TORINO – Come nel film culto Barfly, scritto da Charles Bukowski, i protagonisti di Pleurage et Scintillement sono due anime perse che si incontrano davanti a un bancone. Lui, giovane, atletico (come il Mickey Rourke del grande schermo) e irrimediabilmente alcolizzato. Lei, più matura ma meno saggia, crede ancora che l’amore, prima o poi, busserà alla sua porta e si confessa recitando alcune righe di Fast Car di Tracy Chapman. Canzoni, brevi recitati, pantomima e alcuni passi di danza. Una pluralità di linguaggi per raccontare l’universo interiore di due esseri che cercano qualcosa ma, forse, non sanno bene cosa. Lui attende, tra i fumi dell’alcool, che arrivi una nuova alba; lei, bagnata fradicia dalla pioggia, piomba nel locale per rifugiarsi e scaldarsi un po’.
L’avvicinamento tra i loro corpi passa attraverso piccole confessioni, attimi di imbarazzo, giochi di fanciulli. Lui si destreggia tra le sedie da vero acrobata (Jean-Baptiste André è anche un ottimo ginnasta) solo per strapparle un sorriso. Sulle note di Patty Pravo lei ammicca, tenta un passo a due; poi si ritrae, si pente. Per circa una mezz’ora il gioco funziona splendidamente, coinvolge e diverte. La sincerità e la bravura nell’interpretazione senza parole seduce. Poi, qualcosa si inceppa. André e Christ smettono i loro panni e, sul bancone da bar, iniziano a fare alcune acrobazie e piroette, che potrebbero essere tentativi di astrazione di un rapporto sessuale. Nella freddezza asettica della tecnica, però, la passione si spegne, lasciando lo spettatore di fronte a un pezzo di bravura a sé stante, che nulla aggiunge al racconto e che distrugge l’atmosfera faticosamente ricreata. Manca una coerenza, un’armonia di gesti, un’idea coreografica forte che leghi le esibizioni, che serri i corpi l’uno all’altro, che li riconduca a una dimensione dialogante allontanandoli dall’onanismo freddo della tecnica ginnica.
All’improvviso la danza dei corpi cessa dopo alcune prese e movimenti a terra che convincono di più, grazie a una maggiore armonizzazione ed espressività delle forme. Lei ha cercato tanto a lungo di fumarsi una sigaretta e lui, finalmente, ha trovato l’accendino. Glielo mostra, quasi con aria di trionfo. Lui ha già avuto quello che voleva. Adesso è disposto a concedere anche a lei un po’ di piacere. Ma il pacchetto è finito. Lei lo accartoccia e lo getta, anche l’ultimo treno, forse, è passato. Lei se ne va. Finale perfetto. Lindo e tagliente come un rasoio affilato.
Peccato che lo spettacolo non finisca qui, ma si trascini per altri cinque minuti in cui lei rassetta il locale sulle note di una canzone che sembra spiegare allo spettatore che, prima o poi, l’amore arriverà, bussando a quella porta (che lei aveva varcato per caso). L’emozione scema e la narrazione si slabbra. L’epilogo è un ribadire concetti già esposti, che toglie invece di aggiungere.
Visto al Festival Teatro a Corte, Teatro Astra di Torino venerdì 31 luglio
Association W
Pleurage et Scintillement
di e con Jean-Baptiste André e Julia Christ
prima nazionale