RUMOR(S)CENA – SOS CINEMA-Esegesi del film MARCEL di Jasmine Trinca – All’arte si deve la vita continua a ribadire una madre senza nome a una figlia senza nome. La madre è un’artista di strada che omaggia Pina Bausch e Marcel Marceu, in numeri dove il cane Marcel – l’unico ad avere un nome – è il fulcro. Lo è anche nella vita della donna, folle e lunare, che vive in simbiosi col cane e ignora la figlia, messa in parte in salvo dai nonni paterni (il padre bellissimo anch’esso artista è morto giovane e lo vediamo solo in fotografia). Siamo in un nulla o in un pieno totalmente simbolico, astratto, onirico tra sogno e incubo. Lo strazio della bimba ignorata, che suonando il sax cerca l’attenzione della madre, ti spacca in due silenziosamente. Vorresti aiutarla, ma come nei sogni non puoi. Devi restare lì e vederlo tutto, in tutte le sue svolte folli e disumane, senza poter intervenire. La salvezza però viene dal Cinema, dal grande Cinema, che Jasmine Trinca – attrice brava, colta e appartata, con una carriera di tutto rispetto – mostra di conoscere bene e omaggiare. Arriva così il Sogno Clownesco di Fellini e Chaplin, ma anche l’incubo metaumano di Marco Ferreri, in particolare quello de La donna scimmia che rispunta con tutta la sua ferocia in una delle scene più allucinanti viste al Cinema, con la madre che perso il cane adorato; non solo non riscopre la figlia, ma la veste da cane per sostituire l’insostituibile Marcel nel suo numero a un Festival di artisti di strada. Cosi mostrando che se all’arte si deve la vita, questa ti si rivolta contro se la ignori. Scandito e diviso in capitoli sulle metafore dei Ching, tanto amati da Jung, l’esordio di Jasmine Trinca dietro la macchina da presa (anticipato da un bel corto recente, sempre su una madre e una figlia in giro con una valigia pesantissima) è a dir poco psicanalitico e fuori schema. Si sente persino l’eco in versione oscura del Polanski di Che? e dello sperimentalismo del Cinema muto (il formato 4:3 dello schermo), ma tutto è bilanciato il modo personalissimo come in una fiaba atroce della buonanotte. Dove Alba Rohrwacher agisce come una madre luna e Maayne Conte come una figlia pianeta, che le ruota attorno,senza mai raggiungerla. Sono magnifiche, così come Giovanna Ralli e Umberto Orsini i nonni, logorroica una, muto l’altro. Valeria Golino, Valentina Cervi e Paola Cortellesi iconiche in tre camei innaturali portano la loro amicizia alla collega. Dario Cantarelli, che era con la giovanissima Jasmine, ne La stanza del figlio di Nanni Moretti ricuce forse il suo passato e il suo presente. Tanta memoria, tanto lavoro su di sé e tanto amore per il Cinema in un film bellissimo, che ho amato – come sulle montagne russe di un sogno senza risveglio – dal principio alla fine.
https://www.comingsoon.it/film/marcel/61931/scheda/