CATANIA – C’è un elemento nello status della danza contemporanea che probabilmente è poco visibile, ed è forse di conseguenza, poco osservato e studiato. Si tratta della dimensione automaticamente culturale che si nasconde nella grande naturalezza e nella libertà del gesto e del movimento coreografico che spesso si pone quasi programmaticamente al di fuori e/o contro ogni tradizione. Si badi bene: “automaticamente” culturale, non, o non soltanto, “consapevolmente” culturale. È un dato a cui vien fatto di pensare in margine a Free Fall, lo short time ideato e diretto dal danzatore e coreografo slovacco Milan Tomášik, visto in anteprima nello spazio di Scenario Pubblico, a Catania. In scena a danzare, oltre allo stesso Tomášik, Alessandro Sollima, Tina Valentan, Tina Breiová, Spela Vodeb. Perché questo lavoro appare interessante? Il coreografo ha decostruito ogni struttura narrativa soggiacente allo spettacolo e ha lasciato che il movimento, nella velocità del gesto corporeo e del ritmo, nell’improvvisazione, nello scambio energetico tra danzatori nello spazio, si conformasse come un automatismo a degli archetipi, ovvero a delle strutture culturali che riaffiorano, si rendono visibili, si espandono con forza e diventano potenti portatrici di senso: nel caso in questione ci si riferisce, ad esempio, alle movenze tipiche della danza popolare balcanica. Una direzione di senso quest’ultima che, del resto, è tenuta presente con rarefatta eleganza anche nelle interessanti composizioni musicali originali di Simon Thierée. «Concepito come libero, non misurato o scandito da una struttura esterna, il ritmo – spiega il coreografo – scaturisce dal corpo dei danzatori in scena attraverso il respiro, il tono muscolare, la tensione, il rilassamento. Mettendo in relazione i fattori ‘tensione muscolare’ e ‘velocità’ ai loro livelli più estremi, ci si è resi conto che il corpo offre un materiale nuovo, estremamente comunicativo ed indirettamente collegato a delle emozioni. In questo modo si è creato un linguaggio di movimento, una composizione interna del corpo assolutamente autonoma che scandisce l’intero andamento della performance».
Citiamo l’artista per renderci conto di come non si tratti (soltanto) di una ricerca che lambisce il campo della psiche o che oltrepassa (soltanto) i limiti della consapevolezza intellettuale o fisica. Si tratta anche di una ricerca coreografica autentica, capace di rintracciare nel dato formale del corpo in movimento, i primi fonemi di un linguaggio appartenenti alla sfera culturale al suo primo apparire e che, solo così inteso, può essere riascoltato, di nuovo capito in profondità, dirci qualcosa di noi che possa andare oltre l’insidiosa e frequente menzogna della naturalità. Per capire meglio e facilitare la comunicazione citiamo Brecht de “L’eccezione e la regola” : “E – vi preghiamo – quello che succede ogni giorno non trovatelo naturale. / Di nulla sia detto: è naturale / in questi tempi di sanguinoso smarrimento, / ordinato disordine, pianificato arbitrio, / disumana umanità, / così che nulla valga / come cosa immutabile”.
Free fall (anteprima)
Compagnia Milan Tomášik, coreografia e regia Milan Tomášik. Danzatori Alessandro Sollima, Tina Valentan, Tina Breiová, Spela Vodeb e Milan Tomášik.
Musiche di Simon Thierrée.
Crediti fotografici: Serena Nicoletti.
Visto a Scenario Pubblico, Catania il 24 febbraio 2017