CASTIGLIONCELLO (Livorno) – La prima giornata a InEquilibrio presenta un ventaglio di proposte alquanto diversificate, dalla prosa alla danza contemporanea passando per un esperimento musicale in stile John Cage. Il primo spettacolo è Il migliore dei mondi possibili – a cui apporremmo il sottotitolo, libere variazioni sul Candido di Voltaire. Utilizzando la forma del teatro nel teatro, ci troviamo di fronte a quattro donne, denominate con le lettere dell’alfabeto e sedute intorno a un tavolo (come i protagonisti de La caduta di Friedrich Dürrenmatt), che devono mettere in scena il famoso racconto filosofico per una misteriosa Madame. Sul tavolo, la miniatura di un giardino settecentesco, dove le protagoniste dovrebbero risiedere, come in un Eden artificiale, con un unico scopo nella vita: compiacere e servire la loro signora. Complici – nell’immaginario popolare – la recente uscita de Le regole del caos (film del 2014, dove la Winslet interpreta una paesaggista alla corte del Re Sole), e l’universo intessuto di cunicoli ritratto in un altro racconto di Dürrenmatt, La guerra invernale del Tibet, è facile credere all’illusione ricreata da quel tappeto verde, da qualche fiore di stoffa, una gabbietta per uccelli e un paio di parrucche, e lasciarsi prendere all’amo dal “migliore giardino possibile”, illudendosi che quella possa essere la libertà.
La realtà, al risveglio, sarà ben altra. Quando Madame sarà decapitata e il Terrore invaderà le strade perché Les dieux ont soif, le quattro donne avranno per la prima volta la possibilità di scegliere, veramente, tra assunzione della responsabilità della propria vita e asservimento a una nuova signoria e la maggior parte sceglierà la seconda perché, come sosteneva Erich Fromm, “L’uomo crede di volere la libertà. In realtà ne ha una grande paura. Perché? Perché la libertà lo obbliga a prendere delle decisioni, e le decisioni comportano rischi”. Lo spettacolo, ancora in forma di lettura scenica, ha risentito di questo fatto in quanto a ritmi e gestualità, ma possiede in nuce un rigore e una forza da applauso.
A seguire, Diffraction#1, progetto musicale del compositore Gabriele Marangoni su testo del kosovaro Jeton Neziraj. Esperimento felicissimo a livello musicale in grado di fondere mirabilmente la decomposizione di un testo in fonemi puri (sebbene, a tratti, la storia sia riassunta in maniera concisa) con strumenti tradizionali (quali la fisarmonica o la viola) ed elementi da kitchen music, per creare un’opera fortemente concettuale – da ascoltare a occhi chiusi, come un esperimento di Luciano Berio o di John Cage. Purtroppo, la dimensione teatrale non le è congeniale. In effetti, l’osservazione diretta dei musicisti non aggiunge bensì toglie perché, a volte, la sovrapposizione dei sensi tende ad annullare piuttosto che a moltiplicare il piacere. Un’alternativa all’ascolto radiofonico – che consiglieremmo – potrebbe essere nascondere i musicisti nel golfo mistico e dare spazio, sul palco, a immagini astratte che si sposino con la sequenza emotiva provocata dai suoni. Altro fattore che lascia qualche dubbio è il testo in sé, in quanto parte come una favola di Esopo ma spesso si impenna in invettive qualunquiste per finire con la descrizione degli operai sfruttati dal padrone che non sanno fare di meglio che prendersela con il povero protagonista, un ranocchio, tagliandogli la lingua.
A chiusura della giornata, Iperrealismi, brevi pezzi coreografici che, come denuncia il titolo, trovano un valido corrispettivo nell’arte figurativa. Quattro performer eseguono una serie di gesti – che, avulsi dal contesto, assurgono all’astrazione – i quali, alla fine, sono rivelati allo spettatore grazie alla proiezione di video amatoriali, che riprendono dal vivo le situazioni reali che li hanno motivati. Il gioco, però, perturba lo spettatore soprattutto durante l’esecuzione del primo pezzo dato che, scoperto il meccanismo, gran parte dell’interesse scema. La contrapposizione del movimento quotidiano de e ricontestualizzato con il gesto artistico è, come idea di base, perfettamente condivisibile e accattivante ma l’esecuzione spesso imprecisa, la mancanza (a volte) di coordinazione e di un corrispettivo adeguato quando i performer sono chiamati a danzare lasciano perplessi. Se il quadro deve aderire perfettamente all’oggetto ritratto, anche sul palco l’imitazione dovrebbe essere altrettanto impeccabile.
Visti a InEquilibrio 2015, mercoledì 1° luglio, Castello Pasquini, Castiglioncello (Livorno)