Teatro lirico — 07/02/2025 at 22:22

Andrea Chenier torna con successo dopo 16 anni al Carlo Felice

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RUMOR(S)CENA – GENOVA – Quando nel 1895 Umberto Giordano inziò a lavorare ad Andrea Chenier aveva 28 anni e già tre titoli di opera all’attivo. Un enfant prodige diremmo oggi con l’età che si è spostata in avanti di molto. Come e più  di altre pagine degli autori della Giovine Scuola, Andrea Chenier è un manifesto del Verismo in cui tutto è istinto, emotività, pronta reazione agli avvenimenti. Il bellissimo libretto di Luigi Giacosa è ispirato alla vita del poeta francese Andrea Chenier condannato per i propri ideali filo monarchici e costituzionalisti dal tribunale rivoluzionario e giustiziato in pieno Regime del Terrore. Nell’opera la tensione politica e sociale va di pari passo con quella amorosa, raccontata nella sua espressione più pura ed appassionata con la storia tra Andrea e Maddalena in cui si inserisce quella più morbosa e violenta con l’ossessione di Gerard, per la giovane che naturalmente non ricambia l’interesse dell’ex servo diventato rivoluzionario.

crediti foto Marcello Orselli

Parlo di bellissimo libretto di Illica in quanto il ”genio dell’opera”, nonchè irresistibile guascone, è stato in grado di cogliere e rielaborare il potenziale drammatico della storia di Chenier, facendone un eroe. Nel contempo Giordano adoperò una scrittura diretta ed efficace esprimendo anche lui a pieno il proprio talento melodico. Un dì all’azzurro spazio è un vero capolavoro sia dal punto di vista della poetica che della melodia! Interpretata da tutti i più grande tenori del mondo: da Caruso a Gigli, da del Monaco a Pavarotti è una delle più belle romanze  scritte da Giordano. Non si riesce ad ascoltarla senza provare ogni volta un’emozione profonda, senza che un brivido percorra la schiena. Ma il brano è importante per molte altre ragioni. Infatti sembra segnare il definitivo ribaltamento del punto di vista romantico, e l’avvento di quel verismo di cui Giordano aveva già dato prova nella sua opera d’esordio, Malavita.

crediti foto Marcello Orselli

In Andrea Chenier è impossibile non vedere qualche riflesso di un’età difficile che era anche nell’ultimo decennio dell’Ottocento. Nell’opera sono palesi i riferimenti sociali del tempo vissuto da Giordano. Il protagonista  riflette un mito dell’età moderna: il poeta incompreso, reietto della società e per questo condannato a sorte tragica. L’opera introduce inoltre nell’intreccio un tema nuovo: l’unione di amore e morte, ovvero la comunione perfetta che si può realizzare solo nella morte. Ed ecco che la forza metafisica dell’amore finisce per mutare il funesto destino dei due amanti in un lieto fine rinviato all’aldilà.

crediti foto Marcello Orselli

Andrea Chenier che andò in scena per la prima volta al Teatro alla Scala il 28 aprile 1896, era assente dalle scene genovesi dal 2009, ed ha debuttato ieri, giovedì 6 febbraio,  al Teatro Carlo Felice nell’allestimento del Teatro di Bologna e dell’Opera Garnier di Montecarlo. A firmare la regia  Pier Francesco Maestrini con le scene di Nicolas Boni. Il sipario si apre su di un impianto visivo elegante e significativo: una grande cornice spezzata delinea ed avvolge la festa nel palazzo nobile fra gavotte e minuetti facendo però presagire che al di fuori c’è ben altro. Avanza la rivoluzione e le fiamme che alla fine del primo atto distruggono il fondale bucolico dànno il via al ribaltamento sociale che sfocerà nel Terrore. Il regista ha fatto ampio ricorso all’uso del green screen per andare a ricercare su larga scala, con una commistione di videoproiezioni e azione scenica, il clima di caos e di terrore, chiudendo ogni quadro con tableaux vivants di effetto.

crediti foto Marcello Orselli

Ma arriviamo alle voci. Il tenore trevigiano Fabio Sartori, al suo debutto nel ruolo di Chénier, ha esibito un’ ammirevole generosità vocale meritando l’approvazione del pubblico genovese soprattutto dopo un appassionato ‘Un dì all’azzurro spazio’. Amartuvshin Enkhbat, attualmente uno dei più attivi baritoni nel panorama lirico internazionale (apprezzatissimo anni fa sempre a Genova nel ruolo di Rigoletto),  è stato un magnifico Gerard. Non è facile interpretare un personaggio così complesso, che nel corso dell’opera subisce una profonda trasformazione, oltre all’abilità vocale infatti per Gerard è richiesta anche una notevole capacità attoriale del cantante. L’ uruguayana Maria Josè Siri, sebbene partita un po’ in sordina, si è poi scaldata negli atti a seguire restituendo una  Maddalena calda e sentita dai giusti toni appassionati e drammatici.  Impeccabile e di gusto l’inserimento coreografico nel primo atto dei tre danzatori del Balletto Fondazione Danza e Spettacolo”For Dance” ETS, diretto Irina Kaskova, le cui coreografie portanola firma di Silvia Giordano. Il ritmo incalzante con il quale si alternano sonorità e piani visivi è stato gestito con grande maestria dal maestro Donato Renzetti, sempre apprezzatissimo dalla platea genovese.

Visto al Teatro Carlo Felice di Genova il 6 febbraio 2025

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