VOLTERRA – Ha per titolo “In-colume” la prima tappa del progetto “IN” di Balletto Civile. Il nuovo percorso creativo, intrapreso da Michela Lucenti e dai suoi danz-attori, intercetta nella contemporaneità situazioni di mancanza, deficienza alla latina, stato di privazione e penetra in esse fino a rappresentarne, come nelle figure allegoriche del fiammingo Bosch, un’originaria stupidità. Quest’ultima va a sua volta intesa come condizione di fragilità di fronte alla violenza, condizione di stupore che blocca reazioni, e dunque azioni, uguali e contrarie alla violenza: stupore intelligente che come l’Idiota di Dostoevskij tutto vede e comprende.
In questa prima tappa, accolta da gran favore ai festival di Sansepolcro, Volterra (a Rovereto Oriente e Occidente primi di settembre), gli sfondi dietro le relazioni danzate sono quelli della guerra, delle guerre: chi si salva, chi resta incolume, non sempre lo sa.
La prima immagine forte di “In-colume” restituita dalla mia memoria è la donna dei territori occupati vestita di rosso (Ambra Chiarello) con taniche d’acqua, che sussurra morte al giovane in pelle di ghepardo, figlio guerriero; questi (Alessandro Pallecchi), a sua volta, gioca e lotta con un fratello dalla jellaba di diverso colore (Isacco Venturini) unico a uscire indenne. Sono proprio i passaggi compiuti da uno stesso interprete il filo drammaturgico dei recenti lavori di Balletto Civile – i testi di Alessandro Berti suonano invece come colonna verbale a parte, lunga pensosa didascalia, in pendant con le musiche di Julia Kent.
Sono, quei passaggi, storie che si intrecciano, ritornano per contagio, ciclo della vita e/o della morte. Li inaugura Michela Lucenti che fa del suo tronco il centro di un movimento a terra, vibrazioni di gambe e braccia come di una lucertola, o un insetto che tenta di volare (arrivare a un microfono per comunicare, allusione alla Politovskaja?), prima agganciandosi – versione Volterra – ad alcuni bambini in una danza senza paura, poi ad un cappio.
Come icone di violenze non solo subite, attraversano la scena un satanico e seminudo uomo-donna (Gianluca Pezzino…) che invita a seguirlo; un milite ignoto (Maurizio Camilli) che sa il dialetto della Grande guerra aggrappato all’arma; una ragazza col velo da sposa (Emanuela Serra) crisalide che non diventerà farfalla. E, come falso musical (Giulia Spattini) il destino gira la ruota dell’infinito cappotto di una figura altera (Francesco Gabrielli) venuta dai mondi solitari del principe Myshkin. Un’opera intensa, tecnicamente perfetta, e per la prima volta piena di sorrisi.
Visto al Volterra Festival (Carcere di Volterra) il 23 luglio 2014