PRISHTINA (PRISTINA) – Pietro Valenti presidente dell’ERT (Emilia Romagna Teatro) arriva in Kosovo in aereo via Tirana il giorno della liberazione, il 25 aprile, data che in questo stato festeggiano dal 2008, ogni 17 febbraio (giorno dell’indipendenza dalla Serbia). Un viaggio faticoso, il paese ancora sotto il controllo delle forze di polizia dell’Unione Europea (Eulex) e dell’Onu (Unmik e Kfor), devastato dal silenzio dei media oltre che dai bombardamenti e di cui recentemente si è tornati a parlare con parallelismi azzardati, rispetto alle vicende dell’Ucraina. Valenti è venuto qua per conoscere il drammaturgo e intellettuale kosovaro Jeton Neziraj, classe 1977, che in questo momento ha sei piece rappresentate nei vari Teatri d’Europa, e anche per assistere allo spettacolo: “Il volo sul teatro del Kosovo” (in albanese Fluturimi mbi Teatri Kosoves) programmato al teatro di Ferizaj, a trenta chilometri di distanza dalla capitale, Prishtina.
Il teatro è dedicato alla memoria dell’attrice Adriana Abdullah, uccisa nel 1999 a ventitré anni in un bar, epoca della massima recrudescenza del conflitto. Lo spettacolo è una presa in giro del potere in Kosovo, della corruzione, della colonizzazione economica e politica, e della nascita dell’indipendenza, attesa tanto quanto Godot nella famosa piece di Beckett.
Su Neziraj, ex direttore del Teatro Nazionale del Kosovo, poi allontanato per motivi politici, abbiamo già riferito in una precedente pubblicazione qui su Rumor(s)cena; ora ci limitiamo a osservare come ogni debutto o riproposta di spettacolo nelle diverse municipalità del Kosovo, raccolga l’interesse di operatori teatrali internazionali, studiosi, giornalisti.
Oltre a Pietro Valenti è presente anche Maike Lex, direttrice dello Schlachthaus Theater di Berna e Giovanni Mozzarelli, rappresentante del Consiglio d’Europa per progetti culturali di integrazione etnica, che ha supportato Jeton Neziraj in uno spettacolo molto toccante sulla minoranza Rom (“Madelein yue“), che in paesi come questi e’ soggetta a un terribile regime di emarginazione. Neziraj, giovane e attivissima voce teatrale, propugnatore di un messaggio politico e d’impegno, ha avuto l’incarico di scrivere un testo per il Teatro Nazionale del Galles ed è’ il motore di un nuovo progetto scenico per la regia di Miki Manojlovic, l’attore principale dei film di Kusturica, in cui attori serbi e attori kosovari condivideranno la scena in un Romeo e Giulietta che -come racconta lo stesso Neziraj al Times – si caricherà di forti simbologie politiche legate al separatismo. Sono passati sei anni dall’indipendenza (febbraio 2008) e 15 dalla fine del conflitto con la Serbia, ma il processo di “normalizzazione” dei rapporti tra Belgrado e Pristina e di legittimazione internazionale dei confini in quest’area dei Balcani occidentali sta procedendo lentamente.
Il direttore dell’ERT in una conversazione informale, ci racconta come la spinta a cercare di individuare nuovi teatri, nuovi autori e a pensare a progetti in cui si intreccino culture, ricerche e tradizioni teatrali, lo ha portato negli anni a visitare paesi difficili e gli angoli più’ lontani. Recentemente a Pechino per una nuova produzione Ert e poi in Georgia. Tra gli artisti internazionali prodotti da lui ricordiamo lo svedese Lars Noren, il colombiano Enrique Vargas, l’argentino Cesar Brie, il lituano Nekrosius, e il belga Thierry Salmon al cui lavoro (e memoria) Valenti è particolarmente legato. Aveva già avvicinato Jeton Neziraj e uno degli attori più famosi del Kosovo, in scena nello spettacolo a Ferizaj: Bajrush Mjaku, grazie allo spettacolo “Patriotic Hypermarket” ospitato in una stagione di alcuni anni fa al festival Vie di Modena.
