MILANO – L’ultima replica va in scena domenica 6 dicembre alle ore 16 al Piccolo Teatro Strehler di Milano: stiamo parlando di Der Park di Botho Strauss e la regia di Peter Stein. La protagonista è Maddalena Crippa che interpreta il ruolo di Titania, uno dei personaggi del Sogno di una notte di mezza estate di W. Shakespeare, da cui Strauss ne ha tratto ispirazione. Nel giorno di consegna dei Premi Ubu e Rete Critica, (30 novembre 2015) , ci viene offerta la possibilità di incontrare Maddalena Crippa per ripercorrere, insieme, quarant’anni della sua carriera professionale, vissuti tra teatro, cinema e prosa televisiva. La sua conoscenza si rivela una conversazione preziosa utile per riflettere sull’esistenza stessa dell’arte di fare teatro, di come una società civile non possa permettersi di trascurare la sua identità culturale e sociale, alla luce di un impoverimento che colpisce anche la gestione del settore Spettacolo. Per chi ha calcato le scene fin dall’età di 12 anni (prima di essere ammessa alla Scuola del Piccolo Teatro) , – il debutto a soli 17 anni, nel 1975 – , dopo un provino, nel ruolo di Lucietta per la regia di Giorgio Strehler nel Campiello di Carlo Goldoni, parlare del presente, significa avere una visione lucida e profonda di come il teatro debba mantenere sempre la sua identità originale.
La biografia artistica di questa protagonista delle scene, attrice di rango, racconta una carriera professionale, vissuta all’insegna di una formazione di altissimo livello, capace di attraversare anche le scene internazionali. Maddalena Crippa sa esprimere il suo pensiero vivace, con uno sguardo in grado di cogliere l’evoluzione dei costumi, della società e di una cultura che progressivamente ha abdicato (almeno in parte) al suo mandato istituzionale: quello di difendere e promuovere nell’essere umano, valori e un’etica della vita. Il teatro ne fa parte e permette di identificarsi, capace com’è, di offrire, attraverso la sensibilizzazione di una forma di espressività artistica, un contributo fondamentale nei processi educativi e socializzanti. È una relazione legata ad un atto creativo dove il teatro, se promosso secondo queste finalità, è una pratica che favorisce processi di relazione, di solidarietà, di coesione umana. La carriera di Maddalena Crippa, nasce con Strehler e proseguirà fino al sodalizio artistico (tutt’ora in corso), nonché umano e personale con il regista Peter Stein che firma questa versione di Der Park. La ricordiamo anche per i ruoli sostenuti nel Tito Andronico o il kolossal teatrale de I Demoni di Fëdor Dostoevskij, uno spettacolo -maratona che chiedeva agli attori la presenza in scena per undici ore e trenta minuti. Un evento teatrale senza mai un cedimento, un allentarsi della tensione drammaturgica e recitativa da parte di tutti.
Un progetto portato a compimento solo per la forza di volontà e l’ostinazione dimostrata da Peter Stein, (dopo la rinuncia da parte del Teatro Stabile di Torino, a prove in corso), il quale ha deciso di investire 350 mila euro di persona. I Demoni hanno vinto il Premio Ubu e il Premio Associazione nazionale della critica come Miglior spettacolo nel 2010. Una scommessa vinta con successo e le repliche che si sono susseguite prima a Milano, Reggio Emilia, Roma e in altre città italiane e poi in Europa, fino ad arrivare negli Stati Uniti a New York. Il regista Carmelo Rifici, l’ha diretta anche in Anima Errante dal testo di Roberto Cavosi: un’ inquietante vicenda della fuoriuscita di una nube di diossina a Seveso, e le conseguenze nefaste sulla salute di migliaia di persone, messo in scena al Teatro Tieffe Menotti di Milano.
