RUMOR(S)CENA – CATANIA –Nell’ambito della stagione di prosa dello Stabile etneo, è andata in scena la pièce “Esercizi di stile“ di Raymond Queneau, nella versione italiana di Umberto Eco, con la regia di Emanuela Pistone. Si tratta di un gradevolissimo divertissement, un cofanetto di mille sorprese, magicamente interpretato, in cui viene raccontato per 40 volte, in un solo di atto, un banale episodio con altrettante variazioni e vari titoli. Un modo bizzarro, esilarante, tra retorica e comicità, per svelare le infinite possibilità dell’uso consapevole della parola, del linguaggio.
Il testo “Esercizi di stile” arriva da lontano, infatti nel capitolo 33 del Primo Libro del De copia verborum et rerum (1512), Erasmo da Rotterdam prese due frasi molto semplici e ne offrì 150 variazioni dell’una e 200 dell’altra. Dopo alcuni secoli, nel 1947, Gallimard pubblicò in Francia per la prima volta gli Exercises di Raymond Queneau che si rifacevano alle variazioni di Erasmo. Si arriva poi al 1983 quando Einaudi decise di pubblicare la versione italiana curata di Umberto Eco, una vera e propria riscrittura.
Oggi a 40 anni dalla prima edizione italiana di Eco, lo Stabile ha riproposto questo testo attraverso uno spettacolo agile, delizioso e vera e propria sfida per qualunque attore. La stessa banale storiella viene riproposta in infinite varianti, ma da 99 si passa a 40, tra il divertimento ed il coinvolgimento del pubblico. Il nucleo narrativo è quanto mai semplice: c’è un uomo, su un autobus, irritato perché un altro tizio lo spinge continuamente. Così, trovato un posto libero, lo occupa. Dopo qualche ora, l’uomo rivede il molesto tizio insieme ad un amico, che lo sollecita ad attaccare un bottone sul soprabito. Tutto, quindi molto banale, ma la magia si compie, pagina dopo pagina, nelle quaranta variazioni sul tema elaborate dall’autore Queneau, con un incontro di generi letterari, un capriccio di sostituzioni grammaticali e lessicali, un divertente gioco enigmistico, congegnato con una assoluta padronanza linguistica.
La regista Emanuela Pistone, in scena con Agostino Zumbo e Francesco Foti, ha dato alla pièce il taglio del gioco, trasformando la fantasiosa rappresentazione in una sorta di esibizione leggera, enigmistica della parola. Dopo una proiezione animata che introduce il pubblico allo spettacolo, i tre camaleontici attori, con i bianchi e stilizzati costumi di Riccardo Cappello, con le luci e l’animazione di Gaetano La Mela, si muovono in una scena luminosa (una pagina bianca), accompagnati da delle lettere che cambiano spesso posizione, rotolano, si capovolgono, diventano sedie o sgabelli, seguendo il caleidoscopico incedere della scrittura di Queneau/Eco e le precise direttive della regista e interprete Pistone.
Il lavoro, che si avvale della consulenza di Francesco Scimemi, Andrea Taddei e Michele Truglio, si rivela un esilarante contenitore a metà tra un circo e un Varietà, dove si susseguono numeri diversi tra loro, pezzi comici, canzoni, danze, qualche magia, senza un filo conduttore che li unisca. Ed anche il pubblico non si sottrae al divertissement e viene coinvolto dagli interpreti a giocare con loro e con le parole. Spettacolo davvero coinvolgente, che impegna ma che diverte tanto i tre convincenti interpreti che mettono in campo tutta la loro professionalità, esperienza e arte affabulatoria per incuriosire, sorprendere e soprattutto divertire il pubblico in sala che, durante ed alla fine, tributa i meritati e calorosi applausi al riuscitissimo lavoro.
Visto il 3 maggio 2024 alla Sala Futura del Teatro Stabile di Catania