Ert è presente anche in Albania, come ci racconta lo stesso Valenti:
«Abbiamo inaugurato un teatro, dotato di fonica e di quello che serve per la scena. Con noi è venuto anche Nanni Garella e il suo assistente, per rappresentare i “Sei personaggi in cerca d’autore”, e uno spettacolo con la regia di Massimo Luconi. È stato un bel confronto sul tema della contemporaneità (cosa non certamente facile), recitato da attori albanesi. La loro tradizione si avvicina alla Russia e sono attori di ottima scuola, che è poi quella dell’ Est, ma non hanno assorbito niente della ricerca italiana degli anni Settanta».
Lo conferma lo stesso Jeton Neziraj: «In Albania la tradizione teatrale è Stanislawsky al novantanove per centro. Il metodo attoriale rispetto all’Europa del Nord e l’Italia è molto più psicologico, introspettivo, non libero».
La situazione in questi giorni di fine aprile in Kosovo, è come al solito, di “instabilità controllata”. Il 26 aprile al confine Nord, quello più caldo, con la presenza di enclave serbe che non riconoscono la sovranità del Kosovo, hanno fatto fuoco su un convoglio Eulex. A Pristina l’atmosfera è tranquilla, la vita cittadina (anche notturna) è vivace, e in questi giorni al Teatro Nazionale, ci sono le proiezioni e premiazioni dell’annuale International Film Festival.
Valenti racconta le produzioni passate e quelle future dell’Ert. È particolarmente soddisfatto del risultato del “Servitore di due padroni” di Latella: “Un cast così (con Marco Cacciola, Federica Fracassi, Giovanni Franzoni, Roberto Latini, Annibale Pavone, Lucia Peraza Rios, Massimiliano Speziani, Rosario Tedesco, Elisabetta Valgoi, ndr) solo l’Ert poteva permettersi di crearlo“; Isabella Ferrari con la regia di Latella per la nuova stagione 2015: «Il regista le ha chiesto due anni di stop per meglio assorbire il lavoro e lei ha accettato». Una produzione con Laura Marinoni che lavorerà con i disabili di Nanni Garella, e Alessandro Gassman che cura la regia di un testo di Stefano Massini.
Ci racconta anche come i titoli dell’Ert abbiano contribuito a far diventare Bologna capitale europea del teatro: produzioni internazionali, progetti ambiziosi e di qualità. «Hanno anche educato il pubblico. Mi ha stupito un anziano di 72 anni, eravamo ad un incontro pubblico per parlare della nuova stagione con gli abbonati e questo esordisce: “Presidente, non porti spettacoli noiosi, a me è piaciuto l’anno scorso Pippo Del Bono”. Questi sono risultati che ottieni dopo anni di lavoro sul pubblico».
Continuiamo la conversazione a Ferizaj e Valenti racconta ancora : «In generale i nostri sono allestimenti che guardano al grande pubblico con attenzione alla qualità, ma anche produzioni per teatri più piccoli investendo su nuovi autori». In effetti la scommessa sul drammaturgo francese Pascale Rambert con CLÔTURE DE L’AMOUR interpretato magistralmente da Luca Lazzareschi, è stata vinta: «Avremo una nuova produzione con lui, che prima debutterà in Francia. Lo spettacolo dopo Modena, andrà a Zagabria» e guardando il piccolo ma prezioso teatro di Ferizaj, ci dice che sarebbe stato bello allungare la tournée e portarlo anche qui. Intanto fotografa lo spazio scenico allestito per “Fluturimi“. Non si sa mai: se ci sara’ del teatro italiano qui, sappiamo chi ne sara’ l’artefice.
A proposito di Francia, i rapporti con il Festival di Avignone?
«Fino al direttore precedente andava tutto molto bene. Con il nuovo dobbiamo ancora vedere, dal programma si legge che ci sono tre sue regie». E per Valenti non suona esattamente come ottimo biglietto da visita. In effetti non ha mai nascosto la sua critica a chi occupa incarichi direttivi pubblici, per trovare risorse economiche dei propri lavori, e usare rendite di posizione per scambi di spettacoli. «Non fai crescere il pubblico e mortifichi il teatro. Un direttore non dovrebbe restare più di tre anni in carica».
