RUMOR(S)CENA – ROMA – Buddha Passion di Tan Dun, presentata e diretta dallo stesso compositore in forma di concerto nella sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, è un’opera che combina elementi della musica tradizionale cinese con i canoni della musica classica occidentale.
Tan Dun, musicista classico contemporaneo cinese, è noto per il suo approccio innovativo e interculturale nella composizione. Riconosciuto per la sua capacità di unire le tradizioni culturali e musicali e incorporare nelle sue opere un’ampia varietà di stili musicali, strumenti e tecniche vocali, Tan Dun crea con la sua musica un panorama sonoro ricco e diversificato. Buddha Passion è un esempio del suo impegno per creare questa sintesi, un’esperienza musicale che mette in mostra l’approccio creativo del compositore.
Buddha Passion è un’opera imponente, che trae ispirazione dalla filosofia e dalla spiritualità buddiste e si ispira alla vita e agli insegnamenti di Buddha, incorporando elementi di varie tradizioni buddiste. Il compositore si dedicò a quest’opera a seguito della sua visita alle Grotte di Mogao, situate lungo la Via della Seta, dove dal quarto al quattordicesimo secolo sono stati scavati centinaia di templi buddisti e scolpite moltissime raffigurazioni del Buddha assieme a musicisti, orchestre e strumenti musicali. Il compositore racconta che da qui gli venne l’idea di narrare la vita del Buddha in musica, come Bach fece nella Passione di Matteo con le ultime ore di Gesù.
Di questa monumentale composizione Tan Dun ha scritto anche il libretto, ispirandosi ad antichi scritti in sanscrito e in cinese sulla vita e gli insegnamenti del Buddha. Eseguito con un grande ensemble composto da due cori, solisti vocali e orchestra, l’opera è divisa in sei sezioni, ciascuna delle quali rappresenta diversi aspetti della vita e della filosofia buddiste. Il pezzo combina strumenti tradizionali cinesi con un’orchestra occidentale ed elementi vocali. La composizione trasmette un’atmosfera meditativa e contemplativa, che parte dalle esperienze e riflessioni di Tan Dun sul buddismo, nonché temi legati alla spiritualità e alla condizione umana. La scrittura vocale comprende sia il canto in stile occidentale che le tradizionali tecniche vocali orientali, la cui combinazione si traduce in un’esperienza musicale coinvolgente che cattura il pubblico.
Non aderisce ad una rigida struttura narrativa ma trasmette un messaggio filosofico. La musica è estremamente semplice, basata su linee melodiche supportate dal tappeto orchestrale, con momenti di intenso lirismo di diverse parti vocali, affidate ai quattro solisti, che sono cantanti lirici: il soprano Candice Chung, il mezzosoprano Hongni Wu, il tenore Yi Li e il baritono Elliot Madore. I momenti più coinvolgenti sono stati quelli in cui la musica tradizionale cinese è stata messa in evidenza: l’apparizione della danzatrice Han Yan, che accenna alcuni passi di danza e fa vibrare il pip’a, strumento cinese simile al liuto, e l’inizio del quinto atto, dove i cantanti autoctoni Jangfan Yong e Batubagen, maestro del canto gutturale, raccontano l’incontro tra una donna morente e un monaco errante, accompagnati dal suono dell’antico strumento a corda xiqin.
L’Orchestra, il Coro e le Voci Bianche dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, che hanno cantato in sanscrito e in cinese, preparati dal maestro del coro Andrea Secchi sono stati impeccabili.
Con Buddha Passion Tan Dun ha cercato di creare un dialogo tra diverse tradizioni culturali e musicali, invitando con successo gli ascoltatori a sperimentare una sintesi tra Oriente e Occidente. La grande esperienza del compositore in musica da film gli ha permesso di rendere comprensibile l’anima della cultura cinese al pubblico occidentale.
Visto il 23/11/2023, Auditorium Parco della Musica, sala Santa Cecilia, Roma