RUMOR(S)CENA – LA SPEZIA – A due anni dalla prematura scomparsa del tecnoartista Giacomo Verde inventore del Tele-racconto (performance teatrale con narrazione di microteatro e macro ripresa in diretta, una tecnica utilizzata anche per video fondali in concerti e recital di poesia), tra i primi in Italia a realizzare opere d’arte interattiva e net-art , il Centro di arte Moderna e Contemporanea CAMeC di La Spezia ha organizzato il primo di tre incontri dal 25 giugno a gennaio 2023.
La rassegna Liberare arte da artisti curata da Luca Fani, dedica il primo incontro del 25 Giugno al lavoro quarantennale del prolifico e polimorfico videoartista che ha attraversato con la sua attività sperimentale ambiti trasversali internazionali quali spettacoli teatrali, installazioni, laboratori didattici. Oltre all’insegnamento come docente presso le Accademie di Belle Arti di Torino, Carrara e Macerata, Verde è stato autore, attore, performer, musicista, video scenografo, pittore , scultore e intellettuale capace di riflettere e far riflettere in perfetto feed back con un pubblico eterogeneo di diverse generazioni in grado di produrre pensiero interattivo con l’Autore sulle connessioni fra i vari generi di cui Verde ha sperimentato una gran mole di progetti, collaborazioni artistiche, confronti anche molto polemici rispetto ai più importanti avvenimenti politici e sociali italiani e internazionali a cominciare dalla Caduta del muro di Berlino al G8 di Genova e a partire dagli anni Ottanta e fino al 2020.
Il titolo della Mostra è stato ispirato da un verso del poeta Lello Voce, noto per le sue slam session ovvero gare fra poeti davanti a una platea, di poesia performativa, un genere importato in Italia dagli USA negli anni Novanta dove erano presenti autori come Tiziano Scarpa e dove la spinta creativa era quella di liberare “linguaggi e idee”, scavalcare confini, incoraggiare utopie comunitarie senza puntare all’autorialità e al copyright”. Quello di Giacomo Verde è stato un modello del “fare” artistico e ludico dove l’Umanesimo cioè l’Uomo è al centro dell’uso delle macchine e della tecnologia di cui l’Artista si è servito abbondantemente partendo da strumenti elementari domestici quali un televisore e una telecamera , mezzi “ poveri”, alla portata delle famiglie, interconnessi fornendo un senso del “fare” che ha messo al centro e servizio della creatività dell’Adulto e del Bambino che è in ogni adulto.
La rassegna Liberare arte da artisti inaugurata il 25 Giugno negli spazi del Centro di Arte contemporanea spezzino, una struttura moderna che si sviluppa su piu piani nei pressi del bel Lungomare (mentre in contemporanea si svolgeva il Gay Pride colorato sul viale antistante), è stata aperta con un intervento di Sandra Lischi, docente all’Universita di Pisa anche a nome dell’Universita di Milano (dove insegna Annamaria Monteverdi curatrice della sezione Teatro della mostra dedicata a Giacomo Verde) e dell’Università di Bari. Sandra Lischi studiosa di videoarte, ha segnalato le collaborazioni di Verde ( Napoli 1956-Lucca 2020), con artisti del calibro di Paolo Rosa di Studio Azzurro , di Antonio Caronia e di Silvana Vassallo. In questo primo step della rassegna ( ne seguiranno altre due con allestimenti curati da Accademia di Brera e di Carrara con Dada Boom di Viareggio (con cui Giacomo Verde ha realizzato molti lavori fra i piu recenti oltre alla collaborazione con Spam di Roberto Castello) e col Museo di Gallarate.
Alla presentazione di Sandra Lischi che ha sottolineato come per l’Artista fosse importante non solo “ liberare l’arte dagli artisti” ma anche “ liberare gli artisti dall’arte” e come fosse essenziale per lui Il gesto, il pubblico composto in gran parte da colleghi, amici e moltissimi suoi studenti delle diverse Accademie in cui ha insegnato, si è riversato nelle diverse sale dove sono state allestite alcune installazioni fra le più significative della carriera dal televisore spaccato al tubo catodico alla purtroppo recente foto dalla performance Zombie Il piccolo diario dei malanni, ultima apparizione negli spazi di SPAM fino alla postuma visita degli amici alla sua tomba. A seguire nella sala successiva video di lavori scelti casualmente da un algoritmo, quadri, foto, documenti d’archivio trovati fra le carte del suo studio da Annamaria Monteverdi e dal figlio Tommaso Verde, ora custode dell’eredità artistica del padre.Una maratona, non solo in video, riproposta al pubblico dall’intero archivio messa in rete, dove un algoritmo pesca da youtube, dal suo blog, dalle mailing list.
A seguire, nella terrazza del Centro, una festa in onore con performance (Strangis e Collettivo Superazione) , letture di colleghi e amici a testimonianza della lunga amicizia e sodalizio artistico e per finire un concerto dal vivo. È anche distribuito materiale eterogeneo fra cui colpisce nella poetica di Giac Verdun- Giacomo Verde e suoi pseudonimi, l’attenzione avuta e trasmessa ai bambini e quindi alle nuove generazioni. In particolare nella lettura del volume Artivismo tecnologico-scritti e interviste su arte, politica Teatro e tecnologie (Biblioteca Franco Serantini, Edizioni 2007-Pisa), con prefazione di Antonio Caronia si staglia la dedica al figlio Tommaso “..perche viva in un mondo migliore” e con una copertina formidabile Bandamagnetica: Decontamin azione acustica con Giacomo Verde e Franck Nemola.
LIBERARE ARTE DA ARTISTI
Per me l’artivismo é tale quando cre-azione artistica si accompagna coscientemente ad una azione politica o quando é cosciente del valore politico che mette in campo . si tratta di decidere da che parte stare ( Giacomo Verde)