Rossella O’Hara e’ innamorata perdutamente di un uomo che si chiama Hashley , lui però sposa un’altra ragazza di nome Melania. Nonostante questo lei non lo dimenticherà mai, convincendosi di amarlo per tutta la vita. Rossella è una donna inquieta , volubile, capricciosa, perennemente insoddisfatta, e capace di sposarsi per tre volte: l’ultimo marito si chiama Rhett Butler. Muore Melania e ora che il tanto sospirato amore per Ashley è a portata di mano, lei si accorge di non provare nulla per lui. Non era vero sentimento ma un’infatuazione. Rossella capisce di aver sbagliato e cerca di riconquistare Rhett, ma è troppo tardi. “Che ne sarà di me?” – domanda Rossella in lacrime – “Francamente me ne infischio” – gli risponde lui. “Domani è un altro giorno” ribatte lei, orgogliosa com’è, non si lascia abbattere dalla delusione di essere stata lasciata dal marito. Tutto questo accadeva in Via con il vento, diretto da Victor Fleming nel 1939, entrato nella storia del cinema, per il primato di essere stato il film che ha avuto più spettatori al mondo.
Ad Antonio Latella quel “Francamente me ne infischio” è servito a costruire un progetto (in origine pensato per il secondo anno della sua direzione artistica al Nuovo Teatro di Napoli) intorno al quale ha ideato cinque azioni, tra cui le prime due già realizzate e presentate in prima assoluta al Vie Scena Contemporanea Festival di Modena: “Atlanta” e “Twins”, andate in scena al Teatro Dadà di Castelfranco Emilia con la nuova compagnia Stabile/Mobile, fondata dal regista, per non perdere un patrimonio prezioso di esperienze già conseguite, e perseguire negli intenti in fase di creazione. Se “Twins” è una sorta di prologo introduttivo, “Atlanta” entra dentro l’epopea americana descritta nel film divenuto un cult mondiale. Rossella appare travestita da gorilla, e intorno a lei ci sono le casette di legno trasparente. Sono le abitazioni distrutte dall’incendio che rase al suolo la città americana durante la guerra di successione del 1861, e rievocato in Via col vento. Fremiti secessionisti, capaci di dare vita ad una guerra civile, dalle cause ben più complesse del motivo scatenante, legato alla schiavitù in vigore negli stati del Sud. Alla base del conflitto c’erano ben più evidenti ragioni di natura economica e di rivendicazione autonomista, su come gestire le proprie prerogative giurisdizionali.
Ma questa è storia raccontata su libri di testo. Latella affida a Rosella e alle sue inquietudini esistenziali -amorose-romantiche, in preda a furori di ogni specie, il compito di raccontarci un’altra America, quella più vicina a noi. La ragazza beve del caffè da una scarpa con il tacco, gira per la scena in mutande e reggiseno, canta e si sgola, in buona compagnia della zia Pittipah e Prissy’s , la sua cameriera. Tutte e tre si contendono uno spaesato spettatore prelevato dalla platea e costretto a ballare sulla scena. Il tutto avviene tra inserti sonori tratti dal film, musiche di scena di Franco Visioli, dove i decibel sovrastavano la voce delle tre attrici (Caterina Carpio, Candida Nieri, Valentina Vacca) costrette a faticare per farsi sentire.
Il ritmo dello spettacolo è basato essenzialmente su un’euforia sempre sopra le righe. Rossella è un’America portata all’eccesso, dove tutto corre e scorre troppo frettolosamente. Una nazione votata a primeggiare nel bene e nel male. Tre donne che corrono, svengono, ricorrono e risvengono. Non accettano sconfitte e non si rassegnano. Così come è accaduto con l’attacco delle torri gemelle del 2011, dove un’intera nazione non si è fatta abbattere dallo sconforto e dalla rassegnazione. Anche per l’America vale la frase “domani è un altro giorno”. L’America è Rossella e il suo contrario.
La sensazione dopo aver visto il lavoro di Latella e dell’interpretazione delle tre protagoniste, che non si risparmiano in energia, è di aver cercato una chiave di lettura meta molto ambiziosa, vista la mole di riferimenti, citazioni, omaggi al celebre film, all’intera cultura e società americana, condensando tutto in una vorticosa messa in scena (per quanto riguarda Atlanta) dove però si fa un po’ fatica a farsi coinvolgere – ma sarà interessante seguire tutti e cinque episodi del progetto – e“sconvolgere” dal mito americano che Rossella cerca di raccontarci con così tanta esuberanza. Tutta americana, su questo non ci sono dubbi.
Francamente me ne infischio
Twins e Atlanta
drammaturgia di Linda Dalisi, Federico Bellini, Antonio Latella
con Caterina Carpio, Candida Nieri, Valentina Vacca
scene e costumi Marco Di Napoli e Graziella Pepe
musiche di Franco Visioli
luci di Simone De Angelis
movimenti Francesco Manetti
regia di Antonio Latella
produzione Stabile/Mobile Compagnia Antonio Latella
in collaborazione con ERT/Vie Scena Contemporanea festival
visto al Teatro Dadà di Castelfranco Emilia il 21 ottobre 2011