LECCE – Si parte che è ancora notte, si termina il viaggio in tre tappe ed è di nuovo notte. Una giornata di teatro ricca di inquietudine e conoscenza, stanchezza e pienezza. È il progetto “Versoterra – A chi viene dal mare” firmato da Mario Perrotta, ramingo protagonista di incursioni teatrali in territori geografici e metafisici, questa volta drammaturgo e regista di talento. Naturalmente è possibile vivere gli spettacoli percorrendo in successione i chilometri che segnano la distanza tra i luoghi, bellissimi per suggestioni sconosciute da molti, o dividendosi il piacere in più giornate. Se c’è forza e voglia valeva di più intraprendere il percorso più faticoso che non lascia troppo tempo al riposo ma riempie il cuore e la mente di visioni e di ascolti. Terre e mari dai nomi differenti. Distanti le terre unite dai mari, per faticosi percorsi e racconti di gente che va e che viene. Esploratori dubbiosi, coloni di altro sapere, padroni di vite non facili, di sogni e visioni bugiarde. Terra e mare che un ponte di desideri unisce in percorsi affannati. Stavolta è la terra di Puglia che accoglie e respinge la gente di Albània nel complicato tempo di migrazioni e impossessamenti.
Mario Perrotta ha unito storie diverse, qualcuna più disperata di altre, ha formato un piccolo esercito di attori, non tutti “di scuola” ma assolutamente degni di fare parte dell’universo accogliente del teatro. Hanno voci rotte da un’emozione forse vera, hanno sguardi cattivi e rapaci, hanno gesti sicuri conquistati nel tempo, hanno da raccontare storie vere che la mano di Perrotta ha trasformato in drammaturgie del nostro tempo infelice, in cui ci si specchia anche se non si vorrebbe. Il teatro deve pur raccontare questo presente che è storia a volte feroce.
Si inizia dunque di notte con “Partenze”, giungendo nel buio a Melendugno. La facciata dirupata dell’ Ex Cpt Regina Pacis di San Foca è filtro derelitto e fantastico su cui proiettare magnifiche immagini. Dal buio il rumore di un motore segna l’arrivo dei migranti. Inizia così il gran gioco bugiardo che confonde e conquista. Arrivano rapidi come sospinti dalla luce che s’intravede dietro i monti lontani. Albanesi coi loro stracci e le loro certezze a scontrarsi con altre certezze. I perché nei racconti di ognuno ci sono sussulti inquieti, domande a cui non si risponde, certezze da smantellare. Rapidi, parole e silenzi fanno il gioco della rappresentazione, gesti come danza guerriera. Furibondi uomini ne donne conquistano la loro terra nuova, conosciuta in racconti di altri. Mario Perrotta ed i suoi collaboratori sanno “fare il teatro” e lo spazio, piccola terra sugli scogli lambiti dal mare, è palcoscenico che dilata i confini oltre il tempo. Colori, profumi, parole, musica, attraversano rapidi i corpi degli spettatori infreddoliti e danno calore. Si finisce che è giorno. Con il caffè bollente distribuito come fosse rito quotidiano.
Più tardi ci si ritroverà lontano decine di chilometri, nella pineta magnifico del Parco Naturalistico di Porto Selvaggio ( nel Comune di Nardò) . Altra scoperta per tanti e un privilegio di conoscenza da rinnovare. “Approdi” racconta agli spettori giunti nella grande radura attraverso una laica “Via crucis” che è quasi un museo dell’orrore dell’oggi feroce, di arrivi delusi. È il tramonto e la musica forte che rompe il silenzio provocando danze e rincorse, accoglie lo stupito silenzio di corpi che l’acqua del mare spinge a riva mentre la luce del crepuscolo fa spazio alla notte veloce, a rendere faticosa la strada verso la terza tappa del “viaggio”.
È ormai notte e la “Cala Acquaviva” di Marittima di Diso è nuova e seducente scoperta per chi non l’ha mai veduta. Una lingua di terra ferita dal mare, un minuscolo golfo dalle acque di cristallo. Si fa teatro ed accoglie i pensieri e il racconto della vita di Lireta Katiaj, scrittrice albanese e autrice del diario “Lireta non cede” (Terre di Mezzo editore) in cui s’è imbattuto Perrotta. Conquistato l’ha fatto diventare spettacolo affidandolo alla bravura intensa di Paola Roscioli. Così “Lireta – a chi viene dal mare” chiude il cerchio del lungo percorso di “teatro altro” che il regista propone nella sua costruzione prepotente, nel gioco di trasparenze e filigrane, nel cesello di parole e sensazioni messe insieme a costruire un labirinto in cui conviene addentrarsi lasciandosi andare al rischio dello smarrimento. Racconto che s’intreccia con la musica, antica e nuova, di Laura Francavilla e Samuele Riva, a comporre ballate prepotenti e belle. La Lireta di Paola Roscioli ha il filo da dipanare per uscire fuori dalla cupezza dei tradimenti e delle bugie, delle violenze e dell’avvilito arrendersi. Ha sogni che diventano realtà vittoriose, ha la forza solitaria di una donna che combatte per altre donne. Ha la rabbia e il sorriso. E dolcemente chiude il racconto e il percorso della singolare giornata pugliese. È giusto in fine dare merito anche a Ippolito Chiariello che ha collaborato alla regia, a Claudio Prima che firma il progetto musicale, a Mariastella Martella per le coreografie, e ad Enti ed Istituzioni che hanno contribuito a rendere possibile questo bel lavoro di Mario Perrotta.
Ex Cpt Regina Pacis, San Foca di Melendugno (Le)
PARTENZE
Regista di percorso – Ippolito Chiarello
Progetto musicale e arrangiamenti – Claudio Prima ed Emanuele Coluccia
Coreografie – Maristella Martella
Porto Selvaggio, Nardò (Lecce)
APPRODI
Regista di percorso – Ippolito Chiarello
Progetto musicale e arrangiamenti – Claudio Prima ed Emanuele Coluccia
Coreografie – Maristella Martella
Acquaviva, Marittima di Diso (Lecce)
LIRETA – A CHI VIENE DAL MARE
di Mario Perrotta
con Paola Roscioli, Laura Francaviglia (chitarra) e Samuele Riva (violoncello)
Aiuto regista Alessandro Migliucci