Si compone il numero preso dal catalogo del festival sul cellulare all’orario indicato e dall’altra parte risponde una voce femminile, è l’attrice Vittoria Puccini, parte attiva di questa installazione sonora, ispirata dalla performance Dial-A-Poem proposta nel 1969 dal Giorno Poetry System Institute, fondato dallo stesso John Giorno.
Sono le tre, tra la gente che gira intorno al festival qualcuno ha appena mangiato al bar del Caos, Centro Arti Opificio Siri, siede ancora nei tavolini fuori con una tazzina di caffè vuota davanti e il cellulare all’orecchio per i suoi cinque minuti di poesia. Vittoria annuncia: ti leggerò una poesia di Amiri Baraka, dalla Prefazione ad un messaggio di suicidio in venti volumi. Chi ascolta viene cullato dalle parole, forse colpito da queste, dal titolo a lui sconosciuto, o dal ricordo della personalità eclettica e rivoluzionaria, rappresentativa della cultura afroamericana, che è questo poeta.
C’è ancora qualche minuto, allora Vittoria propone Angelo Azzurro, una poesia di Allan Ginsberg che fa emergere il profilo della Dietrich dal passato come un’insegna pop d’una desolata stazione di benzina negli Stati Uniti. Vittoria ha una voce ferma ma fresca che si segue con piacere anche se la linea a volte mangia le sue parole. L’idea della performance è superba: le poesie estrapolate da quei contenitori, le raccolte, dove risiedono, come in un elenco telefonico, sono libere riconquistando indipendenza e dignità. Anche il gesto quotidiano e leggero di una veloce telefonata, qui momento di ascolto, piccola oasi strappata al caos giornaliero e possibile in qualsiasi luogo, è liberatorio.
Visto il 28 settembre, 2013, al cellulare, Festival Internazionale della Creazione Contemporanea, Terni.