Tornando indietro nella memoria affiora anche un ricordo personale. Correva l’ anno 1982, quando, la vidi per la prima volta a teatro in scena con “La Venexiana, non fabula non comedia ma vera istoria”, per la regia di Giancarlo Cobelli. Una produzione del Centro teatrale bresciano con la Compagnia della Loggetta. Maddalena Crippa recitava insieme ad Alida Valli, (altra straordinaria interprete del Teatro italiano). Lo spettacolo era al Teatro Puccini di Merano, nell’ambito della stagione del Teatro Stabile di Bolzano. Ricordo ancora la sua interpretazione che dimostrava e dimostra tutt’ora, quanto Ella sia in grado di sostenere ogni tipo di ruolo tragico e classico. Il pubblico per due sere consecutive decretò lunghi applausi e un successo di critica. La sua aderenza totale ai personaggi e ai ruoli a lei assegnati, le permette di alternare la grande prosa con i recital dove si esibisce con talenti anche nell’arte del canto. Da “Canzonette Vagabonde” degli anni ’20-40, cantate in italiano e in tedesco, o chiamata da Luciano Berio nel rivestire i ruoli di Polly e Jenny nell’ Opera da Tre Soldi di Bertold Brecht e Kurt Weill, insieme a Elio e le storie tese.
Maddalena Crippa è stata anche la prima donna a interpretare a teatro le canzoni di Giorgio Gaber.
La recensione de I Demoni regia di Peter Stein
https://www.rumorscena.com/09/12/2015/ripensando-al-teatro-di-peter-stein-i-demoni-di-dostoevskij
Che cos’è che unisce questi spettacoli che lei ha interpretato? Da Botho Strauss a Dostoevskij, a interpretazioni come la Medea di Euripide o Pentesilea di Kleist, (per le regie di Stein), la sua parte in lingua tedesca della lussuria (Buhlschaft) nello Jedermann di Hofmanstall. Un Zio Vanja di Cechov debuttato a Mosca, o ancora, l’interpretazione in Schoenberg Kabarett (sempre in lingua tedesca) nei ruoli di Pierrot Lunaire e Brett Lieder.
«La mia fortuna è stata quella di debuttare nel 1975, quando il teatro si faceva con la t maiuscola, era il teatro di regia che faceva Strehler. Mi ha insegnato cosa significa recitare e per me è stato importante e prezioso iniziare la carriera con lui: mi ha permesso il massimo dell’approfondimento del lavoro artistico, portato all’ennesima potenza. Un’esperienza formativa che ho successivamente acquisito sempre di più nella mia carriera. 450 repliche per sei mesi Italia e poi in tournée a Mosca, Leningrado, Parigi. Ho poi incrociato e lavorato con grandi registi come Luigi Squarzina, Massimo Castri, Luca Ronconi (ricordato la sera del Premio Ubu al Piccolo Teatro, vincitore come Miglior spettacolo dell’anno, ndr), e Peter Stein. Esperienze che mi hanno dato la possibilità di crescere, di vivere con grande responsabilità lo stare in scena, di aprire il cervello e di affinare il mestiere sul palcoscenico. Recitare nel L’annaspo di Raffaele Orlando con la regia di Cristina Pezzoli, o diretta da Letizia Quintavalle nel A sud dell’Alma. Per me sono state esperienze significative per via della serietà e delle motivazioni che mi hanno permesso di interpretare dei ruoli a me congeniali».
Come avviene la decisione di accettare un ruolo che le viene proposto. Scorrendo il suo curriculum si evince un criterio di assoluto rigore che persegue da sempre. Pensiamo a Madre Coraggio di Brecht con la regia di Robert Carsen al Piccolo di Milano nel 2006, La Commedia della Seduzione di Marivaux con la regia di A. Vitez, o ancora, Fedra con Massimo Castri, Casa di bambola di Ibsen diretta da Beppe Navello. Da interprete e protagonista, che idea si è fatta di come viene gestito il teatro oggi in Italia?
