Davide Reviati. Si è imposto con Morto di sonno e, a distanza di sette anni, con Sputa tre volte, editi da Coconino Press, come interprete a fumetti del mondo dell’infanzia e dell’adolescenza: quello da cui viene, ravennate e proletario, ma che è anche quello di buona parte del pianeta. I suoi sono romanzi di formazione nei quali si cresce confrontandosi con le difficoltà dell’esistenza, con il bisogno, con le fatiche degli adulti, con l’ingiustizia della società e infine con i diversi, che in Sputa tre volte sono i rom. Il segno agile e mosso di Reviati, tra bianco e nero e colore, sa cogliere l’intimo e il chiaro, i dilemmi e gli istinti dei singoli protagonisti, tra tenerezza e violenza.
Gianfranco Rosi. Tra l’Italia e gli Stati Uniti, le sue due patrie, Gianfranco Rosi ha diretto con mano ferma e sguardo sincero alcuni capisaldi del nuovo cinema documentario, Below sea level, El sicario – Room 64, Sacro GRA e infine Fuocoammare, gallerie di ritratti incisi ora con sguardo impassibile e ora partecipe della durezza della nostra epoca e delle sue tragedie – la più grave di tutte, in Italia, quella dei migranti e dei profughi che raggiungono le nostre coste, o tragicamente non le raggiungono – ma anche delle sue stranezze e delle sue marginali libertà.
Sacchi di sabbia. Fondato nel 1995 a Pisa da un piccolo gruppo di amici raccolti intorno a Giovanni Guerrieri e a Giulia Gallo, è un gruppo teatrale che ha saputo unire al minimalismo organizzativo quello di realizzazioni, semplici ma di una irresistibile vitalità, spiritose e spesso esilaranti, prime fra tutte un Sandokan e un Don Giovanni. La loro cifra è la leggerezza, una virtù che è rara in teatro come altrove in questi tempi pesanti, e che per questo è più gradita e apprezzata. Un teatro artigianale che sa costruire con il suo pubblico un legame immediatamente e cordialmente affettivo.
Serena Vitale. Grande traduttrice, studiosa, insegnante e divulgatrice della letteratura russa e infine grande scrittrice, Serena Vitale è una donna degna del suo nome, di straordinaria vitalità e generosità. Con Il bottone di Puskin e il recente Il defunto odiava i pettegolezzi che investiga sulla morte di Majakovskij nei modi di una tradizione liberamente rivissuta e dove si avverte il magistero di Sklovskij, Serena Vitale ha dato alla nostra letteratura due capolavori, di una diversità saldamente affermata. La sua è una letteratura nata dall’accanimento di una ricercatrice competente e ostinata e da una passione conoscitiva assai rara e che ci si augura contagiosa.