Festival(s) — 05/07/2024 at 13:34

Al Suq Festival si incrociano dialoghi da tutto il mondo

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RUMOR(S)CENA – SUQ FESTIVAL – GENOVA – Numeri da record: il SUQ Festival di Genova 2024 ha superato se stesso. L’edizione numero Ventisei ha riscosso un successo di partecipazione incredibile: 75mila presenze in 11 giorni, dal 14 al 23 giugno, dove sui social sono interagite 198,3 mila e 54, 4 mila persone per un totale di 252,7 mila utenti , 25 mila visualizzazioni sul sito e 55mila interazioni con gli eventi e 7.500 nuovi utenti. Un bilancio talmente lusinghiero che premia la costanza, la volontà e la passione di Carla Peirolero direttrice e fondatrice del Festival, insieme a Valentina Arcuri, unite nello sforzo di dare vita ad un “Teatro del dialogo”, attraverso la condivisione che miri ad un appello alla pace, alla fratellanza, all’inclusione sociale.

Per realizzare questi intenti a Genova, si sono ritrovate e ritrovati culture da tutto il mondo, artisti e intellettuali, scrittori, volontari e la gastronomia proveniente da diversi paesi da diversi continenti. Sotto l’enorme tenda a vele del Porto Antico, un flusso continuo di visitatori e pubblico partecipante, festoso, allegro, vivace, curioso. Luogo di aggregazione, il SUQ ha accolto chiunque volesse trascorrere in armonia il suo tempo dedicato allo sguardo verso gli ultimi, verso popoli in stato di povertà e sofferenza. Impossibile non rievocare le atrocità delle guerre in Ucraina e in Israele, i cui echi terribili risuonavano anche qui e non permettevano di dimostrare indifferenza verso chi sta soffrendo ingiustamente.

Gianna Pera e Carla Peirolero

Partecipazione attiva, si diceva, viva, curata da decine di volontari tra cui, perfino Ivana la sorella di Ezio Bosso, , la cui presenza stava a dimostrare come la cultura e l’arte, e non ultimo la musica e il teatro diventa luogo di inclusione e resilienza. Tutti concorrono con lo stesso intento. Genova città provata dalla tragedia del Ponte Morandi, ferita ancora aperta, indagata per una politica regionale che se confermate le accuse, risulterà contagiata da speculazioni economiche e non solo. Genova città di mare, porto da cui partivano in passato emigranti verso destinazioni lontane, appare ad oggi come privata del suo ruolo che la fece una delle Repubbliche Marinare tra le più floride, crocevia di scambi commerciali e culturali. Dentro la ricostruzione scenografica di un bazar mediterraneo si sono succeduti eventi e manifestazioni a cui hanno partecipato centinaia di spettatori, compresi i concerti musicali e la danza.

Tra gli appuntamenti più significativi anche da un punto di vista emotivo, l’incontro con Gianna Pera che ha raccontato l’iniziativa Cutro che nasce da un frammento dell’imbarcazione (esposto all’interno di una cornice per quadri) naufragata sulle coste calabre nella notte tra il 25 e il 26 febbraio 2023 dove perirono 180 persone. Una tragedia a pochi metri dalla spiaggia di Steccato di Cutro in provincia di Crotone, la cui portata suscitò polemiche e accuse per il mancato coordinamento dei soccorritori. Per non dimenticare l’ennesima strage in mare è stato l’intento di Gianna Pera che fa parte della rete delle Botteghe Solidali che ha scelto di portare in tutta Italia un simbolo del relitto, al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica: da Aosta a Venezia, da Perugia a Savona a Cagliari e fino in Sicilia. Spiega Gianna Pera che l’iniziativa è stata diffusa tramite «lettera inviata alle Botteghe Solidali e in collegamento con Cutro, un suo abitante ha inviato i frammenti della barca a vela che aveva a bordo 76 persone tra cui 26 bambini. Solo 11 i sopravvissuti che sono stati salvati».

Nel corso dell’incontro al SUQ è arrivata un’altra notizia tragica: altre 10 vittime a bordo di un gommone è naufragato nelle acque di Lampedusa. Sul palco anche Carla Peirolero che ha ricordato come sia un dovere salvare le vite di chi è in pericolo per garantire una migliore esistenza, dando la possibilità a chi cerca una migliore vita. «Il Teatro è un atto politico e non si può prescindere da quello che ci accade intorno in questo momento nella nostra società».  Teatro che era tra gli appuntamenti di questo colorato e variopinto Festival, ospitato sull’Isola delle Chiatte, un atollo di legno affacciato sul mare interno del Porto, da dove partono i traghetti.

