestione di tutto il programma e delle iniziative di formazione e sviluppo di progetti è di competenza esclusiva del Comune di Bassano del Grappa. Rosa Scapin è la direttrice generale e artistica di Operaestate Festival Veneto dal 1992, a cui si affiancano Carlo Mangolini vice direttore e caposettore spettacolo e Roberto Casarotto responsabile dei progetti di danza internazionale. Rosa Scapin fa anche parte dei soci fondatori del forum dei teatri veneti: “ La risorsa spettacolo”, e dal 2002 è rappresentante di Italia Festival nel Consiglio Interregionale dell’Agis.
Come nasce il Festival e qual è la sua particolarità rispetto ad altri che si svolgono su tutto il territorio nazionale?
«Il festival che nasce trentacinque anni fa era stato pensato per offrire una stagione operistica con il finanziamento e la produzione sostenuto dal Ministero dello Spettacolo. Nasce coinvolgendo le provincie di Treviso, Padova e Vicenza in un territorio molto vasto. È ospitato in una villa veneta prestando molta cura e attenzione ai beni culturali e paesaggistici. L’esperienza acquisita nel settore della lirica permette di affiancare anche i settori del teatro e della danza, fino a offrire anche una programmazione multidisciplinare comprendendo la musica e il cinema. Dopo dieci anni di attività il festival si sposta a Bassano – spiega Rosa Scapin – perché fosse dotato di un’amministrazione strutturata. Il Comune si è impegnato da subito nell’ospitarlo evitando però di farlo identificare con la città ma di estenderlo su tutto il territorio. Quaranta comuni dell’area Pedemontana coinvolti, la rete degli enti locali, la valorizzazione del bene territoriale, dell’eccellenza del paesaggio, ognuno può valorizzare le sue esigenze specifiche.
Si viene a sviluppare una progettazione individuale e la condivisione ottimale tra tutte le amministrazioni. Questo permette di avere un festival che dura due mesi creando un’animazione culturale del territorio, facendo conoscere i Comuni e promuovendo il turismo. Negli ultimi sei anni si è verificata un’accelerazione tale da determinare la nascita di un incubatore per le nuove professionalità artistiche e l’incremento dei linguaggi del contemporaneo, riservando una particolare attenzione anche alla formazione del pubblico. Un investimento che ha creato relazioni con il resto del mondo, sia a livello locale, nazionale che internazionale. Un processo lento ma chiaro fin dall’inizio con l’obiettivo di suscitare l’incontro dei diversi pubblici e incrociare i linguaggi. Un tempo era più facile, i gusti erano trasversali, in seguito si è assistito a una frammentazione dove ognuno sceglieva secondo i suoi gusti. Ora è più difficile mettere in relazione i diversi gusti del pubblico. »
Bassano negli anni ha catalizzato l’attenzione di molti operatori del settore, oltre alla qualità delle proposte artistiche presentate nelle diverse edizioni del festival, in particolare la sezione B.motion (danza e teatro). Fucina d’idee e sviluppo di nuove progettualità. Segno distintivo di una volontà di offrire alle nuove generazioni la possibilità di farsi conoscere.
«Il nostro lavoro non si limita alla preparazione e alla realizzazione del festival nell’arco di due mesi ma avviene durante tutto l’anno. Per quanto riguarda la danza è più facile perché il linguaggio a livello internazionale è condiviso. Roberto Casarotto si occupa di progetti di formazione rivolti alla scena veneta. La creazione di bandi pubblici per cercare queste individualità. La rete Anticorpi XL, ad esempio, dove partecipano tutte le regioni e molti operatori con una ricaduta positiva del progetto sostenuto da Arteven e Regione Veneto. Un’operazione di scouting per verificare le eccellenze. Il Premio La Giovane Danza d’Autore: un progetto d’accompagnamento formativo annuale e intensivo che si avvale d’incontri con drammaturghi. Lo sviluppo del lavoro prevede la presentazione finale della creazione e da quali progetti sono scaturite le proposte.
Artisti come Chiara Frigo, Marco D’Agostin, Francesca Foscarini, Marco Nardini, si sono formati e fatti conoscere al grande pubblico grazie a questi progetti. Il primo progetto internazionale europeo risale al 2006, il Choreoroam, un programma di ricerca e analisi in relazione con altri cinque paesi europei. Choreoroam Europe è un progetto internazionale di ricerca per coreografi, ideato da Operaestate Festival Veneto/CSC con The Place di Londra e Dansateliers di Rotterdam. Ha avuto la sua prima edizione nel 2008, quando è stato acquisito dal British Council come progetto pilota nel Creative Network Program.