Ert non lavora con gli scambi, gli operatori lo sanno e ormai non glielo propongono più.
«Alcuni nostri spettacoli in certe regioni (isole comprese, ndr) non girano proprio per quel motivo. A me non interessa altro che consegnare al pubblico quello che ha valore e non quello imposto dal mercato».
La critica di Valenti al malcostume degli scambi operata dagli Stabili (alcuni dei quali trafficano tra loro riempiendo cartelloni reciproci, compresi i festival) è ovviamente condivisibile e forse dovremo ricordare che dietro appelli alla trasparenza nella nomina di direttori, per promuovere equità e pari distribuzione di cariche, si celano in controluce, consulenti di Stabili-carrozzoni che di quel sistema ne sono gli artefici. La sua posizione è talmente chiara che se ne sono accorti anche nel Cda dell’Ert. «Quando un teatro di provincia deve sovvenzionare produzioni commerciali, ospitandoli e offrendogli il cento per cento del cachet, ha sbagliato il suo obiettivo!Devono venire ad incasso, mentre sono altri quelli che devi aiutare».
Oltre a Pippo Delbono, un artista che Ert produce da molti anni c’è César Brie, attore che Valenti conosce da molti anni, qiando era ancora con la Comuna baires. Teatro de los andes è nato proprio a Modena e ora fa tutto esaurito a Bologna.
Bologna e Modena isole felici del teatro, dove passa il meglio della produzione italiana. Ma quali altre isole così ci sono in Italia?
«Alessandro Gassman in Veneto ha lavorato benissimo, si è assunto dei rischi ma è stato bravo. Ha aiutato i “locali” e ha aiutato anche la ricerca promuovendo i Babilonia. Anche Emma Dante a Palermo è un ottimo segnale di cambiamento di rotta. Ora aspettiamo Roma».
E i Festival in Italia come stanno?
«Santarcangelo quest’anno è arrivato ad avere un budget di 100 mila euro per fare tutto, che vuoi dire di più?»
Si parla anche di Kosovo durante il viaggio. Valenti si è interessato al drammaturgo Jeton Neziraj e al lavoro della giovane regista Blerta Rrustemi (che rivedrà a fine maggio a Lyon per “The demolition of Eiffel Tower“) applaudendo gli attori e i musicisti di Fluturimi: Bajrush Mjaku, Adrian Morina, Anisa Ismaili, Adrian Aziri, Ernest Malazogu, Gabriele Marangoni, Susanna Tognella, con i quali si complimenta personalmente alla fine dello spettacolo. Superfluo dire che la compagnia Qendra diretta da Neziraj è particolarmente felice di questo incontro con l’Italia e con il presidente di una struttura importante come l’Ert.
Noi che di questo piccolo teatro siamo stati appassionati sostenitori, speriamo vivamente che al dialogo segua qualche collaborazione e coproduzione per la stagione 2016. Al ritorno in macchina da Ferizaj, in una strada dissestata e senza luce, Valenti ci chiede: «Possiamo dire che questo è un “teatro necessario?» Rispondiamo che la sua è una sintesi perfetta. Il compito di noi studiosi, critici, appassionati fautori di un certo teatro si perfeziona solo quando un direttore di teatro, un programmatore, si prende il rischio di venire a vedere di persona cose, luoghi, artisti di cui parliamo. E ne comprende il valore. Non capita mai. Per questo siamo particolarmente grati a Valenti per aver affrontato questo difficile viaggio per vedere un “altro teatro”.
Sinceri ringraziamenti alla compagnia Qendra multimedia, a Jeton e Blerta, Adrian, Gabriele e Susanna per l’amicizia e l’ospitalità, ad Alessandro Di Naro e Giancarla Carboni, fedelissimi collaboratori con i quali è stato possibile organizzare il quinto viaggio in Kosovo e con i quali stiamo realizzando un documentario video. Uno speciale grazie a Luca Lazzareschi: lui sa il perché.