Ventisei gli anni a cui aggrapparsi, passaggi su Nazioni, paesaggi teatrali differenti. Un comune denominatore: il Teatro della Limonaia di Sesto Fiorentino. Alla porte di Firenze il teatro di Barbara Nativi ha mosso i suoi passi attraverso il mondo ed “Intercity” (dal 28 settembre al 25 ottobre) ne è stata il suo “braccio armato” per andare, conoscere, tornare, portare. Visioni, spazi, scene, compagnie, nuovi respiri ed aperture differenti.
Abbiamo sempre più bisogno di Europa, noi così distanti dal centro, dal fulcro, da ciò che succede in presa diretta. Al massimo ci arrivano eco lontane, rimasugli di voci già fioche. Ecco Intercity, nel suo piccolo grande scopo (anche pedagogico, perché no), ci fa assaggiare e mordere mondi e modi dissimili, ci dona il gusto della ricerca, della perimetralità condivisa. In parole povere: non ci fa sentire soli.
E quest’anno, come già accaduto nella scorsa edizione, Dimitri Milopulos e soci hanno optato non per scandagliare la drammaturgia contemporanea di un solo Paese ma ne hanno messi insieme ben tre. Il Grande Nord: Gran Bretagna, Olanda e Norvegia, già in qualche modo visti all’opera, in singola sede e nel numero 25 della kermesse. Mostre, musica, gli spettacoli di “Connections” realizzati dai ragazzi delle scuole superiori del territorio, incontri, presentazioni, mise en espace, cinema. E sei spettacoli per confrontarci con l’altro, vedere a che punto siamo, dove siamo arrivati, avere il polso della situazione. Se son rose sfioriranno.
“La Limonaia è una fabbrica, è diversa dagli altri teatri”, spiega con orgoglio il direttore. Si parte con un duo olandese, già presenti per l’edizione dedicata ad Amsterdam, in “Breaknight” (28 e 29 settembre). Ispirato a David Lynch come a Chet Baker. Sono le quattro del mattino ed insonni ripercorrono le fasi della propria vita. A seguire Silvia Guidi si rituffa in uno dei “suoi” personaggi pericolosi, border line, che corrono sul filo: “Vilde” (28 e 29 settembre, ma anche 4, 5 e 6 ottobre), testo norvegese rimane a cavallo della sofferenza, a volte cavalcandola altre subendola. Un testo ambiguo come nella tradizione alla quale ci ha abituati l’attrice storica del teatro sestese.
“Breaknight”
immagine di Marije Op’t Eijnde
Si salta in Inghilterra con “End of desire” (4, 5 e 6 ottobre) e veniamo catapultati nel dopo incontro sessuale occasionale tra due sconosciuti, tra il gioco erotico e la decadenza che può arrivare alla deriva pruriginosa. Titolo poetico per “Anche la quiete respira piano contro un muro di mattoni” (11, 12 e 13 ottobre) prima assoluta messa in scena da Michele Panella, altro pilastro della struttura dell’hinterland fiorentino, con Daniela D’Argenio, con una curiosa scena da distruggere ogni sera e ricrearla per la replica successiva.
immagine di Knut Bry
Nelle stesse date anche “L’eredità”, testo norvegese, per la regia di Virginia Martini, con tre non più giovani figli, ma mai del tutto cresciuti, devono dividersi i beni lasciati loro dalla madre da poco deceduta. Surreale e grottesco, ironico e nevrotico, i tre sono eterni bambini che sono stati incapaci di diventare adulti e per questo ridicoli. Si chiude con un incastro ossimorico tra la danza, gesto raffinato e delicato, ed il calcio, sport maschile per eccellenza e duro, con “A tribute to the art of football” (18 e 19 ottobre) con i tipi di Jo Stromgren che lo scorso anno ci portarono invece, nella loro ricerca drammaturgica-sportiva, nelle pieghe del ping pong.
Info: 055.440852; teatrodellalimonaia.it;