Nel 2009 la rete dei soggetti partecipanti si è allegata ad altri centri europei. Il progetto ha avuto per il 2011/2012 il sostegno del Programma Cultura 2007-2013 dell’Unione Europea, con il Comune di Bassano con l’incarico di soggetto capofila. Nell’ambito del progetto europeo Pivot Dance in collaborazione con The Place di Londra e il Netherlandse Dansdangen, il CSC/Casa della Danza di Bassano ha deciso di realizzare un Audience Club Danza. Le esperienze dei nostri artisti si sono incrociate con altre produzioni e questo ha permesso loro la mobilità, come ad esempio è accaduto ad Alessandro Sciarroni. Penso anche alla rete Aerowaves un network europeo che riunisce specialisti di danza provenienti da trentaquattro paesi dell’Europa impegnati nel monitoraggio e nello sviluppo del lavoro di giovani coreografi. Nel 2012 la seconda edizione del festival si è tenuta a Bassano del Grappa all’interno del progetto B.motion, La Casa della Danza è l’unica realtà italiana che è stata accolta nella rete europea EDN, vincendo numerosi premi e partecipando a progetti come capofila o in partnership.
Undici tra il 2007 e il 2013 e quattro previsti tra il 2014 e il 2020. Questi risultati portano a spronarsi e a ragionare diversamente e favoriscono ricadute di nuove azioni nell’ottica della condivisione. Nascono nuove progettualità (sulla base della teoria dei vasi comunicanti) mentre altre si radicano come il progetto Dance for Health & Parkinson/ Danza e Salute, dove il concetto è, “ama la tua età” riferito al corpo e al suo invecchiamento, ispirato al concetto che anche un vecchio corpo può esprimersi. La pratica artistica della danza a beneficio dei malati di Parkinson. Un progetto di formazione transazionale con l’Olanda che ha avuto un grande successo, sostenuto dalla Fondazione Only the Brave, nato per iniziativa del danzatore Marc Vlemmix ammalatosi di questa patologia. Gli insegnanti di danza sono stati formati a Maastricht, Rotterdam e Bassano, con la collaborazione di fisioterapisti, medici e ricercatori universitari. Nelle sale del Museo Civico di Bassano abbiamo fatto danzare 150 persone. La Fondazione Renzo Rosso ha sostenuto questo progetto e due volte la settimana sono state organizzate delle attività di danza con i malati: una pratica artistica e non terapeutica. Nella chiesetta dell’Angelo lo scorso agosto durante il festival, Dario Tortorelli (artista residente in Olanda) ha creato per Bassano, ArMare un Uomo. Insieme ad alcuni danzatori di Dance for Health & Parkinson, è stato proposto un lavoro molto emozionante dove la bellezza, la fragilità e la voglia di vivere dei partecipanti, ha ottenuto un risultato stupefacente. »
Dalla danza come strumento di unione sociale e per il benessere alla rievocazione storica della Prima Guerra Mondiale. Un evento unico che il vostro Festival ha proposto nell’ambito delle celebrazioni del Centenario.
«Un progetto intitolato “In Memoriam” che ha visto la partecipazione di 100 danzatrici della rete No Limita -C – Tions e 300 coristi provenienti dai cori alpini, una commistione tra danzatori della Compagnia di Sharon Fridman, coreografo e danzatore di origini israeliano, e altri provenienti dalle compagnie e dalle scuole del nostro territorio, uniti ai cori alpini e popolari della nostra regione. Un connubio tra danza contemporanea e la musica popolare in grado di rievocare la memoria di un conflitto mondiale come quello della Prima Guerra Mondiale. Un dialogo tra diversi linguaggi. Un evento unico nel suo genere visto a Bassano e nei Sacrari del Monte Grappa e di Asiago Leiten. I passi di danza erano accompagnati dai canti della grande guerra capaci di tramandare la memoria. Lo scenario era quello definito fra le “architetture silenziose” che la guerra ha disseminato lungo la nostra pedemontana. Il Sacrario del Monte Grappa contiene i resti di quasi 23 mila soldati, tra italiani e austriaci, sepolti insieme nei luoghi della memoria. »
IN MEMORIAM/AFTER THE END Compagnia Sharon Fridman/Gruppi Corali/No Limita-C-Tions
Un evento unico nel suo genere per onorare la memoria dei caduti. Il Sacrario di Asiago-Leiten contiene i resti di quasi 55 mila caduti italiani ed austroungarici di cui oltre 33mila ignoti. La creazione coreografica si è svolta come un dipinto che si frantuma, esplode in un rimescolio fisico, di movimenti complessi ed incastrati. Accentuato dall’introduzione, dalla chiusura e dall’inframezzarsi dei canti della grande guerra, quelli che finora hanno conservato e tramandato la memoria. Il coreografo Sharon Fridman spiega così il suo lavoro: “Dare un significato al movimento attraverso la tecnica, questo è il punto di partenza del mio modo di concepire la danza. Nella performance che compongo il contatto fisico è molto forte. Fa parte del mio modo di esplorare i limiti emotivi e compositivi. È una metafora delle relazioni, uno strumento che ti permette di sviluppare la sensibilità verso gli altri”.
