PRATO – Per affrontare un tema come quello della triangolazione famigliare: Padre, Madre e Figlia, dentro un contesto privatissimo e contemporaneo (retrocesso temporalmente agli anni Novanta, quello dei I Migliori anni della nostra vita del Renato nazionale), quale il tinello di casa, dove sempre scoppiano le peggiori deflagrazioni del terzetto della classica famigliola piccolo borghese. Vedi Mulino Bianco alla rovescia, ci voleva un autore – attore e regista outsider come Oscar De Summa. Protagonista della vicenda l’adolescente(una bravissima Marina Occhionero), un po’ hikkomori all’italiana, una diciassettenne benestante anoressica-bulimica (anche questo un classico ever green delle adolescenti, non povere anni Settanta- Ottanta, il regno inesausto delle Claudie Schiffer), alle prese con il rifiuto dei modelli genitoriali, ma e qui sta il ma, anche con quelli extra famigliari, quelli della finestra sul mondo. I “ mostri” si fa per dire, sono la coppia dei quarantenni-adolescenti genitori che la ragazza mette in croce, sfida e vorrebbe” uccidere” senza farlo ( si inventa una cenetta con veleno dove cucina lei per metterli alla prova, smascherarli), in realtà perché ha una protesta in corso, sì ma razionale fortemente simbolica e non del corpo per fortuna. Anche se e solo dentro la pancia ma la sua, che non passa per droghe, o altre trasgressioni mortifere, frequentazioni via rete, tipiche di quelle delle attualissime peraltro generazioni, ma semplicemente per la decisione di non agire ( e la ragazza non è affatto sdraiata modello italico Michele Serra) ma molto agente e pensante no wireless). E glielo urla loro in faccia. Non vuole più andare a scuola, non vuole più odiare non vuole fare proprio niente.
Insomma una ribellione adolescenziale molto moderna, no post sessantottina, e tipica delle società altamente connesse, altamente tecnologiche che però funzionano al contrario per alcuni e per niente disfunzionali ma apertamente critiche e che niente hanno a che vedere con le generazioni dei genitori anni Ottanta-Novanta con figli adolescenti. Ma allora chi sono questi genitori che oggi potrebbero sfiorare i Sessanta ed essere due mostri? Forse due adulti che hanno disertato il loro ruolo genitoriale perché incapaci di rivolgersi al loro passato in modalità consapevole e quindi sprovvisti, pur nelle loro migliori intenzioni di proporre modelli altri. E gli è andata bene, anche perché nella generazioni passate, le madri quarantenni avrebbero voluto e spesso lo hanno fatto, rompere schemi, tradire, andarsene. Parliamo ancora delle cosiddette, date per spacciate e ridicolizzate Femministe.
Ma qui le due figure veramente deboli sono sia quella materna che paterna. Lui chiamato da sirene di una omosessualità irrisolta. Lei sembra uno sbiadito decontestualizzato esempio di madre inetta ed anche irresponsabile; perché assente rispetto ai bisogni e al dialogo con la Figlia, non si sa presa da che. Di lei Madre non si sa se lavora, se fa la casalinga o altro. Una Madre profondamente confusa, perché è proprio dalla Figlia che i due impareranno, forse, qualcosa. aleggia un’ombra sbiadita di Freud e del freudismo. Qui non ci sono figli che diventano padri-madri dei propri genitori, ma esplode-implode proprio la santità della struttura familistica, quella classica freudiana. Si intravede quello che è da sempre è ed è stata nella cultura occidentale la rottura del patto intergenerazionale. Niente a che vedere con la rivolta Sessantottina che ha creato peraltro pessimi genitori e ne sanno qualcosa gli studi pieni di pazienti- genitori degli psicoterapeuti (Recalcati docet: vedi Il complesso di Telemaco). Qui siamo di fronte a due genitori quarantenni adolescenti, senza polso senza futuro ( di fronte all’anti Cerimonia di desco famigliare, quella creata dalla sulfurea Figlia). Lei, Vanessa Korn la Madre, messa di fronte allo psicodramma inscenato dalla Figlia: mio padre non mi amava, ecco perché sono così. Lui: Marco Manfredi il Padre, ha sempre raccontato menzogne su menzogne. Siamo di fronte ad una testualità che si avvicina ad una certa forma di Teatro Sociale attuale oltre certi canoni e soprattutto che scavalca cliché della retorica del Teatro Ragazzi. Qui i figli ma soprattutto una Figlia sono più avanti dei genitori perché hanno compreso che i ruoli Padre Madre Figlia sono morti, che nessun padre o madre saprà o potrà o vorrà proteggere, perché categoria incapace di essere responsabile della vita dei figli, ma anche della propria e non solo di quella di coppia. Ne La Cerimonia il pretesto ricontestualizzato è il Millenium Bug la bufala per cui fine anno 1999 tutto il sistema della Rete spariva. Adesso sta scoppiando il vero caso: I Millenials a livello occidentale ( Occidentali’s Karma non a caso canzonetta che ha vinto a Sanremo 2017), sono i nuovi figli che rifiutano o inglobano i modelli capitalistici e finanziari e tecnologici ( mentre risuona in Rete e in televisione la sera – con TIM è bello avere tutto, con uno splendido ballerino gran professionista che non danza ma che vola).
In scena sono quattro i personaggi: i genitori, la figlia e lo “ zio”, impersonato dallo stesso Oscar De Summa. Questo “zio” che potrebbe essere un amico di famiglia, ma anche una figura maschile esterna al triangolo, una sorta di esperto di fiducia che interagisce sia con la ragazza che col Padre, cercando di tirare fuori i desideri profondi della coppia Padre-Figlia e ne diventa un po’ taumaturgica Ombra. Ciò che davvero è irrisolta è la figura della Madre mentre su una scena spoglia, quella della sala da pranzo con interventi massicci di musiche anni Novanta, non riusciamo a rintracciarla. E forse, se questa è la prima parte di una scrittura drammaturgica che farà parte della trilogia, sarebbe il caso di trovarla, la Madre. Perché c’è. Ci sono. E comunque panta rei.
La Cerimonia
prima nazionale
Drammaturgia e regia e Oscar De Summa
con Vanessa Korn, Marco Manfredi, Oscar De Summa e Marina Occhionero
Visto a Prato, Fabbricone- spazio Fabbrichino, il 31 marzo 2017