Lo divideva un muro dalla libertà. Lui di qua del muro poteva solo lasciare impresso il suo disperato bisogno di sentirsi vivo, fuori dall’altra parte un mondo che non lo voleva più tra i suoi simili. Da sempre. Nato e cresciuto in orfanotrofio, la sua storia è fatta di carceri e ospedale psichiatrico ma la sua anima riusciva volare oltre confini immaginabili lasciando però traccie della sua sconfinata immaginazione. Non su quaderni o scritti ma su un muro. Un muro paragonabile ad ad “una cosmogonia che racconta l’origine, il passato, il presente e il futuro”, cosi viene descritto dal regista Ciro Masella il quale si è cimentato in un progetto ambizioso, quasi una sfida nel tentare di dare vita ad una rappresentazione drammaturgica/teatrale, basata sulla vita di Oreste Fernando Nannetti.
Un uomo che si firmava con la sigla NOF4, credendosi un “colonnello astrale, ingegnere astronautico minerario, scassinatore nucleare.” Voleva scrivere ma il suo desiderio non fu mai esaudito e in mancanza di carta e penna scelse di lasciare sui muri esterni della sua “prigione” centottanta metri di pensieri incisi sulla pietra. Una storia dove le parole che si rincorrono sono Spazio, Cosmo, Universo, parole che raccontano mondi paralleli e misteriosi partoriti da una mente umana capace di volare oltre l’indifferenza degli uomini. Una storia vera riscritta per diventarne un’azione teatrale e raccontare come la follia e la normalità spesso si confondano tra di loro. La sua vita su un Muro. Esistono varie forme di muro e l’uomo è in grado di costruirli nella propria mente o subirli anche come separazione fisica dalla libertà che ogni individuo ha diritto di possedere. Dice bene Giuliano Scabia nel firmare la prefazione al libro “N.O.F.4 il libro della vita” nello spiegare come: “Nannetti tenta – come tutti, forse, quando scrivono – di prendere dentro il mondo. C’è lui, in differenti pose e forme, nudo o mascherato. (…) Scrivere è anche una via per affermare, davanti a una pagina, un muro, che io ci sono, qui. Scrivere è esporre, esporsi, mettersi fuori”.
La testimonianza di un uomo capace di creare dei graffiti capaci di raccontare storie fantascientifiche difficili da interpretare, visionarie, incoerenti (ma ha un senso la coerenza in questa sua vicenda umana, clinica e psicosociale?), capace di affermare di essere un «astronautico ingegnere minerario, colonnello astrale, scassinatore nucleare o Nannettaicus Meccanicus – santo della cellula fotoelettrica» e di comunicare telepaticamente con gli alieni e di aver conquistato pianeti lontani, combattuto guerre dotato di armi sofisticate. Un immaginario che sembra un film di fantascienza di oggi. Il destino vuole che questa sua singolare creatività viene scoperta da Aldo Trafeli un ex infermiere psichiatrico (nel frattempo il manicomio di Volterra era stato chiuso nel 1979 per effetto della legge Basaglia) e da quel momento inizia per l’artista un percorso di riconoscimento sfociato nella pubblicazione del libro curato da Trafeli e dal fotografo Pier Nello Manoni “N.O.F. 4 Il Libro della Vita”. Un articolo di Antonio Tabucchi sull’Espresso lo fa conoscere in tutta Italia e i suoi graffiti vengono utilizzati nelle riprese del film “Prima la musica, poi le parole” di Fulvio Wetzl. Una traccia indelebile di quella che è stata definita Art Brut, l’ha creata anche lo Studio Azzurro realizzando su Nannetti il film-documentario L’osservatorio nucleare del signor Nanof, diretto da Paolo Rosa.
Dei graffiti realizzati da questo uomo che ha fatto della sua diversità un raro esempio di creatività artistica, restano poche tracce. Frammenti in via di sgretolamento che l’incuria dell’uomo e le intemperie contribuiscono a cancellare per sempre. Al di là della bontà artistica dello spettacolo teatrale, il merito principale della produzione di Muro, è quello di aver riscoperto la vicenda con gli strumenti di cui dispone un regista e gli attori. Così ha fatto Ciro Masella utilizzando il testo teatrale “Muro vita di NOF4, astronautico ingegnere minerario nel sistema mentale”, di Francesco Niccolini, Laura Montanari e Fabio Galati con la collaborazione di Luigi Rausa e Filippo Quezel. In scena oltre Masella regista e drammaturgo recitano Marco Brinzi, Simone Martini, Riccardo Olivier.
Un cerchio di luce al centro della scena che appare come un pianeta lontano avvolto da luce propria, un asteroide fiammeggiante. A terra un cumulo di indumenti. Quattro attori danno vita a dialoghi concitati tra di loro, dove viene enfatizzata la carica visionaria dell’uomo che scriveva sui muri . Si assiste ad una rappresentazione meta teatrale per quanto riguarda la parola recitata. Non sono semplici parole scambiate per costruire un’ideazione normale così come accade tra persone normali. In Muro si assiste ad un crescendo di emozioni fortissime. Si viaggia nell’iperspazio dove la realtà si confonde con la fantasia e l’immaginazione; ma anche con il dramma umano di Oreste Fernando Nannetti alle prese con la sua condizione di recluso aggravato dalla negazione di poter scrivere la sua biografia sulla carta. Spettacolo denso e corposo di rimandi, claustrofobico come lo era la vita dell’uomo, in grado di creare risonanze con chi si è avvicinato al disagio mentale. Ciro Masella punta sulla potenza della parola e del corpo fisico come prolungamento della voce che amplifica il dolore, la sofferenza e il tormento. Interpreta lui stesso l’uomo che scriveva sul muro e si alterna agli altri che ricoprono vari ruoli, dal medico psichiatra ai pazienti del manicomio. Una realtà di solitudine e disperazione. Tra gli attori si distingue Marco Brinzi nella sua bravura nell’aderire al suo personaggio. La drammaturgia è complessa e non potrebbe essere altrimenti per la monumentalità della storia in se stessa, anche se meriterebbe di essere alleggerita per dare più respiro ai dialoghi. Si esce emozionati e storditi da quanta energia emana una vicenda dove vita vissuta e vita sognata non conoscono confini. Come può essere la mente umana ancora tutta da scoprire.
KanterStrasse/Uthopia/tra Cielo e Terra e Comune di San Giovanni Valdarno
MURO
vita di NOF4, astronautico ingegnere minerario nel sistema mentale
di Francesco Niccolini, Laura Montanari e Fabio Galati con la collaborazione di Luigi Rausa e Filippo Quezel
con Marco Brinzi, Simone Martini, Ciro Masella, Riccardo Olivier
drammaturgia e regia di Ciro Masella
Visto al Festival Collinarea di Lari il 25 luglio 2013