IN MEMORIAM/AFTER THE END Compagnia Sharon Fridman/Gruppi Corali/No Limita-C-Tions
La sezione B. motion teatro 2015 portava il titolo “Il Mondo attraverso”: “osservare il Mondo attraverso una finestra. Un’intercapedine trasparente che filtra il nostro sguardo e definisce quella fetta di mondo sulla quale si posa (…) Gli artisti portano sul palco il loro sguardo sulla realtà, quella che più li affascina ma anche quella che più li spaventa.…”
Tra gli spettacoli visti il progetto B. a cura del gruppo svizzero Trickster-p . La seconda fase della trilogia dedicata alla fiaba di Biancaneve, in una versione riletta rispetto a quella classica e incentrata sulla contaminazione di diversi linguaggi. Come in H.G (Hansel e Gretel, visto alcuni anni fa sempre al B.motion, una versione singolare che ci aveva pienamente convinto), anche B. è pensato come un labirinto in cui entrare ed uscire da minuscole stanze quasi claustrofobiche, illuminate o oscure, in penombra. Lo spettatore/visitatore entra ed esce munito di un auricolare che guida attraverso una voce e impulsi sonori, musicali, il momento di aprire e richiudere minuscole porticine. Dentro queste stanze ci sono oggetti appartenenti alla fiaba. Nani e un cumulo di terra da dove emergono le manine di uno di loro, oggetti appartenenti a Biancaneve ma anche di uso quotidiano. Una fiaba che si tramuta in una storia crudele dei giorni nostri. B. è la storia del passaggio dall’infanzia all’età adulta in cui la brutalità della strega lascia spazio alla lacerazione e alla solitudine. In questa fiaba sembrano esserci due poli opposti perennemente in bilico: vita e morte, a cui si aggiungono le varie componenti esistenziali dell’essere umano, ovvero la vita agiata e l’esatto opposto, la povertà. L’immacolato e l’impuro, altra caratteristica che definisce la trama di Biancaneve.
La versione dei Trickster-p è una sorta di viaggio interiore, quasi psicoanalitico dove trova spazio l’onirico, il fantasmatico, un inconscio da dove riemergono emozioni della propria infanzia. Il viaggio si dipana tra sensazioni di calore e di freddo dato dagli ambienti scenografici. Algidi ed eleganti, distaccati e asettici. Si vive una sorta di estraniamento dalla realtà per finire dentro l’intimità di questa fiaba. Un certo candore e stupore che a primo acchito sembra lasciare lo spettatore disorientato ma poi una volta usciti, si ritorna dentro quella storia universale e si riprovano emozioni sopite.
Biancaneve dicono gli autori è dotata di una sorta di bellezza fragile e macilenta: corpo perfetto ma già cadavere predestinato. La ritengono (a ragione) una fiaba di una modernità disarmante. A differenza di H.G, questa versione di B. pare più sofisticata, forse perché in Hansel e Gretel si vivevano suggestioni sonore, uditive, visive, maggiori e drammaturgicamente incalzanti, mentre qui, ora, pare sia tutto silente e metafisico a tratti. I Trickster – p si riconfermano un gruppo di ricerca sperimentale tra i più validi e motivati, analitici nello scovare significati reconditi attraverso originali riletture meta-teatrali del repertorio fiabesco universale. Le fiabe ci dicono ciò di cui abbiamo bisogno e ci mettono in discussione nel mostrare ciò in cui noi siamo carenti e come potremmo compensare. Può essere un’esperienza perturbante poiché allontana dalle restrizioni della realtà e riesce a trasformare ciò che era stato rimosso e non familiare in qualcosa di riconosciuto. L’esperienza vissuta nelle “stanze dell’inconscio” di B. permette ad ognuno di soggettivare l’esperienza e viverla in uno stato di assoluta intimità (uno spettatore/visitatore per volta) e far risuonare dentro di sé le proprie emozioni o stati d’animo.
B.
Trickster-p (Svizzera)
concetto e realizzazione Cristina Galbiati & Ilija Luginbühl
dramaturgia Simona Gonella
design Mike Brookes, Trickster-p
spazio sonoro Luis Fernandez, Trickster-p
editing Davide Perucconi
con la partecipazione di Lorenzo Bianchi / Alain Delabre
co-produzione Trickster-p / Migros-Kulturprozent / Teatro Sociale Bellinzona / far° festival des arts vivants, Nyon / Theater Chur / Schlachthaus Bern / TAK Theater
Liechtenstein, Schaan
con il sostegno di Pro Helvetia – Fondazione svizzera per la cultura /DECS
Repubblica e Cantone Ticino – Fondo Swisslos /Migros-Kulturprozent / Ernst Göhner Stiftung /Fondation Nestlé pour l’Art /Landis & Gyr Stiftung /Oertli Stiftung /Bürki Stiftung
Visto al B.motion teatro il 28 agosto 2015