Ospitiamo con piacere il saggio critico di Andrea Porcheddu, in occasione della prima edizione di Sguardi
Sguardi numero uno: proviamo coraggiosi o incoscienti a fare il primo passo.
Lo scorso anno, a Padova, abbiamo aperto con un “numero zero” che ha mostrato punti di forza e innegabili debolezze. Ma l’iniziativa è andata, nel complesso, più che bene: ora, a distanza di un anno, iniziamo la vita programmaticamente girovaga di questa Festa del teatro veneto. E approdiamo/partiamo da Venezia, assestando un po’ la macchina e con qualche idea in più
Vedremo come andrà: intanto ci piace pensare che Sguardi si stia consolidando nel panorama teatrale regionale, e non solo, come appuntamento necessario, per mettere in mostra le tante (belle) cose che si fanno in Veneto. Così, irrobustiti da nuove preziose collaborazioni, come quella con la Fondazione di Venezia e con il Comune di Venezia, e del rinnovato sostegno di Regione del Veneto, cui va il nostro sincero ringraziamento, affrontiamo un passo ulteriore.
Terra di teatri, dicevamo lo scorso anno: e possiamo riconfermarlo, viste le tante domande di partecipazione arrivate.
Il primo segnale da registrare, infatti, è la immutata – anzi crescente – voglia da parte di compagnie, artisti, strutture stabili di partecipare alla manifestazione: un bel numero di richieste, sorprendente, da parte di gruppi giovani o storiche formazioni. E voglio subito dire un grazie: a tutti coloro che, inviandoci la loro adesione in forma di domanda hanno contribuito e stanno contribuendo a dare maggior solidità alla nostra manifestazione. Sguardi è possibile perché c’è tanto teatro, in Veneto, che vuole credere in questa iniziativa e ci dà fiducia.
La commissione artistica, da me coordinata e composta dai registi Daniela Nicosia, Cinzia Zanellato, Massimo Munaro e dalla giovane critica Laura Chianese, ha valutato con grande attenzione i materiali e ne ha discusso a lungo. Abbiamo voluto mantenere il momento di incontro-verifica con alcune giovani compagnie (under 30) che, dopo la prima selezione, sono state invitate a mostrare concretamente in scena frammenti del lavoro, incontrando la commissione per approfondimenti e confronti. Certo, abbiamo dovuto scegliere, correndo il rischio di selezionare anche aspramente: avremmo voluto ampliare ancora la proposta, ma Sguardi si sarebbe mutato in un “su e zo per i ponti” davvero troppo faticoso per chi è chiamato – operatori nazionali e speriamo internazionali – a far la parte del “pubblico”.
Quel che colpisce allora è la qualità diffusa, la varietà di linguaggi, il sistematico confronto tra innovazione e tradizione, la contaminazione di generi e stili. Quest’anno si è notata anche una crescente attenzione per un pubblico giovane, ma anche una interessante e articolata sperimentazione, che definirei grossolanamente “tecnologica”, applicata alla scena.
Sguardi 2011 propone insomma uno spaccato decisamente articolato e intrigante della produzione professionale nel Veneto: teatro ragazzi, ricerca, teatro di figura, teatrodanza, nuove proposte, nuova drammaturgia, classici.
Ecco allora le 24 proposte di Sguardi, articolate in spettacoli compiuti e con aperture quotidiane a lavori ancora in divenire, prove aperte, assaggi di lavoro, letture di testi inediti, in una nuova sezione, che abbiamo fortemente voluto, e che rappresenta una novità rispetto alla passata edizione, chiamata “Colpo d’occhio”.
Per quel che riguarda lo specifico degli spettacoli in cartellone, vale la pena segnalare la presenza di due debutti importanti, quello di Pantakin con CIRCOPAROLA per voce, attrezzi e tendini scritto da Tiziano Scarpa, e quello de La Piccionaia con lo spettacolo per ragazzi Storie in Tazza. Goldoni raccontato ai ragazzi. Ma sono molte, comunque, le novità.
Nel vivace settore del teatro per l’infanzia, oltre al citato spettacolo di Carlo Presotto per la Piccionaia, si registrano proposte diverse: dal visionario e tecnologico Picablo, affondo nel mondo di Picasso a cura del Tam Teatromusica; al materico e onirico Le Mille e una notte di Antonio Panzuto; dalla ricerca tagliente del Lemming con Momo; al poetico e inquieto viaggio di Vasco Mirandola nell’universo dello scrittore Pino Roveredo dedicato agli adolescenti; fino al più classico spettacolo di impegno civile La storia di Bimba senza nome di Ensemble Vicenza Teatro.
Teatro di figura, ma per adulti, è invece il raffinato e commovente lavoro di Gigio Brunello, Vite senza fine. Storie operaie del Novecento, un viaggio nella memoria di un paese che rischia di sparire per sempre.
