Recensioni — 03/02/2022 at 16:42

Dante, moderno migrante, in viaggio nel suo inconscio.Il Purgatorio diretto da Federico Tiezzi

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RUMOR(S)CENA – PISTOIA – Se Dante Alighieri non fosse stato un uomo del Medioevo, oggi in ottica moderna sarebbe un moderno migrante che compie un viaggio metaforico nei regni dell’oltretomba per riconciliarsi con se stesso dopo un momento di smarrimento della “diritta via”. Per ritrovare quel se stesso Dante compie, prima di tutto, un viaggio dentro la “selva oscura” che alberga dentro di lui, come in qualsiasi essere umano, fino a riemergere gradualmente ed essere di nuovo pronto a “riveder le stelle”. Questo è il senso dell’opera teatrale “Il Purgatorio. La notte lava la mente”: la regia di Federico Tiezzi e la drammaturgia scritta a quattro mani con Sandro Lombardi su un testo di Mario Luzi. Lo spettacolo può essere interpretato come una seduta psicanalitica in cui il sommo poeta (sul palco Sandro Lombardi), guidato dalla figura terapeutica di Virgilio (il duca appunto, sulla scena Giovanni Franzoni), dopo avere attraversato l’Inferno ed avere sperimentato il male oscuro da vicino, approda sulla spiaggia su cui sorge la montagna del Purgatorio ed ammira il cielo notturno stellato, presagio di speranza e di luce.

ll Purgatorio – Antipurgatorio (foto Luca Manfrini)

Alla coppia classica di Dante e di Virgilio si aggiunge una nuova figura femminile, inventata da Luzi, che è quella del Poema. Il Poema (Francesca Ciocchetti) si pone come un alter ego, una voce della coscienza che suggerisce i versi della Commedia, si fa portavoce di ammonimenti e di invettive e si sovrappone, anticipandoli, ai pensieri del sommo poeta.

Il cammino di Dante Alighieri, che è essenzialmente cammino per la salvezza della propria anima, è anche quindi un percorso terapeutico in cui il poeta si immerge nel suo inconscio e vede, riconoscendole, le varie forme del male che abitano in lui, rappresentate prima dai personaggi dei gironi infernali e poi dalle anime purganti, che risalgono la montagna del Purgatorio in un processo di purificazione necessario a garantirsi la beatitudine eterna. Grazie alla guida delle figure spirituali, prima Virgilio e poi Beatrice e in aggiunta il Poema, Dante fa luce sul suo inconscio, popolato di ricordi, voci e sogni, si riconosce nelle anime purganti in una forma di rispecchiamento e sa che in quel regno dovrà tornare per restarvi a lungo, ma acquisisce al tempo stesso una nuova consapevolezza che gli permette di concludere il suo viaggio e raggiungere la vetta del Purgatorio dove si trova il Paradiso terrestre.

Il Purgatorio – Antipurgatorio (foto Luca Manfrini)

Nella prima parte dello spettacolo, forse la più riuscita a livello di immagini e di alternanza di ritmi, Dante e Virgilio si trovano sulla spiaggia dell’Antipurgatorio, un non luogo che potrebbe essere un campo di smistamento gestito da una crocerossina e da un angelo in divisa militare. Gradualmente arrivano anche le anime, avvolte in coperte termiche sgargianti, che portano un oggetto della trascorsa vita terrena. C’è chi ha in mano un trolley o un rossetto, chi ha i pattini e chi mostra le bende che fasciano le ferite. Dopo un primo spaesamento le anime riconoscono in Dante un uomo vivo e gli si rivolgono per presentarsi o per ricordare in una rammemorazione nostalgica i tempi passati della propria esistenza. Qui, Dante, anche lui fortemente spaesato, incontra Casella e Manfredi e Pia de’ Tolomei, la cui storia viene affidata a tre attrici diverse.

ll Purgatorio – Antipurgatorio (foto Luca Manfrini)

A differenza degli altri regni in cui il tempo si annulla e si distrugge in un punto onnipresente in quanto eterna dannazione o beatitudine, nel Purgatorio il tempo esiste da un punto di vista fisico e spirituale. Torna infatti la ciclicità della natura: questo regno è da subito caratterizzato, anche in scena, da “un dolce color d’oriental zaffiro”, che richiama l’alba e risveglia dal torpore della notte e del sogno. Inoltre il tempo è come un filo che si riavvolge su se stesso e ricongiunge i tre piani di passato come vita terrena, presente come pena e futuro come attesa dell’eternità. Allo stesso modo questo filo unisce le anime espianti con quelle dei due migranti, Dante e Virgilio, in una comune esperienza ascensionale dentro loro stessi.

Nella seconda parte dello spettacolo inizia appunto l’ascesa al monte del Purgatorio, suddiviso in gironi, in cui sono state collocate le anime espianti in base al loro peccato prevalente. In questo viaggio, faticoso ed in salita, sono presenti tutti gli elementi terreni, ben restituiti sulla scena in maniera figurativa o con giochi di luci ed ombre. L’aria, prima di tutto, è restituita dal fatto che Dante e Virgilio, insieme a Poema, dopo essere stati nell’Inferno sottoterra, si trovano all’aria aperta e salgono la montagna caratterizzata da una scenografia a più livelli. La terra è rappresentata dalla pietra che portano sulla schiena le anime superbe nel primo girone, il fuoco è quello della poesia dove Dante incontra Guido Guinizzelli e Arnaud Daniel, mentre l’acqua del fiume Lete come elemento purificatore è contenuta in un’urna e viene usata per lavare la mente di Dante nel Paradiso terrestre.

ll Purgatorio – Antipurgatorio (foto Luca Manfrini)

Nella terza ed ultima parte arriviamo appunto al Paradiso terrestre. Alla separazione commovente tra Dante e Virgilio, a cui non è concesso di proseguire oltre, segue l’apparizione di Beatrice, una santa vestita di bianco e col volto coperto, che apostrofa inizialmente Dante con tono freddo per avere smarrito la diritta via e poi gli si rivolge con affetto. A questo punto anche la seduta psicanalitica può compiersi: Dante, sdraiato sul lettino all’interno di un setting terapeutico, si è immerso alla fonte naturale del proprio inconscio, ritemprandosi all’origine, pronto ora per proseguire il suo cammino nella vita ed aprirsi a quel principio di amore, “che move il sole e l’altre stelle”.

Visto al Teatro Manzoni di Pistoia il 16 gennaio 2022

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