Va in scena in prima nazionale giovedì 2 maggio (repliche fino al 19 maggio e il 21 al Teatro Cuminetti di Trento) alle 20.30 al Teatro Studio del Comunale di Bolzano “Forse tornerai dall’estero”, opera prima di Andrea Montali, scrittore bolzanino nato nel 1983. La regia è di Leo Muscato che dirige un cast composto da Andrea Castelli, Giulio Baraldi, Gaia Insenga, Silvia Giulia Mendola, Fabrizio Martorelli e Alberto Onofrietti. Le scene e i costumi sono di Barbara Bessi, disegno luci di Alessandro Verazzi. Una nuova produzione del Teatro Stabile di Bolzano. Leo Muscato di recente ha vinto il “Premio Abbiati” 2013 con la messinscena di Bohème di Giacomo Puccini. Di recente ha diretto in teatro “La rivincita” un testo di Michele Santeramo risultato vincitore del Premio Riccione nel 2011.
Leo Muscato
È la storia di Maurizio, Laura, Emanuele, Angelo, Elisa. C’è un bar e una manciata di anime fragili che ci gira attorno; un fermento continuo e un avvicendarsi di giovani già vecchi, che sono sempre lì e sono sempre gli stessi. Simpatici e divertenti, chiacchierano, scherzano, litigano, fanno progetti, li disfano sotto l’occhio lucido e disincantato del pensionato Virginio, vero e proprio cliente fisso. Siamo a Bolzano, nella seconda decade del terzo millennio. Un locale in periferia, i prati del Talvera e Piazza Erbe sono lo scenario in cui è ambientata “Forse tornerai dall’estero”.
Andrea Castelli – Fabrizio Martorelli
Uno spettacolo nato dalla crescente passione dell’autore trentenne per il teatro e da quattro anni di intensa collaborazione con il direttore dello Stabile Marco Bernardi che hanno portato a un testo vitale e disperato, divertente e tragico allo stesso tempo: un sanguigno tributo alla giovinezza, a quel periodo della vita in cui presente e futuro dovrebbero essere a portata di mano. Un’ulteriore conferma del dna culturale del Teatro Stabile di Bolzano, da sempre predisposto alla valorizzazione della drammaturgia contemporanea e alla promozione dei giovani autori del territorio.
Leo Muscato, regista particolarmente sensibile alla messa in scena di testi inediti, ha incorniciato le storie di vita quotidiana dei protagonisti in una serie di istantanee vivide e concrete, movimentate da musica rock, che si susseguono con ritmo e taglio cinematografico nell’arco di quattro giorni tra continui sbalzi temporali. In questo breve lasso di tempo le loro vite, sospese nel vuoto pneumatico della calma più piatta, giungono a una svolta cruciale. Nelle sue note di regia il regista afferma che “nulla di ciò che mostriamo è reale, ma tutto speriamo che sia credibile”.
Silvia Giulia Mendola, Alberto Onofrietti, Fabrizio Martorelli
Leo Muscato ci spiega il senso di tale affermazione?
«È il gioco del teatro, quello che facciamo è evidentemente finto ma non facciamo giochi di prestigio. Dietro la finzione però ci deve essere l’autenticità. Il modo in cui raccontiamo l’autenticità è data dagli interpreti che recitano un testo verbalmente. Le cose più interessanti sono nascoste tra le parole. Il testo è fatto di azioni, è composto di parole, ma i sentimenti, i fatti d’animo, le emozioni sono nascoste tra le righe. Il nostro compito è quello di mettere lo spettatore nelle condizioni di immaginarle e percepirle forti. L’attore deve fare un lavoro di verità che è quello di distinguere la finzione dalla falsità o demistificando emozioni fasulle».
Il teatro è esente quindi dal rischio di ingannare il pubblico?
« Di falsità a teatro c’è n’è troppa, ma mai come quella di certi conduttori di programmi televisivi che sembra abbiano il compito di falsificare la realtà. A teatro mi piacciono gli spettacoli dove la regia è invisibile e vedi accadere delle cose. Dove quello che accade ti sembra giusto che sia così; quando il lavoro del regista sembra invisibile la relazione è tra l’attore e lo spettatore. Quando, invece, il regista si mette in primo piano rispetto al testo e agli attori, allo spettatore passa la sua personale visione.»
Leo Muscato che regista è?
«Io sono un regista privo di idee. Non ne voglio avere. E’ un’affermazione paradossale, con cui voglio dire che dobbiamo solo occuparci di testi scritti da altri, la cosa più importante è dare importanza a quello che è stato scritto. Con gli attori eccellenti che compongono il cast dello spettacolo abbiamo lavorato in maniera semplice. Sono stati bravi per la capacità di invenzione. Abbiamo iniziato con l’improvvisazione e vedendo lo spettacolo se ne vedrà il frutto. Con molti di loro ho già lavorato; con Andrea Castelli invece è la prima volta ed è stato un piacere incontrarlo: oltre a considerarlo un bravo artista, è una di quelle persone rare, una persona per bene Le persone più belle che ho incontrato nella mia vita le ho incontrate a teatro».
Cosa accade nel bar in cui è ambientato “Forse tornerai dall’estero”?
«C’è un’atmosfera di carveriana memoria in questo bar; una sospensione abitata da vite appese a un filo, quello dell’incertezza e del bisogno di immaginarsi un futuro migliore. I ragazzi che lo frequentano sono logorroici, egocentrici, entusiasti e disillusi. Provano in tutti i modi a dissimulare il sentimento ultimo che li attanaglia, ma non ci riescono. Perché il quadro che loro malgrado compongono ogni giorno sembra lo stesso soggetto di certi dipinti di Edward Hopper. L’immota solitudine di certe realtà di provincia. Il desiderio di scappare, senza avere mai la forza di farlo veramente.»
Giulio Baraldi -Alberto Onofrietti
BOLZANO: Teatro Comunale (Teatro Studio)
Da giovedì 2 a domenica 19 maggio h. 20.30 (domenica h. 16.00)
(con esclusione dei giorni 6, 7, 8, 13, 14, 15 maggio)
Teatro Stabile di Bolzano, 0471 301566, www.teatro-bolzano.it
TRENTO: Teatro Cuminetti, martedì 21 maggio ore 20.30