Per quel che riguarda il teatro maggiormente legato all’innovazione e alla ricerca, saranno presenti a Sguardi i Babilonia Teatro, con il nuovo dirompente lavoro, The End, e Patricia Zanco, che affronta il terribile tema della pedofilia in uno spettacolo di grande rigore, recentemente premiato dal Teatro Stabile del Veneto. Con loro, la compagnia Questa Nave di Antonino Varvarà, che presenta il nuovo lavoro, appena debuttato, Come uno scarafaggio sul marciapiede.
A completare il cartellone due nuove proposte: i giovanissimi veronesi-veneziani Epimorph, con Empire[O]il, teatro performativo basato su una installazione decisamente intrigante e multimaterica, che avvolge letteralmente un numero ridotto di spettatori; e il gruppo Amor Vacui, al suo debutto, con un attraversamento tagliente della Trilogia della città di K. di Agota Kristof.
Ogni giorno, si apre la sezione “Colpo d’Occhio”: spazio trasversale e destabilizzante, cantiere continuo e suggeritore instancabile di proposte, questa area dedicata a lavori brevi (max 20-25 minuti) è un monitoraggio in tempo reale di proposte ancora in divenire o estratti, piccoli e saporiti assaggi di spettacoli già allestiti. Qui si possono incontrare l’incisivo teatro danza dei debuttanti (ma con grande storia individuale) Aleph Company di Padova; o il cabaret surreale e musicale di Andrea Mazzacavallo, chansonnier ironico e disincantato. Qui ci si imbatte nella divertente e trascinante rilettura della Commedia dell’Arte di Barabao Teatro, alle prese con il mito; o con il teatro “scientifico” della compagnia Onda R, che si occupa di fisica quantistica. E ancora: Tib Teatro di Belluno, di Daniela Nicosia, presenta un primissimo studio sul romanzo di Tiziano Scarpa, Le cose fondamentali (alla presenza dell’Autore); mentre al Processo di Kafka guarda la rilettura operata dal padovano TPR di Pierantonio Rizzato. Un colpo d’occhio sarà anche per una surreale e divertentissima lezione scolastica, in cui il povero docente è costretto a fare tutte le materie, aspra denuncia della condizione in cui versa la scuola pubblica, realizzata dal Teatro Comunale di Occhiobello; e per il frammento di un nuovo testo di Paolo Puppa, storico del teatro e drammaturgo che reinventa il mondo e il destino di Admeto. Spazio infine per la performer trevigiana Marika Tesser, dalla cifra astratta eppure di grande incisività, che presenta un tagliente e inquietante Ghiaccio o per il monologo del bravissimo Loris Contarini sui “Serenissimi” scritto da un maestro del noir (e non solo) come Massimo Carlotto, fino a Bolle, soliloquio nevrotico e surreale proposto da Theama teatro.
Se nella passata edizione tema ricorrente era quello della identità veneta (o delle sue declinazioni conflittuali), quest’anno il respiro sembra più ampio, sicuramente diversificato. Ma l’indagine sulle contraddizioni del nostro tempo, e di un territorio da sempre incubatore di complessità sociali, non è venuta certo meno. Anche per questo ho pensato – d’accordo con la commissione artistica – di invitare per un graditissimo “fuori programma” anche Marta Dalla Via, con lo spettacolo Piccolo mondo alpino, il lavoro fresco vincitore del premio Kantor. Vedremo solo un frammento, una parte, seppur significativa, del lavoro che non è una produzione veneta, questo è vero (ed è la ragione per cui non è inserito a pieno titolo nel programma), ma parla profondamente e acutamente, non senza amarezza, del NordEst.
Vorrei chiudere con le parole di un noto critico e studioso. Nel 1974 Angelo Maria Ripellino, ricordando un progetto di regia di Vachtangov del Festino nel tempo di peste, di Puskin:” (…) Oggi, spauriti da quotidiani monatti, che hanno nomi assai poco ballateschi, come Bilancia-dei-Pagamenti, Carovita, Petrolio, Disavanzo, recitiamo nel folto della depressione con la stessa ubriachezza e la stessa gioia dello sfacelo che avvinghiano i personaggi di Puskin”.
Ma – aggiungeva Ripellino – il “festino del teatro ci servirà contro l’insanità del futuro che si approssima, gonfio di incognite e di restrizioni. Benché infetto anch’esso e ben radicato nella limacciosa realtà del presente, il teatro, con le sue scappate e coi suoi infingimenti, sarà incentivo di sogni, ricovero dalla pestilenza, sempre più dominando la nostra vita di talpe, come la cattedrale signoreggiava la città del Medioevo”.
Sono passati oltre trenta anni da quell’articolo. Ancora oggi speriamo che la festa del teatro, ogni festa del teatro, possa far brillare un barlume di umanità.
Andrea Porcheddu
Coordinatore Artistico SGUARDI