RUMOR(S)CENA -TEATRO STABILE DEL VENETO – PADOVA – I drammaturghi Fausto Paradivino, Letizia Russo e Fabrizio Sinisi riscrivono le tre cantiche della Divina commedia per la nuova produzione del Teatro Stabile del Veneto diretta dal regista Fabrizio Arcuri con le musiche originali di Giulio Ragno Favero. Nella rivisitazione Dante è una donna, un inferno, un purgatorio e un paradiso sono luoghi della contemporaneità. Il debutto previsto a maggio al Teatro Maddalene di Padova con gli attori della Compagnia Giovani del Teatro Stabile del Veneto. Trittico Dantesco è la nuova produzione del Teatro Stabile del Veneto, una riscrittura delle tre Cantiche della Divina Commedia, Inferno, Purgatorio e Paradiso.
Un’impresa iniziata con un lavoro di composizione a cura dei tre drammaturghi durato circa sei mesi e arricchito da tre seminari di perfezionamento aperti a giovani drammaturghi provenienti dall’intera penisola, ai quali è stata offerta la possibilità di penetrare i significati e la struttura della Commedia. Terminato il processo compositivo, nel gennaio 2021 a Padova al Teatro Maddalene sono iniziate le prove di uno spettacolo unico diviso in tre parti distinte, una per ciascuna Cantica. Protagonisti sono gli 8 attori selezionati tra coloro che si sono diplomati negli ultimi anni presso l’Accademia Teatrale Carlo Goldoni.
A partire da maggio 2021 lo spettacolo sarà pronto per il debutto, con la speranza che le sale possano finalmente riaprire, infine i tre nuovi testi teatrali saranno pubblicati da una casa editrice italiana con la prefazione di uno studioso di chiara fama.
Lo spettacolo rientra tra le iniziative del progetto Visioni di Dante ideato dal Teatro Stabile del Veneto in occasione dei 700 anni dalla morte del sommo poeta, finanziato e patrocinato dal Comitato nazionale per le celebrazioni dantesche.
Trittico dantesco
un inferno di Fausto Paravidino
un purgatorio di Letizia Russo
un paradiso di Fabrizio Sinisi
con gli attori della Compagnia giovani del Teatro Stabile del Veneto
Emma Abdelkerim, Elena Antonello, Riccardo Cardelli, Federica Fresco, Michele Guidi, Imma Quinterno, Tommaso Russi, Andrea Sadocco, Elisa Scatigno, Alberto Vecchiato, assistenti alla regia e dramaturg Giacomo Pedrotti, Matilde Sgarbossa, Sonia Soro, musicisti Giulio Ragno Favero, Marcello Batelli, regia Fabrizio Arcuri, musiche Giulio Ragno Favero, scene Alberto Nonnato, light designer Paolo Rodighiero, costumi Lauretta Salvagnin, cura del movimento Fabrizio Turetta, produzione Teatro Stabile del Veneto
La Compagnia Giovani è parte dell’Accordo di Programma tra Regione Veneto e Teatro Stabile del Veneto con la partnership di Accademia Teatrale Veneta per la realizzazione di un Ciclo Completo di Formazione Professionale per Attori – Modello TeSeO Veneto – Teatro Scuola e Occupazione (DGR n. 1037 del 17 luglio 2018).
Trittico Dantesco nasce fin dall’inizio con l’idea di rintracciare all’interno della Divina Commedia i motivi principali e il contesto entro cui Dante ha inscritto la sua opera. Riferirsi alla Commedia oggi significa in primo luogo individuare un contesto, un mondo di riferimento, che sia adeguato alla nostra vita e che abbia la stessa presenza e la stessa forza che la religione aveva nel testo del poeta. Ma significa anche individuare quali sono i motivi principali che muovono le persone e le nostre società.
Per qualche motivo siamo portati a pensare che il mondo attuale sia più complesso e più stratificato e che sopporti malamente le semplificazioni. Tuttavia il desiderio, e quindi la ricerca del piacere, sono ancora motori importanti per la vita di tutti noi, e su questo agisce la politica e l’economia.
Spesso siamo spinti, direi quasi costretti, a desiderare cose di cui non abbiamo veramente bisogno e che sono il frutto di un immaginario costruito al fine di farcele desiderare, allontanandoci in qualche modo da quelli che sono i nostri veri desideri.
Se il teatro può ancora avere senso nella nostra contemporaneità, forse questo va rintracciato proprio nella possibilità di prendersi cura dell’immaginario delle collettività, nel tentativo costante di mostrarlo nella sua innata prismaticità e in tutta la sua complessità, senza alcun bisogno di costringerlo entro confini rassicuranti, compito della pubblicità e del marketing.
Le tre riscritture dunque lavorano confrontandosi strutturalmente con l’opera guida e costruiscono tre viaggi possibili dentro dei temi:
- Memoria come identità per inferno.
- Crisi degli intellettuali e ruolo della cultura per purgatorio.
- Ricerca del desiderio come forma politica per paradiso.
Nell’inferno una donna prende atto del modo in cui ha deciso di ricordare gli eventi che compongono il suo passato. Si cerca. Tutto ciò che accade in genere viene come riorganizzato e narrato a vantaggio della persona che vogliamo essere o che crediamo di essere, e spesso omettiamo o modifichiamo i ricordi in funzione di questo. La memoria è il principio post-psicanalitico della nostra identità e la narrazione è il territorio in cui si stratifica la nostra identità. Questo potrebbe valere anche per la storia con la S maiuscola, la società ricorda determinati autori e certe imprese in funzione della narrazione dominante e trascura episodi e personaggi che non concorrono alla strutturazione della memoria, e quindi all’identità che si è deciso di conservare e tramandare.