Il colore X La panchina

Qui è andato in scena la trilogia “Il colore X” della Compagnia Animanera in cui recitavano attori e attrici migranti. Tre drammaturgie distinte accomunate da un solo argomento: i limiti insiti in ciascuno di noi rispetto ai pregiudizi razziali che circolano nella nostra società (apparsi in forma di insulti anche sul profilo social del SUQ, oggetto di commenti razzisti per le scelte artistiche che sono state fatte), segno di una sempre più deriva culturale del nostro paese. Animanera ha scelto di indagare nelle aree periferiche della città di Milano mediante un progetto artistico-sociale, dove il teatro  è uno strumento efficace per favorire l’integrazione tra soggetti di nazionalità differenti, e con l’intento di favorire progetti di inclusione sociale. Periferie dove vivono emarginati, gli ultimi come spesso vengono definiti chi vive senza dignità per le condizioni economiche, sociali ed esistenziali.

Ci si deve confrontare con un’umanità fragile e pensare di evitarla è negare a se stessi la realtà di cui facciamo tutti parte. Il Colore X si compone di tre pièce, la prima, “La panchina”, (drammaturgia di Davide Carnevali) racconta di due calciatori di una squadra minore che gioca in periferia che ha i connotati di una metropoli, in attesa di entrare sul campo. L’attesa crea una sorta di dialogo tra i due giocatori in cui vengono sviscerate le problematiche esistenziali di chi si trova emarginato dentro una società poco inclusiva. Recitazione molto serrata virata su registri anche ironici capaci di far riflettere e pensare. Il calcio è la metafora pungente per descrivere come sia difficile per un emigrato poter essere incluso tra chi ha una condizione di vita agiata e confortevole. Scrittura, recitazione e regia si completano a vicenda.

Tra i tre testi risulta il più convincente. A seguire “L’uomo con gli occhiali” di Greta Cappelletti e “Mani blu” di Magdalena Barile. Tutte tre i testi vanno nella stessa direzione in cui i protagonisti: la difesa anche rabbiosa (specie in “Mani blu” della propria identità, in questo caso di giovane omosessuale nato in Italia, di seconda generazione ma con una madre africana. La sua è una lotta costante per farsi accettare e nel suo caso, ancora più difficile, visto il colore della pelle. Un progetto valido che si è originato dai laboratori teatrali attivati per avvicinare abitanti dei quartieri popolari delle periferie, emigrati e in stato di difficoltà.

Paola Berselli

Il Teatro delle Ariette, reduce da un’alluvione che ha distrutto parte della loro attrezzatura e beni materiali, ha portato a Genova il testo poetico “E riapparvero gli animali” su testo omonimo di Catherine Zambon, che proietta in un futuro a tratti distopico e preoccupante. Paola Berselli e Stefano Pasquini regalano al pubblico seduto su due lati della pedana di legno che galleggia sul porto, momenti di lirismo e poesia. Raccontano di come gli animali in epoca pandemia sono stati accusati di essere portatori di malattie, subendo una vera e propria eliminazione sistematica. L’uomo trova sempre un capro espiatorio per scaricare le proprie responsabilità altrove, senza rendersi conto che è votato all’estinzione per mano propria. Paola è la narratrice coadiuvata da Stefano intento a cucinare tortelli ripieni e tagliatelle che alla fine della piéce verranno serviti al pubblico, estasiato dal racconto e dalla prelibatezza di cibi genuini, segno di una cultura contadina da cui provengono la coppia di artisti e nella vita.

Stefano Pasquini

Il Colore X

drammaturgia Magdalena BarileGreta CappellettiDavide Carnevali
con Martin ChishimbaYudel CollazoKalua Rodriguez
regia Aldo Cassano
aiuto Regia Natascia Curci
scene Nani Waltz
sound designer Antonio Spitaleri
luci Giuseppe Sordi
costumi Lucia Lapolla
produzione Animanera

E riapparvero gli animali

sul testo omonimo di Catherine Zambon
drammaturgia di Paola Berselli e Stefano Pasquini
traduzione e regia Paola BerselliStefano Pasquini
con Paola Berselli e Stefano Pasquini
produzione Teatro delle Ariette 

Visti al SUQ Festival di Genova il 18 e il 19 luglio 2024

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