«Scelgo con molta attenzione i copioni che mi sottopongono perché sono estremamente selettiva. Lo faccio per la qualità che ho sempre difeso, in linea con le mie scelte di paladina del teatro di parola, che sento estremamente minacciato. Oggi si assiste a troppi monologhi, ad un semplice teatro di narrazione, determinato dalla mancanza di finanziament Crippa: 40 anni dedicati all%la ha la sua complessità maggiore perché la parola stessa porta verso la possibilità, cosi importante, dei significati, e soprattutto, delle relazioni che ci riguardano, come la società civile ed è l’importanza stessa del teatro!.
Il teatro è anche una complessità di relazioni, bisogna saper resistere ad una gestione da impiegati ministeriali dove le scritture sono sempre più brevi. Non riusciamo più ad incidere sulla qualità mentre nei teatri ci sono manager intenti solo a far quadrare i conti. Si fa un teatro di intrattenimento che assomiglia ad una certa televisione. Il teatro d’arte, al contrario, deve essere sovvenzionato per mantenerne la qualità e far si che le produzioni possano durare a lungo. Penso, ad esempio, al Teatro Elfo Puccini (Milano, ndr) che è riuscito a conquistarsi e fidelizzare il suo pubblico e la città. Un lavoro meritorio che ha permesso di portare in scena spettacoli realizzando molte repliche. Il teatro ha bisogno di questo. Purtroppo accade che il settanta per cento del budget di cui dispone un ente teatrale vada nelle spese di struttura e personale, e solo il trenta per cento a disposizione per le produzioni. I teatri sono divenuti nel tempo luoghi di foraggiamento della politica, invasi dal potere politico».
Der Park è una tragicommedia che Boto Strauss scrisse per Peter Stein nel 1983 e allestita alla Schaubühne am Lehniner Platz, di Berlino, con la regia di Stein, nel 1984. Gli interpreti principali erano Bruno Ganz e Jutta Lampe. La storia è incentrata intorno ad Oberon e Titania che, nella speranza di ricondurre l’umanità alla riconquista dell’armonia perduta, fanno visita di notte ad un parco cittadino. Un gioco poetico di metamorfosi dove si dipingono scene impietose della società in un parco, completamente frainteso dagli dei che credono di essere in uno spazio mitico mentre invece si tratta solo di una natura fortemente umanizzata. Il Sogno di una notte di mezza estate è un teorema sull’amore su come la vita degli uomini assomigli a qualcosa di non sensato, preoccupati a rincorrersi e affannarsi per amare, dove possono innamorarsi e desiderarsi senza una possibile spiegazione logica, lasciando al caso e alla casualità la possibilità di incontrarsi, senza essere padroni del loro destino. Con questo ci spiega che la vita vada incontro a mutazioni e accadimenti di cui non possiamo decifrarne le cause e farci vedere come il meccanismo del “teatro nel teatro” ci sveli quella che è la verità più intima della vita.
Domenica 6 dicembre è l’ultima replica di Der Park al Piccolo Teatro Strehler. Il suo parere su questo spettacolo che è stato visto solo a Roma al Teatro Argentina prima di arrivare a Milano. Il primo di un progetto di grande respiro, approvato nel 2014 dal direttore del Teatro di Roma, Antonio Calbi e programmato su quattro anni, dove l’accordo prevede che la compagnia venga pagata mensilmente per almeno due anni, comprese le prove e le recite. Ci parla del suo ruolo e se ha notizie sul proseguo di quanto era stato ideato dal regista che in un’intervista ha dichiarato che “ (…) per un tedesco è un incubo il fatto che in Italia si fa una produzione e dopo quattro settimane muore lì. Non si fa crescere il pubblico così, né gli attori” (…)
«Le posso dire che Peter Stein ha lavorato gratis per mettere in scena Der Park. Siamo stati in scena un mese a Roma e ora due settimane a Milano e non ho nessuna certezza per il futuro. Fa parte di una proposta accettata dal direttore Antonio Calbi su quattro anni di programmazione che era stato pensato insieme a Orestea di Eschilo e Agamennone, Le Coefore e di Shakespeare il Riccardo II; Enrico IV. I giganti della montagna di Pirandello con un finale scritto apposta da Botho Strauss, e la Berenice di Racine. Il testo che abbiamo recitato è grandioso e riprende il Sogno di una notte di mezza estate, e se si pensa che Botho Strauss l’ha scritto nel 1983, si capisce come l’autore abbia avuto la capacità visionaria che consiste nell’incredibile riverbero tra il passato e oggi. Tra Le figure che compongono il Sogno ci sono Titania e Oberon che scendono sulla Terra per risvegliare l’erotismo negli esseri umani, vittime delle preoccupazioni che li assillano e degli affari, responsabili di aver spento la passione per l’amore.
