Recensioni — 04/11/2020 at 08:10

Cosa rimane?” – memorie di una città nello spettacolo di Karim Galici

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RUMOR(S)CENA – CAGLIARI – Viaggio tra i ricordi e le emozioni in “Cosa Rimane?” – la pièce ideata, scritta e diretta dal regista Karim Galici, andata in scena dal 14 al 18 ottobre all’ex Manifattura Tabacchi di Cagliari. Un’opera ispirata alle testimonianze e ai racconti delle donne e degli uomini che hanno lavorato nello storico opificio ma anche degli abitanti del quartiere della Marina. Uno spettacolo itinerante prodotto da Impatto Teatro – nell’ambito del progetto site specific “Storie di Manifattura” – per far rivivere tra le suggestive architetture dell’ex convento trasformato in fabbrica insieme alle diverse fasi della produzione i momenti preziosi e significativi dell’esistenza dei protagonisti – in un affresco di varia umanità.

Un gioiello di archeologia industriale nel cuore della città (ri)diventa teatro: attori, danzatori e performers prestano corpo e voce agli “spiriti” del luogo, ne seguono le orme e conducono gli spettatori nelle Officine e nelle corti, per un percorso a ritroso nel tempo.
Sotto i riflettori – tra luci e ombre, frammenti di una narrazione “corale” e poetiche variazioni sul tema – Caterina Genta, Andres Gutierrez, Beppe Martini, Adriana Monteverde e Monica Zuncheddu insieme con Rosanna Argiolas, Angelica Adamo, Anna Cardis, Chiara Cocco, Cristina Copez, Silvia Devoto, Giuseppina Mannai, Alessandro Mezzorani, Daniela Mormile e Gianluca Picciau (la voce narrante è di Karim Galici). Coreografie di Caterina Genta, scenografie di Andrea Forges Davanzati realizzate insieme agli studenti del Liceo Artistico “Foiso Fois” di Cagliari con il coordinamento di Roberta Vanali (assistente scenografa Michela Pinna) e costumi a cura di Luciano Bonino. Disegno luci di Stefano Damasco e “colonna sonora” di Federico Leonardi, Matteo Muntoni, Alberto Obino, con il coordinamento tecnico di Stefano Cocco e la supervisione di Daniele Ledda.

Adriana Monteverde foto di Marco Mura

“Cosa Rimane?” è una pièce di teatro contemporaneo, “immersivo” e esperienziale che inizia davanti al cancello dell’ex Manifattura, dove il viale Regina Margherita digrada verso il porto, tra scorci di mare e cielo, e l’aroma salmastro si confonde – nella memoria e nell’immaginario – con quello delle foglie della solanacea. Come un’eco portata dal vento, una voce rompe il silenzio e introduce al “mistero” dell’antico opificio, alla sua storia plurisecolare e la metamorfosi da luogo di preghiera e meditazione, con la preziosa farmacia dei frati a stabilimento per la produzione di sigari e sigarette. Una figura riemerge dal passato – forse una delle tante sigaraie (interpretata dall’attrice e cantante Adriana Monteverde) che negli anni con le loro agili dita hanno riempito e arrotolato le foglie di tabacco, respirato le polveri e condiviso le giornate, conquistando una sorta di emancipazione. La manodopera era soprattutto femminile e quella redditizia impresa sorta sulle rovine dell’antico convento dei Francescani portò con sé una vera “rivoluzione” culturale e sociale, prima ancora che “industriale”, nel capoluogo e nell’Isola. Nelle parole della donna riaffiora la fatica ma anche la solidarietà tra le operaie, il fastidio e l’umiliazione per i rigidi controlli, all’ingresso e all’uscita, la durezza del lavoro a cottimo, ma anche l’orgoglio e la dignità di un lavoro riconosciuto e pagato.

Cosa rimane foto di Marco Mura

Nella pièce si fondono realtà e invenzione, episodi realmente accaduti e documentati e altri verosimili, le rivendicazioni delle sigaraie – dai moti popolari nel 1906 alle lotte sindacali dei decenni successivi – confluiscono in un monologo avvincente: un’altra voce di donna (quella dell’attrice Monica Zuncheddu) si leva vibrante e appassionata a rimarcare gli effetti tossici del tabacco ma soprattutto il contrasto tra la condizione dei dirigenti, al sicuro nell’elegante palazzina con vista sul Mediterraneo e quella degli operai, che rappresentano la vera “anima” della Manifattura.

Nel rispetto delle distanze e delle norme antiCovid il pubblico assiste e “partecipa” ai discorsi infuocati e alla ribellione contro lo sfuttamento e le ingiustizie; rivede il gesto tenero ma sbrigativo di una madre che allatta il suo bambino nella nursery, nel tempo “rubato” al suo turno e dunque da recuperare; ascolta il racconto di Beppe Martini sulla realtà della fabbrica, tra il rumore assordante dei macchinari che ridisegna una geometria di suoni da seguire “a occhi bendati”. Una drammaturgia originale – firmata da Karim Galici, con la collaborazione di Adriana Monteverde, Andres Gutierrez, Emidio Porru, Beppe Martini e degli ex dipendenti della Manifattura Tabacchi con le loro preziose testimonianze, oltre ai contributi dei partecipanti al laboratorio di scrittura creativa diretto da Rossana Copez – fa riaffiorare il ricordo di ciò che accadeva oltre il cancello, dentro quelle mura.

Adriana Monteverde foto di Marco Mura

“Cosa Rimane?” rappresenta un moderno stationendrama, dove i personaggi si passano il testimone – tra silenziose apparizioni e visioni “oniriche”, scene di vita nella fabbrica e rare occasioni di svago trasfigurate in evocative coreografie –per condurre il pubblico attraverso il moderno labirinto dell’ex Manifattura Tabacchi – futura “fabbrica della creatività”.

Un viaggio nella memoria della città – che potrebbe diventare un appuntamento fisso nella programmazione culturale – per (ri)scoprire uno spazio “segreto” e affascinante, simbolo dell’architettura industriale ma anche dell’evoluzione sociale ed economica del Novecento – fino alle soglie del terzo millennio.

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