Un salottino dai colori soffusi, pastello, caldi. Arredato con gusto, un divanetto blu elettrico, un tavolino, un mobiletto di legno, musica sottofondo, due bicchieri e una bottiglia per una bevanda color verde. Stile minimalista, confortevole, accogliente. Potrebbe essere quello di una qualunque casa di una coppia giovane, anticonformista, di poche pretese. Con una sola differenza: è visibile a tutti. È la stanza al centro di Piazza Santa Maria in Castello a Prato, e tu ti ritrovi in vetrina, come manichino vivente, un essere in carne ed ossa esposto in un negozio. Ci finisci dentro, insieme ad un altro/a , sconosciuto/a. Ti muovi (a tua insaputa), dopo aver indossato una maschera di gomma dalle sembianze animali. Nel camerino, antistante il salotto per voyeur (a loro insaputa), c’è un assortimento di maschere: il maiale, il cane, la pecora, il coniglio, il leopardo. Basta scegliere l’animale che c’è dentro di te e il gioco è fatto. Ed è un bel gioco: si chiama iShow (con la i piccola, mentre lo Show è “grande” e intelligente), lo ha ideato Katia Giuliani, un’artista performer che vive a lavora a Firenze, (insegna anche all’Istituto Europeo di Disegner), capace di progettare “sculture abitabili che suggeriscono stili di vita alternativi”, in cui agisce l’interazione diretta, tra il pubblico estemporaneo, coinvolto in prima persona (anzi in doppia), visto che si entra due alla volta. E non sai chi ti ritrovi come partner.
Da dietro una tenda rossa carminio, entra una donna, sembra la versione in carne ed ossa di Miss Piggy, la svampita porcellina dei Muppets Show. Sempre di Show si tratta! Anzi un“site specific installation”, in prima nazionale al Festival Contemporanea del Teatro Metastasio, Stabile della Toscana, (dal 23 settembre all’8 ottobre), rassegna di teatro contemporaneo, tra i più interessanti e propositivi della scena nazionale. Una visione etica e politica che il direttore artistico, Edoardo Donatini, ha ben chiara, e lo si è visto nella programmazione ideata, segno di una attenzione mirata alle trasformazioni sociali di un paese in cerca di una nuova umanizzazione identitaria.
“Non sempre le cose sono come sembrano” – spiegava Fedro il favolista latino – è l’incipit scelto da Katia Giuliani per convincerci ad entrare nella “Camera con vista”. Ma su dove? Sulla società frettolosa, sui passanti increduli di quello che vedono, casalinghe incuriosite, ragazzi spavaldi quanto basta per fuggire, quando viene chiesto loro di partecipare. Meglio essere vouyer, al giorno d’oggi è più facile. Vedi alla voce: “Il Grande fratello” di televisiva disinformazione. E tu sei lì dentro, non sai cosa ti fanno fare, o meglio, fai quello che leggi, scritto su cartoncini numerati. Piccole e banali azioni quotidiane, amplificate dal tuo corpo, che si muove svincolato da qualsiasi inibizione, mentre i sensi sono in libera uscita. Non c’ è la razionalità che ti frena, ma una sorta di libertà espressiva, una spontaneità stimolata dal lasciarsi andare ad un gioco di raffinata costruzione drammaturgica (collaborazione di Caterina Poggesi), mentre sorseggi una cedrata, e ascolti la musica di Andreas Schwarzkopf, alias Le Schwarz. Tutto molto easy. Ti fai infilare cuoricini di carta un po’ dappertutto, e posi per una foto con l’autoscatto. E ti chiedi ancora: ma sono io che spio fuori dal vetro, o sono gli altri fuori che mi stanno spiando? Normalmente uno guarda dal buco della serratura cosa accade dentro una stanza. Qui il concetto di dentro/fuori è interscambiabile. Una bella fusione di linguaggi. Ti fa pensare che tutto sommato la vita è una vetrina dove esibirsi in pubblico. Da Prato Katia Giuliani è poi partita per Morra de Sanctis,al Castello Biondi Morra, in provincia di Avellino, dove si svolge l’Home Festival Irpinia d’Oriente. Il 1 e 2 ottobre mette a letto sette persone per una notte intera, con “Ninna Ninna Ninna.. Ops!”, una collective housing. Ad ognuno dei dormienti, un kit con spazzolino e dentifricio, tisane per conciliare il sonno, e la colazione il giorno dopo per un buon risveglio.
E un enorme letto per farci stare dentro tutti. “La condivisione del materasso rappresenta una sfida con se stessi, con la propria capacità di adattamento, soprattutto se il nostro vicino di letto è un perfetto sconosciuto e ancor di più, se non è da solo. Ci mette di fronte ad un’azione di coraggio, è un invito a mettere a nudo la nostra capacità di adeguamento ad una situazione insolita”. Provare per credere.
iSHOW di Katia Giuliani
site specific installation/perfomance (prima nazionale)
collaborazione drammaturgica di Caterina Poggesi
ambiente sonoro a cura di Le Schwarz
arredi by Poltronova
festival Contemporanea di Prato
visto il 29 settembre 2011