RUMOR(S)CENA – FESTIVAL PURTIMIRO – LUGO (Ravenna) – La terza edizione del festival di musica barocca Purtimiro si è svolta dal 27 settembre al 14 ottobre 2018 al Teatro Rossini di Lugo, diretta da Rinaldo Alessandrini, clavicembalista, ricercatore musicale e fondatore dell’ensemble Concerto Italiano, coadiuvato da Valerio Tura consulente artistico e Domenico Randi, direttore del Teatro e vicepresidente della Fondazione Teatro Rossini di Lugo. Una manifestazione giovane ma che sta diventando un vero punto di riferimento per gli appassionati del settore, grazie ad una accurata selezione degli artisti più esperti della musica barocca – e soprattutto – alla scelta di un repertorio musicale che privilegia composizioni poco note o eseguite per la prima volta in tempi moderni. La scelta di Alessandrini non riguarda solo opere ma anche oratori, cantate, intermezzi, serenate del Seicento e del Settecento. Il titolo del festival è un omaggio a Claudio Monteverdi, ritenuto a ragione il fondatore dello stile barocco italiano, diffusosi in tutta Europa, che richiama l’inizio del celebre duetto “Pur ti miro, pur ti godo”, composto alla fine dell’opera “L’incoronazione di Poppea”.
L’intento del Festival è quello di far risaltare l’aspetto musicale, evitando costosi allestimenti. Il progetto è nato nel 2016 per celebrare i trent’anni della riapertura in epoca moderna del Teatro Rossini di Lugo, avvenuta il 3 dicembre 1986, dopo un lungo periodo di oblio. Questo gioiello dell’architettura barocca inaugurato nel 1761 fa risaltare in maniera eccelsa i suoni e le voci del suo tempo grazie ad una straordinaria acustica e una dimensione contenuta capace di esaltare la visione. Rinaldo Alessandrini spiega che: «Ogni concerto è stato specificatamente connotato ed esprime idee, concetti musicali specifici e complementari. Al di là del dato numerico, non potendo allestire opere con scene e costumi, abbiamo cercato di concepire un festival che avesse al centro la voce e quello che circonda l’opera». Il Festival si è aperto nel nome di Johann Sebastian Bach con l’esecuzione delle “Quattro ouvertures per orchestra” BWV 1066-69″: capolavori assoluti molto diversi fra loro, all’interno dei quali sono contenute alcune delle musiche più popolari di Bach. Il gruppo Atalanta fugiens diretto da Vanni Moretto è stato il tramite del genio barocco di Georg Friedrich Händel: il programma ha proposto la Serenata a tre voci su libretto di Nicola Giuvo “Aci, Galateo e Polifemo”, composta nel 1708 per le nozze del duca di Alvito, eseguita dai cantanti solisti Alicia Amo, Marta Fumagalli e Mirco Palazzi.
Il perché questa composizione sia stata eseguita raramente si è potuto capire ascoltandola dal vivo: la sua difficoltà di esecuzione è pari solo alla bellezza che esprime. I tre interpreti hanno meritato il plauso del pubblico sapendo che Händel non risparmia a nessun personaggio arie difficili e insidiose. L’ascolto è proseguito poi con l’esecuzione di “Boccherini sacro e profano” (un omaggio all’autore del celebre Minuetto), sia nel repertorio sacro (Stabat Mater) che in quello profano (quartetti e quintetti), con l‘Alea ensemble, quartetto d’archi italiano con strumenti originali, integrato dal chitarrista Matteo Mela e da Riccardo Coelati Rama al violone. Il programma prevedeva anche la prima riproposizione in epoca moderna dell’opera “Arminio” di Antonio Maria Bononcini (1677-1726), l’operista nato a Modena e attivo a Londra e Vienna, fratello di Giovanni (anche lui operista, assieme al quale molto rivaleggiò con Händel a Londra) e figlio del forse più noto – almeno nell’ambito strumentale – Giovanni Maria Bononcini, nativo di Zocca.
