RUMOR(S)CENA – MILANO – Ha debuttato al Teatro alla Scala di Milano, l’ultimo spettacolo sotto la direzione del direttore del Corpo di Ballo Manuel Legris, che finisce il suo mandato con un Trittico composto dalle creazioni coreografiche di tre artisti innovativi della scena di danza contemporanea: Philippe Kratz nella ripresa di “Solitudes Sometimes” su musiche di Thom Yorke e Radiohead, Angelin Preljocai, con il ritorno dopo oltre vent’anni del suo gioiello coreografico “Annonciation” e di Patrick de Bana, con la prima assoluta di una sua nuova versione di “Carmen”.
Lo spettacolo segna la fine di un periodo proficuo per la Compagnia, alla cui guida torna Frèdèric Olivieri, non solo per sua la crescita artistica dei danzatori che hanno avuto l’opportunità di lavorare con alcuni dei più importanti coreografi della scena internazionale, ma anche perché sotto la direzione di Legris oltre i sessanta contratti già esistenti, ne sono stati stipulati altri trenta ed inoltre è stata nominata la prima ballerina étoile italiana Nicoletta Manni.

Non ha quindi deluso le aspettative, questo ultimo Trittico che vede la compagnia, con alternanza di cast, cimentarsi con la danza contemporanea. Lo spettacolo andato in scena sabato 1 marzo, si è aperto con la creazione del coreografo tedesco Philippe Kratz “Solitudes Sometimes” che immerge il pubblico in un connubio tra ancestrale e tecnologico, tra passato e presente. All’inizio un danzatore da solo si muove compiendo piccoli passi in mezza punta sul posto (in stile Michael Jacskon), davanti ad uno schermo sul quale vengono proiettate immagini astratte che seguono il ritmo della musica elettronica appositamente composta da Thome York e intitolata “Pyramid song”. Poi cominciano entrate e uscite dei danzatori che seguono il loop di suoni, con movimenti ripetitivi in sincronia che primai si spezzano come sfuggendo dalla massa, per poi ricomporsi in passi a due oppure in assoli diversi tra loro, ma eseguiti contemporaneamente in più punti del palcoscenico.
In questo balletto Philippe Kratz prende spunto da un racconto egizio del 1500 che affronta i temi della solitudine e della resilienza. Il Dio sole scende negli inferi ogni notte per poi rinascere e dare vita ad una nuova giornata. Durante le dodici ore notturne incontra alleati, combatte avversari, ma poi si purifica per risalire in superfice e cominciare una nuova vita. Un po’ come tutti noi, che ogni giorno lottiamo contro il buio per ritrovare la luce. I movimenti dei danzatori rappresentano dunque il dualismo della lotta dell’umanità. Il movimento incessante della vita contro la costante presenza del vuoto e della paura della morte è stato interpetrato in maniera efficace e intensa dagli ottimi danzatori che hanno ballato nella serata di sabato 1 marzo, ovvero Marina Arduino, Camilla Cerulli, Linda Giubelli, Alessandra Vassallo, Stefania Ballone, Domenico Di Cristo, Christian Fagetti, Navrin Turnbull. Andrea Crescenzi, Darius Gramada, Said Ramon Ponce, Andrea Risso, Gioacchino Starace, Rinaldo Venuti.

Di grande effetto sono i costumi color carne con delicati richiami simbolici all’arte egizia, realizzati da Francesco Casarotto.
Il secondo balletto in programma è stato “Annonciation” che per la prima volta Angelin Preljocaj , artista eclettico della scena di danza contemporanea fin dagli anni Ottanta, concede nel 2002 ad un repertorio italiano in debutto per il Balletto della Scala al Teatro Smeraldo. In questo balletto il coreografo affronta in maniera originale e del tutto personale il tema dell’annunciazione alla Vergine Maria, creando un duetto al femminile tra l’Angelo e Maria, interpretato con grande delicatezza ed energia in cast alternati da Virna Toppi e Caterina Bianchi (Angelo) e da Benedetta Montefiore e Agnese di Clemente (Maria).
All’inizio della coreografia Maria, immersa nei suoi pensieri, è seduta su una lunga panca nera vestita con una semplice sottoveste corta che le lascia le gambe scoperte. Si abbandona a tratti seguendo la musica del Magnificat di Vivaldi, interrotta da un vociare di bambini. All’improvviso appare una figura femminile vestita di blu (l’Arcangelo Gabriele) e compiendo movimenti energici che seguono stridenti suoni elettronici, prima con delicatezze e poi quasi con violenza, sembra sottomettere al suo volere la giovane fanciulla, facendole compiere i movimenti che vuole lei. Il concepimento della Vergine Maria viene quindi interpretato come una sorta di seduzione spirituale, attraverso una gestualità poetica e nello stesso tempo forte, mettendo in relazione le due donne attraverso un rapporto di sottomissione e prevaricazione.

Patrick De Bana, che è stato per più di dieci anni Primo Ballerino in Spagna nella Compagnia Nazionale di Danza diretta da Nacho Duato e precedentemente all’Hamburg Ballet di Neumeier e al Bèjart Ballet di Losanna, ha creato per la Compagnia della Scala una sua personale visione della Carmen di Prosper Mérimée, dandone una versione viscerale ed emotiva, focalizzando il suo obiettivo su Don Josè, interpretato da Roberto Bolle che cerca di scavare a fondo nella psiche di questo personaggio il quale diventa un assassino per amore, inventandosi anche due nuovi personaggio che sono costantemente in scena ovvero La Morte e il Toro, interpretati rispettivamente da Edoardo Caporaletti e Andrea Clementi.
Grande attenzione viene anche data al personaggio di Micaela , innamorata di Don Josè ma respinta, interpretata con grande carisma da Maria Celeste Losa. In questo suo adattamento De Bana, che si basa sulla Carmen Suite di Rodion Scerdin trasportando il pubblico nelle sonorità gitane, ci sono più “Spagne”.
Il coreografo sembra però scegliere più quella della sua immaginazione, unendo passato e presente in modo tale che nella sua Carmen, interpretata con grande tecnica ed espressività da Nicoletta Manni , si fondono l’antico retaggio della donna gitana, con la passione della donna moderna desiderosa della libertà di scegliere. De Bana, punta dunque sulla necessità dei personaggi di far emergere le loro emozioni. Don Josè vive una sorta di crisi di identità, combattuto tra il dovere, la disciplina del militare e la passione d’amore che lo porterà ad una tragica scelta. Carmen invece con la sua intelligenza e sensualità, riesce a frantumare tutte le certezze di Don Josè. Una sorta di rito celebrativo che penetra nelle pieghe più recondite dell’animo umano, rivelando nuove sfumature con un linguaggio coreografico che mescola la danza contemporanea con il flamenco e la danza classica.
Visto al Teatro alla Scala di Milano il 1 marzo 2025