RUMOR(S)CENA – CANTICO DEI CANTICI – (Castiglioncello – Scansano – Bassano ) – Accade a volte che lo stesso spettacolo, messo in scena in luoghi diversi per ambientazione geografica e contesti teatrali inconsueti, come gli spazi all’aperto, scelti in alternativa alle sale teatrali, permette di ricavarne impressioni differenziate. Si obietterà che l’artista e la sua opera non subisca variazioni significative, rispetto al contesto scenico in cui si svolge: la credibilità dell’azione teatrale non dovrebbe subire interferenze esterne da comprometterne il successo e/o comunque l’esito finale. Non per questo lo spettacolo è immutabile e il proseguo delle repliche (se monitorato) permette di raccogliere nei pubblici reazioni anche diverse tra di loro. Lo può cogliere l’artista dal palcoscenico e lo registra lo spettatore o il critico se presente più volte in teatro per assistere alla stessa rappresentazione. Può accadere anche che uno stesso spettacolo, se pur con pubblici differenti per collocazione geografica e culturale, riscuota un giudizio unanime per gradimento. Il Cantico dei Cantici di Roberto Latini ne è la riprova. La triplice visione di uno degli spettacoli più significativi della la stagione scorsa e quella del 2018 è risultata un’occasione preziosa nel rivederlo due volte dopo il debutto nazionale al Festival Inequilibrio Armunia di Castiglioncello, e di seguito al festival Teatro nel Bicchiere di Scansano e al Bmotion Operaestate di Bassano del Grappa. In anteprima anche nel programma di Primavera dei Teatri di Castrovillari nel 2017. Tre festival diversi per altrettante situazioni geografiche e culturali frutto di esperienze consolidate che si sono formate nel corso degli anni. Direzioni artistiche diverse possono contribuire a formare un pensiero critico che si viene a creare nel corso degli anni per frequentazione e visioni a seconda delle esperienze acquisite. Le visioni del Cantico dei Cantici ( fa parte del progetto Noosfera che comprende Lucignolo, Titanic e Museum) si sono susseguite nel corso di due anni a partire da quella nel parco del Castello Pasquini sede del festival Inequilibrio, a Sasseta Alta (località del Comune di Scansano in provincia di Grosseto) e infine al Teatro Remondini di Bassano.
Un artista che risponde al nome di Latini protagonista assoluto di una delle sue più convincenti interpretazioni della sua carriera. Un regista e attore capace di restituire in forma originale la bellezza del poema d’amore più conosciuto al mondo e anche quello più tradotto e misterioso contenuto all’interno delle Sacre Scritture. Un lirismo poetico che innalza al vertice dell’espressione umana la sospirata ricerca all’amore come prova indispensabile della propria esistenza. Un’esperienza sensoriale capace di cogliere, attraverso la voce del protagonista, il suono dei versi amplificati dal microfono come raramente accade a teatro. La diffusione sonora diventa strumento capace di superare ogni barriera fisica e mentale per arrivare a quel nucleo emotivo così profondo da far provare la dirompente forza che le parole del Cantico possiedono: l’eros decantato come un distillato in purezza da assumere per goderne della sua bellezza. La citazione dalla scena di C’era una volta in America di Sergio Leone (con le musiche di Ennio Morricone) rivela come Il Cantico sia riconosciuto universalmente come poema sublime nell’ esaltare i sentimenti d’amore, tanto che il regista lo utilizza nella scena tra Robert De Niro interprete del personaggio Noodle e Elizabeth McGovern (nel ruolo di Deborah Gelly) di cui è innamorato. La voce femminile decanta la poeticità e l’eros che trasuda in tutti i versi e che Latini riesce a rievocare anche nella sua originale e stupefacente versione.
La visione di notte nel parco a Castiglioncello crea suggestioni quasi oniriche e scenografiche a complemento del testo; il cielo che colora di rosso al tramonto nello spazio all’aperto delimitato dall’orizzonte sul mare a Sasseta Alta, in cui l’ambiente diventava sede naturale della rappresentazione per immergersi e rivivere, specularmente, le assonanze del testo che rimandano ad una Natura in cui agisce l’innamoramento tra un uomo e la sua amata. Una cornice delimita lo spazio scenico: una sorta di rettangolo per delimitare la presenza di una figura quasi androgina nel destabilizzare ogni possibile riferimento ad una identità che non ha bisogno di esplicitarsi: qui più che mai. Un gioco di mescolanze tra l’uomo che ama e soffre nel controcanto che si crea tra l’uomo e la donna. Latini appare come un dj inquieto che brama per un amore sospirato, un’anima errabonda e inquieta come potrebbe essere un senza dimora. L’attore esprime nel suo continuo intercalare la voce interrotta dal suono delle musiche: la drammaturgia sonora di Gianluca Misiti si interseca alla perfezione come una necessaria frammentazione del portato emotivo che il Cantico esprime e rimbalza dalla voce del protagonista.
Mescolanze di suoni e voci: dai Placebo fino a quella di Raffaella Carrà per fondersi in un unicum che risulta sempre coerente con la scelta di fondo di non circoscrivere quanto, invece, destrutturare, ma con una sua logica che appartiene al pensiero drammaturgico dell’artista. Una scelta che ricade anche nel dare discontinuità al testo originale senza seguirne la sua narrazione originale per optare a dei fermo-vocali su cui riavvolgere il “nastro” e ripartire. Il bisogno di ritornare ancora per riaffermare con maggiore determinazione il pensiero che si fa ossessivo nel gridare il proprio amore fino al sospirato “che peccato!”. La scelta dello studio radiofonico come luogo simbolico non lascia dubbi: la trasmissione del sentimento viaggia attraverso le onde radio nel tentativo spasmodico di travalicare ogni confine, impedimento ma è un grido accorato che si propaga nell’etere per perdersi e sparire dopo aver ripetuto ancora una volta: “che peccato!”
«Il mio diletto è candido e rosato,
le sue guance sono oro sopraffino,
il suo collo è uno stelo soavissimo
anche se non se lo lava dalla Pasqua passata…
I suoi occhi sono occhi di colomba,
il suo corpo è risplendente avorio
e le sue gambe sono due colonne di marmo…
in calzoni così luridi che stanno in piedi da soli.
Egli è tutto una delizia
ma sarà sempre un pezzente da due soldi,
e perciò non sarà mai il mio diletto.
Che peccato!»
.Visto a Castiglioncello, Festival Inequilibrio – giugno 2017
Sasseta Alta (Scansano) Festival Teatro nel bicchiere – luglio 2017
Bassano del Grappa Festival Operaestate Bmotion – settembre 2018
IL CANTICO DEI CANTICI
adattamento e regia Roberto Latini
musiche e suoni Gianluca Misiti
luci e tecnica Max Mugnai
con Roberto Latini
organizzazione Nicole Arbelli
produzione Fortebraccio Teatro
con il sostegno di Armunia Festival Costa degli Etruschi
In scena il 14 settembre a Corato (Bari) Festival Verso Sud, il 15 a Rovigo Festival Opera Prima