Nel purgatorio siamo in uno stato invaso da forze militari, una di quelle vicende che potrebbero collocarsi tra la guerra in Bosnia o in qualche territorio del Medio oriente dove le Forze della Pace esercitano l’esportazione di democrazia. Una donna e una morta si confrontano sulle conseguenze delle loro scelte, sul loro attivismo e sulla dignità. Due sciacalli le derubano e si appropriano di tutti i loro averi. Nel Purgatorio, Dante incontra Stazio e questo gli da motivo di iniziare una lunga riflessione sul ruolo della poesia e degli intellettuali e sul coraggio delle proprie scelte.
Se l’inferno è la riorganizzazione del passato, il purgatorio in qualche modo riflette il nostro presente dove gli intellettuali usano la Cultura a proprio vantaggio personale e non per la sua capacità di eversione, facendole perdere peso e ruolo nella Società, il paradiso è una specie di futuro, di presente avanzato in cui si sono avverate tutte le profezie sul clima e sulla tecnologia. La scienza ci regala frontiere verso l’immortalità e diventa un Dio regolato da algoritmi che controllano tutto.
Un trittico che prende spunto da Dante per riflettere sulla fine del pensiero occidentale e sulla confusione di cui siamo vittime. Una sorta di storia dell’occidente colta nel suo apice un momento prima del tracollo, quello che in fondo rappresenta la divina commedia per il medioevo.
Fabrizio Arcuri
Ugo Dotti _ da “La rivoluzione incompiuta”
Quando Dante mori, nel 1321, Petrarca iniziava a Bologna i suoi studi giuridici e già da allora, molto probabilmente, cominciava a poetare secondo il nuovo stile volgare del primo Guido.
Il panorama politico italiano, contrassegnato dai primi segnali di quella profonda crisi sociale ed economica che esploderà a metà del secolo e che verrà come simboleggiata dal luttuoso fenomeno della “peste nera” del 1348, era quello caratterizzato dal trapasso del potere dalle mani dell’alta feudalismo nobiliare a quelle della borghesia del commercio e della finanza, trapasso che tuttavia stava avvenendo, come sempre nei grandi rivolgimenti storici, in un clima dominato, oltre che dalla confusione e da un’estrema variabilità e mutevolezza dei diversi raggruppamenti politici, dalla lotta per i dominî personali, e tutto questo in conflitti che disvelavano quasi ogni giorno le loro atrocità.
E mentre nessuno era più sicuro della propria vita e dei propri averi; mentre le persone al potere cambiavano con una rapidità sorprendente, tra le quinte, appoggiandosi agli esponenti di interessi esteri di politica mondiale, uomini assai abili e privi di scrupoli gettavano le basi di quella potenza economica che oggi gli storici, anche se con qualche riserva e disaccordo, configurano generalmente come una prima fase di capitalismo mercantile, Dante come «uomo totale», è quindi in consonanza col clima medievale dell’ecumene cristiana e col suo esplicito sentimento di completa trascendenza.
Dopo Dante – sostenne De Sanctis – l’uomo medievale si disintegra e già Petrarca, l’autore che la grande Storia del critico irpino prende immediatamente in considerazione, rappresenterebbe la perdita di quell’armonioso equilibrio che aveva appunto contraddistinto l’uomo totale: Petrarca e le sue profonde lacerazioni interiori; Petrarca e la sua figura di transizione; Petrarca che non è più l’uomo “antico” e non è ancora l’uomo “moderno”.
È questa, come si diceva, un’interpretazione che nonostante i tanti arricchimenti conseguiti dalla critica dantesca e petrarchesca (e nonostante le fondamentali acquisizioni apportate, a proposito di Dante, dagli studi di Erich Auerbach) resiste e si mantiene: un’interpretazione tipica di una tradizione ma anche con delle conseguenze implicite di notevole rilievo: l’appartenenza della Commedia all’ambito della cultura medievali e della trascendenza.
Di più: il presunto riscatto, mediante la poesia, di un nucleo di pensiero – quello aristotelico-tomistico – che verrà a porsi in un conflitto sempre più deciso con il nuovo indirizzo umanistico; donde altresì quello scontro tra intelletto e fantasia (desanctisianamente) che finirebbe col pregiudicare, almeno in parte, lo stesso vigore dell’arte dantesca, del Paradiso in particolare – ed è questa, come tutti sanno, la fortunata posizione crociana
BIBLIOGRAFIA
Ugo Dotti
La rivoluzione incompiuta – società, politica e cultura in Italia da Dante a Machiavelli, Nino Argano Editore – 2011.
Mark Fisher
Realismo capitalista, Produzioni Nero, Not, Roma – 2018.
The weird and the eerie. Lo strano e l’inquietante nel mondo contemporaneo, Minimum Fax – 2016.
Paul B. Preciado
Un appartamento su Urano, Fandango libri – 2020.
Alberto Casadei
Dante. Storia avventurosa della Divina commedia dalla selva oscura alla realtà aumentata, il saggiatore – 2020.
Donna Haraway
Chthulucene Sopravvivere su un pianeta infetto, Nero edizioni – 2019.
Yuval Noah Harari
Homo Deus. Breve storia del futuro, Bompiani – 2017.
21 lezioni per il XXI secolo, Bompiani – 2018.