Nella versione riscritta da Strauss c’è il personaggio di Cyprian corrispondente a quello di Puck del Sogno, scultore di professione e responsabile di svilire e minimalizzare la scultura per farne degli amuleti. Una metafora per dire che tutto viene svilito, banalizzato e reso commerciale. Un’azione che di fatto fa retrocedere tutto ad un sentimento primitivo. Ci fa capire lo sperdimento dei giovani e di una società colpita dallo smarrimento. In Der Park ci sono 36 scene che richiedono l’impiego di un apparato scenico importante, così come il teatro deve essere immaginato. L’unico posto dove non ci sono distrazioni di luogo e spazio, dove è possibile ritrovarsi e condividere pensieri ed emozioni; dove tutto si raccoglie e si concentra intorno ad una comunità. Parlo di coesione e di riconnessione, di qualcosa di vitale e pericoloso perché risveglia in te la tua potenza di essere umano. Vibri mentalmente e svisceratamente nei rapporti umani che si vengono a creare. Non è come al cinema. Qui siamo sempre vivi!».
La recensione di Der Park di Claudia Povvedini
https://www.rumorscena.com/26/11/2015/un-park-dove-viene-esaltata-la-fantasia-scespiriana
Fare teatro lo paragona ad un’esperienza vitale, fatta di energie e di passione. Deve arrivare anche al pubblico. Andare a teatro come esperienza che scuota le coscienze quindi?
«Mi fa ricordare il personaggio di Ada Mariglia in L’Annaspo di Raffaele Orlando per la regia di Cristina Pezzoli. Una donna vedova di suo marito, sofferente per un amore sbagliato che uccide il suo bambino appena nato. Il monologo che interpretavo riusciva a sfondare la quarta parete e scuoteva il pubblico (la quarta parete è un “muro” immaginario, posto di fronte al palco attraverso il quale il pubblico osserva l’azione che si svolge nel mondo dell’opera rappresentata, ndr). Durante una replica per gli studenti che disturbavano tanto da costringermi ad interrompere la recita, sono intervenuta fisicamente per rimproverare il loro comportamento. I genitori di questi ragazzi mi hanno denunciato ma la sentenza del giudice è stata a mio favore e ho vinto la causa in tribunale. Questo per dire che la vita è fatta anche di occasioni sprecate e si vive tutto con superficialità, tutto è veloce e rivela una grande falsità, si nasconde che per godere è necessario anche fare un po’ di fatica, dopo di che, allora, c’è la libertà, la ricchezza, la gioia. Oggi, invece, c’è la noia e la mancanza di felicità. Tutto è finto e dilaga l’egocentrismo e il narcisismo. In teatro è spazio-relazione e non la monotonia e la semplificazione. Ogni opera è diversa. Penso ai Demoni, alla tragedia greca dove il materiale è retorico e deve reggere come in un’aula di tribunale. Bisogna saper distinguere».
Vede un futuro nelle nuove generazioni che si avvicinano alla professione di attore o regista?
