Recensioni — 01/11/2016 at 23:59

L’estate dei festival: un teatro che chiede conferme e suscita dubbi

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FESTIVAL INEQUILIBRIO – Armunia (Castiglioncello)

Risalendo la penisol si arriva a Castiglioncello, località balneare celebre per aver ospitato il meglio del jet – set mondano, dove soggiornavano dive e divi del cinema. Altri tempi. Ora nel corso di un ventennio è stato il teatro a portare artisti di fama nazionale e internazionale, invitati dal Festival Inequilibrio, un progetto artistico dell’Associazione Armunia. Edizione 2016 firmata da Angela Fumarola e Fabio Masi. Mai come quest’anno questo festival ha fatto parlare di sé. L’annunciato trasloco da Castello Pasquini a Rosignano per lavori di restauro del maniero, sede storica del Festival, ha suscitato apprensione e tensione tra direzione artistica e amministrazione comunale. Prima di entrare nel merito degli spettacoli, e quindi di un’analisi artistica vera e propria, riportiamo qui di seguito una dichiarazione resa dai due direttori artistici di Inequilibrio, Angela Fumarola e Fabio Masi, presentata al Convegno di Rete Critica e Laboratorio Olimpico del 2 ottobre scorso: “L’attualità dei Festival” che si è tenuto al Teatro Olimpico di Vicenza, dove tra le varie relazioni  è stato chiesto di parlare di “Festival e territori”.

«Il lavoro svolto da Armunia per il teatro e la danza nel divulgare l’innovazione dei processi autoriali dal 1996 ad oggi, vedrà il 2017 come anno di passaggio verso una nuova prospettiva. L’esperienza del festival Inequilibrio, compirà vent’anni nella sua abituale sede, il castello Pasquini di Castiglioncello, dove la direzione artistica intende concentrare tutte le rappresentazioni trovando soluzioni adeguate alle necessità. Dismessa la tensostruttura, saranno utilizzati gli spazi esterni, le sale del castello, l’anfiteatro e probabilmente sarà installata una tensostruttura provvisoria che ospiterà alcuni spettacoli. Per il 2017 le residenze continueranno fra il castello e un edificio esterno , reso idoneo ai montaggi scenici e soprattutto alle prove di danza, che non possono essere svolte al Pasquini. Laboratori, prove aperte e una stagione teatrale in scala, si faranno nelle sale del castello fino ad ottobre 2017, mese in cui avverrà il passaggio alla nuova sede di Rosignano Marittimo. Nelle intenzioni della direzione di Armunia la volontà è quella di non snaturare il progetto in questa fase di passaggio, ma trovare un’occasione di rinnovamento per rafforzarne le fondamenta. L’edizione Inequilibrio 2017 sarà ancora ospitata a Castiglioncello per la maggior parte della programmazione e dall’autunno del prossimo anno avverrà il trasferimento nella sede della fattoria arcivescovile a Rosignano Marittimo. Dal quel momento dovremo reinventare e pensare ex novo»

Nel programma del festival Costa degli Etruschi – Inequilibrio 2016, la presenza di Oscar De Summa non poteva passare inosservata: l’attore era presente con la sua “Trilogia della provincia composta dai monologhi “Diario di provincia, Stasera sono in vena, La sorella di GesuCristo”. Un viaggio in parte autobiografico ma, soprattutto, uno sguardo acuto sulla vita sociale della provincia meridionale, quel Sud italico – a cui tutti siamo affezionati quando ci rechiamo in vacanza, di cui conosciamo l’aspetto più godibile, spensierato, mare e sole, cibo e divertimento; cambia la prospettiva, se il Meridione visto con gli occhi, di chi lo conosce bene, essendoci nato, diventa uno studio sociologico, non certamente folkloristico quanto analitico, se pur mediato da un’elaborazione drammaturgico – artistica, così com’è l’eccellente lavoro di Oscar De Suma. Attore formatosi alla scuola di teatro della Limonaia con Barbara Nativi, Renata Palminiello e Silvano Panichi, e nei corsi di Alta formazione per attori di Polverigi e Milano, dove ha seguito gli apprendimenti artistici con Marco Martinelli, Laura Curino, Gabriele Vacis, Thierry Salmon.

