CASTIGLIONCELLO – Il Festival Inequilibrio Armunia di Castiglioncello si è preso carico quest’anno, nella doppia direzione artistica di Angela Fumarola e Fabio Masi, di offrire al numeroso pubblico presente a Castello Pasquini, momenti di approfondimento sul teatro e sul ruolo della critica. Spazi di riflessione al fresco della Limonaia che vanno a accrescere ulteriormente il bilancio decisamente positivo di un’edizione che ha riagganciato, come non mai, il teatro contemporaneo al pubblico. Prova ne sono i diversi sold out agli spettacoli in programma nei due lunghi fine settimana tra giugno e luglio. Un Festival dove il Teatro diventa comunione e occasione di condivisione, di scambio tra artisti e spettatori, anche e soprattutto fuori dalla scena. Uno scorrere del tempo dove prendersi una pausa per riflettere e conversare. La piacevolezza di stare insieme senza sentirsi semplici fruitori.
Franco Cordelli, penna autorevole del Corriere della Sera, che ama definirsi “cronista del teatro“, ha presentato domenica mattina il suo recente e appassionante libro tratto da una selezione dei suoi articoli: Declino del teatro di regia (Editoria e spettacolo a cura di Andrea Cortellessa) introdotto da Simone Nebbia di Teatro e Critica che nel libro ha curato anche la parte di schede teatrali. Ha fatto da padrone di casa Fabio Masi.
Un libro, come ricorda Simone Nebbia nella sua puntuale introduzione che va alla ricerca di un “identikit del regista contemporaneo” ma anche di quello che si è perso dai “maestri” della regia, da Kantor a Wilson in poi. Si rintraccia questo passaggio attraverso vari stadi della “distruzione“: dalle macerie alle rovine. Il filo conduttore è la fondamentale distinzione tra “teatro di interpretazione” e “teatro di creazione” trovando la “freccia del senso” in alcuni episodi importanti della storia dello spettacolo, da “La classe morta” di Kantor a “Ifigenia di Castri”. Ma dove si rintraccia il teatro di creazione? Chiarisce Cordelli: “E’ forse arbitrario, ma teatro di creazione e’ quasi tutto il teatro di avanguardia”,
Qual’è un esempio chiave?: La scrittura di Leo De Berardinis. Cordelli, spettatore “che ha visto spettacoli troppo a lungo” dice che il declino del teatro di regia e’ legato al contesto sociale, alla diffusione di un livello medio culturale e al suo dominio: “Il teatro di regia e’ il capolavoro non vediamo più, non c’è più, il pubblico non lo vuole più; il pubblico rifiuta il capolavoro, non lo vuole, rifiuta l’eccellenza”. Un titolo quello del libro del critico che ricorda un articolo del 1981 di Richard Schechner, tra i fondatori dei performance study, il quale include tra le cause della decadenza del declino culturale delle avanguardie, il fallimento della trasmissione di quanto si era imparato. Una incapacità di trasmettere,sviluppare un metodo un training. 25 anni di avanguardia, dice Schechner, diventati sterili
“Ma declina la figura gerarchica del regista o la sua funzione?” chiede Nebbia
“Non è più l’epoca del “tiranno” Strehler o Ronconi; aumenta la democrazia anche a teatro dice Cordelli “Mi sembra che l’esperienza di questo ventennio 90-2010 sia molto simile a quella 60 e 70. Le avanguardie del resto durano quello che durano, ovvero poco”.
“Nostalgia della testualità”? Risponde Cordelli: “Non ho nostalgia, e’ una perdita obiettiva per il teatro. Non vediamo mai Racine in scena. Un grande uomo di teatro potrebbe affrontarlo.“