«Ho conosciuto e visto a Roma una giovane promessa del teatro: Fabio Condemi allievo regista dell’Accademia Nazionale D’Arte Drammatica Silvio d’Amico, che ha scelto di mettere in scena per il suo saggio di diploma “Bestia da stile” di Pasolini. Lo posso definire a ragione il nuovo Strehler, il nuovo Stein, (il regista Giorgio Barberio Corsetti lo definisce dotato di “una mano delicata e consapevole. Attratto dalla poesia e ha una grande sensibilità nel percorrere le strade oscure di un linguaggio denso e turbolento, come quello di Pasolini”, ndr), purtroppo in Italia la situazione è molto preoccupante perché gli artisti si sentono isolati. Mi sta a cuore anche la Scuola e la necessità di erogare un’educazione civica per mantenere la barra del timone nella tempesta. Dobbiamo confidare nelle persone singole perché ci sono tante persone serie e farsi carico delle proprie responsabilità».
Congedandoci ci può anticipare quali sono i suoi prossimi impegni artistici ?
«Ho preso accordi con il Teatro Biondo di Palermo per il progetto Migranti e la messa in scena di Lampedusa Way di Lina Prosa (Premio Anct 2015. Lo Stabile siciliano sta producendo, con la regia dell’autrice, l’intera Trilogia del Naufragio: dopo Lampedusa Beach, Lampedusa Snow, sarà la volta, il prossimo anno, di Lampedusa Way, ndr), oltre a questo sarò impegnata nella Vedova Allegra con la produzione di Roma Concerti».
La conversazione termina con la sensazione di aver ascoltato non semplici parole, non un resoconto di una carriera ma una testimonianza di grande valore in cui si evince che il lavoro dell’artista può e deve assumere un senso di responsabilità a cui tutti dobbiamo concorrere per renderlo efficace, duraturo, e soprattutto, testimone di un’evoluzione culturale da difendere, facendo salvi i principi costitutivi dell’arte scenica. Il teatro come memoria storica di una società e di un popolo. Senza il teatro, senza la musica, la vita sarebbe senza anima. Oggi domenica 6 dicembre si alzerà il sipario per l’ultima replica al Piccolo Teatro. Andiamo a teatro.
(Ha collaborato Francesca Romano Lino)
LOCANDINA
Piccolo Teatro Strehler Milano
dal 25 novembre al 6 dicembre 2015
Der Park
di Botho Strauss dal “Sogno” di Shakespeare
traduzione Roberto Menin
regia Peter Stein
con Alessandro Averone, Martin Chishimba, Maddalena Crippa, Martino D’Amico, Michele De Paola, Arianna Di Stefano, Gianluigi Fogacci, Paolo Graziosi, Orlando Lancellotti, Pia Lanciotti, Laurence Mazzoni, Andrea Nicolini, Silvia Pernarella, Graziano Piazza, Daniele Santisi, Fabio Sartor, Samuele Valera
scenografo Ferdinand Woegerbauer
costumista Annamaria Heinreich
lighting designer Joachim Barth
musiche originali Massimiliano Gagliardi
assistente alla regia Carlo Bellamio
produzione Teatro di Roma
Ultima replica domenica 6 dicembre ore 16
ESTRATTI VIDEO
Der Park, Produzione Teatro di Roma
https://www.youtube.com/watch?v=ofP7Y1nlHDk
Der Park Maddalena Crippa, Piccolo Teatro di Milano
https://www.youtube.com/watch?v=35PxOhctzyo
I Demoni regia di Peter Stein, Maddalena Crippa
https://www.youtube.com/watch?v=rA5thqXIUxI
Maddalena Crippa, Odissea di un racconto mediterraneo
https://www.youtube.com/watch?v=-sQgy1iLvw8
Pier Paolo Pasolini Maddalena Crippa La crocifissione da l’Usignolo della chiesa cattolica
https://www.youtube.com/watch?v=kr-nBnElTLQ
Maddalena Crippa Destra-Sinistra E pensare che c’era il pensiero (da Giorgio Gaber)
https://www.youtube.com/watch?v=IkcpF65IEvU