Oscar de Summa foto Lucia Baldini
Oscar de Summa foto Lucia Baldini

Sue le regie e drammaturgie di “Amleto a pranzo e cena”, “chiusigiocchi”, e “ un Otello altro”. Una carriera segnata da una ricerca costante e proficua, capace di scandagliare i moti d’animo che generano sentimenti, emozioni, passioni, illusioni e disillusioni a cui tutti siamo, (in qualche modo) legati. Forse rapiti. Esperienze di vita personale diventano fonte di ispirazione per De Summa, feconde e inseminatrici di storie teatrali. Incursioni vivaci tra i meandri di una provincia tipicamente italiana, dove scoprire con abile occhio indagatore le vite che compaiono all’improvviso. Esistono da tempo, sono in mezzo a noi ma non le incontriamo, o forse, non le vogliamo avvicinare. Ci suscitano timore, senso di diffidenza, stupore, incredulità. Come la vita di Maria che vive in piccolo borgo della provincia di Brindisi. Impugna una pistola Smith & Wesson 9 millimetri. Un’arma da fuoco sta a significare solo una cosa: sparare per vendicare una violenza subita. Brutta vicenda, come tante ne accadono ogni giorno. Al contrario però: di solito la cronaca nera descrive un uomo che uccide una donna.

foto di Lucia Baldini
foto di Lucia Baldini

Qui la vicenda si carica di un significato simbolico, vista la cronologia temporale: Maria decide di farsi giustizia da sola il giorno dopo che il suo fidanzato ha abusato di lei. È accaduto di venerdì santo. Attraversa il suo paese come se volesse farsi carico di diffondere a tutti la sofferenza subita, coinvolgendo gli abitanti del paese, amplificando a viva voce quanto accaduto al suo corpo violato, alla sua anima ferita. Non si nasconde e non si vergogna. Chiede giustizia per sé quanto una vera e propria posizione da parte degli altri, dovendosi schierare e dire ciò che pensano del fatto accaduto. Squarcia un’omertà ancestrale che vige da sempre per forme di negazione sociali e culturali. Mette al muro l’ipocrisia e l’indifferenza di chi non vorrebbe esporsi. La voce poliedrica di Oscar De Summa (amplificata dai microfoni per aver scelto di recitare nell’anfiteatro del parco di Castello Pasquini, in una calda sera di luglio), si fa portavoce, megafono della tragedia in corso. Si presentifica attraverso i suoni gutturali, profondi, sussurrati, sibilati, roboanti emessi dall’attore, parafrasando un celebre titolo: “Le voci di dentro”, si ha la sensazione di ascoltare tutti i personaggi che fungono da Coro e si assumono la responsabilità di intessere la trama, vista da fuori, intorno a Maria, dentro ognuna delle loro coscienze.

Voci narranti riunite in un solo protagonista che si sdoppia, si moltiplica, si espande fino a creare delle percezioni multisensoriali. Maria è sullo sfondo mentre quello che emerge prepotentemente è la versione che gli altri ci rimandano. Le voci di chi racconta e propaga in una ripetizione simultanea. La tragedia intima e dolorosa si manifesta nei vissuti orali di chi la ripete a modo suo. Le figure di riferimento della vita stessa di Maria, chi la conosciuta e frequentata. La narrazione diventa storia e si evolve raccogliendo per strada (quella percorsa da Maria diventa secondaria – rispetto alla narrazione drammaturgica), in cui si vanno a sommare testimonianze, azioni, agiti, decisioni intraprese. Voci del popolo che diventano sovrastrutture mentali, di portata sociale tali da superare la realtà oggettiva dei fatti accaduti. Oscar De Summa riesce con grande maestria a farci vedere uno spaccato tipicamente provinciale dell’Italia minore (o forse divenuta generalizzata); ben supportato dai disegni di Massimo Pastore proiettati sullo schermo, con tutta la forza dirompente dell’immagine simbolica in bianco e nero. Lascia aperta ogni soluzione, non c’è finale che porti a trarre una sentenza o un giudizio; impossibile che avvenga per il semplice motivo che tutti sono partecipi e schierati a sua difesa o viceversa ma la Sorella di GesuCristo è una di quelle storie dove la verità oggettiva si cela dietro il “rovescio della medaglia” e disorienta, destabilizza, senza arrivare mai ad un giudizio/finale.

Aleggia fino a quando esci dall’arena teatrale. Oscar De Summa si conferma interprete di un teatro solido e capace di scuotere profondamente le coscienze di tutti, senza mai rinunciare ad offrire al pubblico l’occasione di intrattenerlo con piacere del divertimento. La Trilogia della provincia è finalista al Premio Rete Critica che vedrà esibirsi i quattro candidati arrivati alla fase finale il 13 e 14 dicembre 2016, al Teatro Verdi di Padova, dove l’attore porterà in scena “Stasera sono in vena“.

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