La prima esecuzione risale al 26 luglio 1706 a Vienna e la versione eseguita si è avvalsa della revisione critica di Rinaldo Alessandrini: uno dei migliori esempi di “teatro barocco viennese”. Ambientata ai tempi della battaglia di Teutoburgo in Bassa Sassonia (9 d. C.), quando il condottiero germanico Arminio sterminò con l’astuzia oltre ventimila soldati romani guidati dal generale Publio Quintilio Varo. Finezza di scrittura, bel melodismo e sottigliezza psicologica caratterizzano quest’opera di Bononcini su testo del bolognese Pietro Antonio Bernardoni, eseguita in forma di concerto da giovani cantanti italiani emergenti: Giulia Bolcato, Benedetta Corti, Valeria Girardello, Alessandro Ravasio, Enrico Torre, uniti sul podio a Raffaele Giordani e al Concerto italiano con Rinaldo Alessandrini. La conferma di come questo festival intende dedicarsi alle nuove forze interpretative dei giovani musicisti italiani, interesse che spera di rendere parte cospicua e integrante delle edizioni a venire, come dichiarato da Alessandrini: «Per questo progetto ho selezionato sei cantanti che ho conosciuto nel 2017 a Urbino, quando ho tenuto una masterclass su Monteverdi. Pur essendo ancora freschi di studi sono già molto bravi, e cominciano a muovere i primi passi professionali e a farsi conoscere».
Il programma del Festival Purtimiro comprendeva anche concerti e cantate di Vivaldi, Scarlatti, Corelli, Durante e Pergolesi, appartenenti alle tre scuole del barocco italiano: veneziana, romana, napoletana. “1700” è il titolo del concerto riferito all’anno in cui furono pubblicate tutte le musiche strumentali ivi eseguite di autori meno noti quali Evaristo Dall’Abaco, Michele Mascitti, Giuseppe Brescianello, Nicola Fiorenza e di tre eccelsi compositori come Baldassare Galuppi, Francesco Geminiani e Antonio Vivaldi. Tutte opere di gran pregio musicale, in parte oggetto dell’ultima registrazione di Rinaldo Alessandrini nel “Concerto italiano”, pubblicato dalla casa discografica francese naïve. Le musiche di Claudio Monteverdi, Biagio Marini, Luigi Rossi, in una mise en espace particolarmente curata e di Bach con opere create e concepite per essere eseguite al Caffè Zimmermann di Lipsia, dove il musicista tedesco passava molto del suo tempo libero, diventato leggendario luogo di incontro di artisti, poeti ed intellettuali. Il Festival si è concluso con l’esecuzione integrale di un capolavoro del barocco romano: l’Oratorio in due parti “Ester, liberatrice del popolo ebreo” di Alessandro Stradella (1639-1682), autore meritevole di essere rivalutato, su libretto di Lelio Orsini.
Conservata in unica copia manoscritta in un codice della Biblioteca Estense di Modena, quest’opera presenta grande varietà di accenti metrici e musicali, e diversa tipologia di arie, duetti, terzetti e concertati, e per rispondere a queste caratteristiche e sottolineare il carattere drammatico della vicenda biblica, Alessandrini ha scelto di raddoppiare il numero dei cantanti al fine di differenziare vocalmente e timbricamente i personaggi protagonisti, separandoli dalla voce narrante del testo e da quella collettiva del popolo ebreo. Asciuttezza e rigore interpretativo, attenta a rispettare il dettato dell’unica fonte di questo oratorio, fatta delle sole parti vocali con il basso continuo, hanno permesso di far risaltare tutta la complessità e la profondità di un’opera ricca di infiniti dettagli musicali originali. A questo grande rigore si deve ascrivere il raggiungimento della straordinaria definizione dei profili dei personaggi della storia della fanciulla che nascose la sua identità per poi rivelarla per salvare la sua gente. Il contrappunto madrigalistico a tre, quattro e cinque voci esprime la coralità del popolo ebreo in modo sublime. Rinaldo Alessandrini può essere considerato quasi sicuramente lo storico interprete con il Concerto italiano. Secondo il parere del direttore, il festival non è stato ancora ben compreso e contestualizzato “di proporzioni ragguardevoli rispetto alla dimensione della città. Il progetto è nato per e grazie a Lugo e al suo Teatro, e questo binomio ha un forte significato, ma la vocazione del festival va oltre e si pone come una realtà nazionale”.
Festival Purtimiro 2018 visto e ascoltato al Teatro Rossini di Lugo il 28 settembre, 30 settembre, 5 ottobre, 14 ottobre 2018