RUMOR(S)CENA – VENEZIA – Todd Philips, anche autore della sceneggiatura, ha diretto il sequel di Joker, già vincitore della Mostra del Cinema di Venezia nel 2019, e dell’Oscar nel 2022, assegnato come migliore attore protagonista a Joaquin Phoenix. Il regista aveva trovato un collaboratore fenomenale in Phoenix, coniando un dramma avvincente e di impatto che è difficile da scrollare dalla mente: per anni la sua programmazione ha ottenuto l’incasso più alto di tutti i tempi. Fu una scommessa chiesta al pubblico di accettare l’estrema cupezza e uno studio del personaggio così desolante nel suo essere disadattato, bullizzato, malato tanto da arrivare diritta al cuore.
A merito di Joker, Folie à Deux, il sequel presentato in anteprima alla 81esima Mostra del Cinema di Venezia 2024 i cambiamenti ci sono, ma non hanno portato al livello dell’originale.
L’atmosfera spiacevole è tornata a piena forza. Eravamo rimasti ad un’interpretazione di Joaquin Phoenix fresco di carneficina, idolatrato dalle folle, non più nelle vesti del timido e impacciato Arthur Fleck, bensì gonfio di orgoglio e con il ghigno della mascella, completamente aperta, per aver dato spazio al Joker che sonnecchiava in lui. Un trionfo. Ora lo ritroviamo internato al manicomio criminale Arkham Asylum, ingobbito, emaciato, con le ossa sporgenti ed un viso assente, in attesa di processo, dopo l’efferata serie di crimini contro persone che in qualche modo sentiva colpevoli di avergli fatto del male, attuati nelle vesti del Joker: tra cui l’omicidio in diretta televisiva del conduttore di talk show Murray Franklin interpretato da Robert De Niro.
Vive la sua vita rinchiuso nell’Arkham Asylum, quasi indifferente davanti all’inelluttabilità del destino che lo attende, – anche se la minaccia del suo potenziale sinistro incombe ancora – mentre il procuratore distrettuale di Gotham City, Harvey Dent , ruolo ricoperto da Harry Lawtey, istruisce un procedimento giudiziario nei suoi confronti. L’avvocato di Arthur, Maryanne Stewart, l’attrice Catherine Keener, costruisce una difesa attorno all’idea che il Joker sia un’identità dissociativa e conta di farlo assolvere dalle accuse con una dichiarazione di infermità mentale. Il tutto, ovviamente, ripreso in diretta televisiva.
Alle prese con la sua doppia identità, la triste e terrificante storia di Arthur Fleck rimane avvincente, ma completamente ribaltata in quanto non solo si imbatte nel suo primo forse unico vero amore, la bizzarra e cattiva figlia di papà Harley Quinn: «Per una volta nella mia vita qualcuno ha bisogno di me» – anche lei internata ed interpretata dalla sua partner in crime, Lady Gaga, ma anche e soprattutto, con un numero eccessivo di siparietti musicali tanto da apparire inseriti per giustificare la presenza della pop-star, e non fanno altro che togliere interesse alla visione. Non si può soddisfare un pubblico con degli intermezzi, se poi si tende a sottolineare che non siano realmente accaduti, smorzando il ritmo della trama, dove l’impressione è quella da apparire come utili soltanto a riempire vuoti di sceneggiatura ed eclissare le migliori qualità del film, e cioè lo svolgimento del processo, sostenuto altresì da un vivace coup de theatre.
La mossa più audace di Joker, Folie à Deux è il modo in cui affronta e sfida gli elementi chiave del primo film, in particolare il modo in cui Joker è diventato una figura di spicco per i malcontenti disillusi, che si dilettavano delle sue attività anarchiche e omicide. Qui, nonostante ripeta più volte la frase: “Dai al pubblico ciò che vuole”, il film fa esattamente l’opposto. Una grinta, una trama che avrebbe avvinto, ma durata davvero troppo poco, lasciando spazio ad un ritmo languido e troppo indulgente che non ha pari con il suo predecessore; l’impatto del suo finale, intelligente e scioccante, delude a causa del viaggio intrapreso per arrivarci.
Non è un musical, non è un crime, non è un drama ( tradotto in dramma) se non per l’interpretazione sempre magistrale di Phoenix, ormai ridotto ad una larva umana, il suo corpo è più fragile che mai, con le scapole praticamente pronte ad esplodere dalla sua pelle nuda. Rispetto agli altri detenuti del manicomio è arrendevole anche se un impercettibile ghigno si intravede da sotto il labbro. Inizia e termina così il film presentato nella sezione Concorso dove soltanto il procedimento in tribunale fa ritrovare quel Todd Phillips che più non fu.
Una lettura più approfondita potrebbe essere quella di una risposta critica alle reazioni maggiormente intense, sondate nel primo Joker, rappresentato non solo attraverso la folla di sostenitori di Arthur, autori delle proteste per conto dell’assassino mentre il tribunale è in seduta processuale, dove lo esortano ad abbracciare la sua oscura personalità da clown cattivo.
Ma anche attraverso la presenza di Harley Quinn, un personaggio interpretato da un’amata superstar della cultura pop, la cui presenza nella storia è quella di persuadere e alimentare le inclinazioni più malvagie del suo amante malato. Il titolo di questo film deriva dal suo aspetto più avvincente. “Folie à Deux” è una sindrome psichiatrica che letteralmente si traduce dal francese come “la follia di due”, ed è altrimenti nota come psicosi condivisa, uno stato in cui due individui accettano un’illusione reciproca.
La collaborazione tra Todd Phillips e il direttore della fotografia Lawrence Sher, produce ancora una volta un’estetica intensa in grado di ricordare immediatamente l’umore di questo mondo, fin dalla prima inquadratura, con un uso intenso del colore ed evocando alcune immagini davvero suggestive. Ancora una volta è palpabile un lavoro di montaggio astuto, attuato da Jeff Groth, con dettagli notevoli, abile nel far mettere in dubbio l’autenticità di ciò che appare sullo schermo.
Ma infine, è stato solo un sogno del povero Arthur?
La Warner Bros è riuscita abilmente a trovare un modo per lasciare la porta un po’ aperta per il sequel del sequel, qualora ve ne fosse bisogno. Alla presentazione ufficiale, nella Sala Grande del Palazzo del Cinema di Venezia, durante gli 11 minuti di applausi seguiti all’anteprima mondiale della proiezione, il nostro Phoenix abbandona Gaga (per ritornare nella sua tana?), mentre lei continua a sorridere benignamente a i suoi fans, quasi incurante della sparizione. The show must go on è una dura realtà! Parrebbe davvero un giocherellone Joaquin Phoenix, visto da fuori, ma come i suoi personaggi sul grande schermo, in realtà è una persona schiva, riluttante a i clamori, un non divo e quindi un grandissimo interprete.
Visto alla 81 esima Mostra del Cinema di Venezia 2024
In uscita nelle sale italiane dal 2 ottobre 2024