Ultimo Harem Serra Yilmaz,
La parola ribadita, toccata ed approfondita è Casa. Casa come accoglienza, come spazio dove sentirsi pienamente consapevoli ma anche rilassati, riflessivi e senza pressioni. “110 e lode”, come il massimo voto alla tesi di laurea, è il titolo alla nuova stagione del Teatro di Rifredi diretto da ventinove anni dalla compagnia Pupi e Fresedde (Angelo Savelli, Giancarlo Mordini, Francesco De Biasi): cento come gli anni di apertura del luogo, nelle mani della Casa del Popolo, dieci come gli anni di Stabilità d’Innovazione. Un bel connubio. Come sempre un gran mix tra toscanità ed internazionalità: “Il primo pensiero va a chi per la prima volta in sedici anni non è qui con noi – dice commosso il regista Angelo Savelli – a Carlo Monni, questo è stato il suo teatro”.
Angelo Bruno Savelli
Vengono dati all’ingresso i leccalecca chupa chups in omaggio: una stagione tutta da succhiare. Giancarlo Mordini, l’anima amministrativa, fa il punto della situazione: “Lo scorso anno siamo riusciti a pagare 630.000 euro tra paghe e contributi, abbiamo avuto un seppur minimo incremento di pubblico dell’1,3% arrivando a 32.300 presenze, con 30.000 euro in più d’incassi derivanti dal fatto che abbiamo aumentato numericamente i biglietti staccati nel serale e diminuito quelli delle matinee per i ragazzi. Tutto questo anche se la situazione italiana registra una decrescita di mezzo milioni di ticket nel settore teatro per quanto riguarda la stagione appena passata”. Mordini è sempre lucido e preciso nelle sue analisi.
Muu! Ylana
Rifredi è un teatro che avrà 156 giorni d’apertura. Ed allora rieccoci al vecchio e sempre nuovo, ormai evergreen e must, “Ultimo Harem” con Serra Yilmaz, alla sua decima stagione consecutiva, un vero record in Italia. Tra le altre produzioni interne “Nel mezzo del cammin” al settimo anno, che ha raggiunto le 20.000 presenze, con Sergio Forconi al posto del compianto Monni, e poi “Il giornalino di Gian Burrasca”, o “La carta più alta” dal romanzo di Marco Malvaldi, per la regia di Andrea Bruno Savelli, autore già affrontato lo scorso anno con “La briscola in cinque”. La retrospettiva su Alessandro Benvenuti, qui cresciuto ai tempi dei Giancattivi, con tre lavori: “L’Atletico Ghiacciaia”, “Benvenuti in Casa Gori” e “Un comico fatto di sangue”.
Alessandro Benvenuti
Anna Meacci e Katia Beni riportano l’esilarante “Ticket e tac”, Nicola Pecci dopo aver affrontato Luigi Tenco, stavolta affonda il suo recital nelle corde di Sergio Endrigo, Alessandro Riccio avrà una lunga tenitura per la novità “Pane e volpi”, e poi Emma Dante ed Ennio Fantastichini, assolutamente da seguire. Nella parte internazionale, da sempre fiore all’occhiello dei Pupi e Fresedde, ancora Duel e Paolo Nani, visti ed apprezzati negli scorsi anni, ma anche “Muu” degli spagnoli Yilana, toreri sull’orlo di una crisi di nervi, o la danza leggerissima ed acrobatica e spettacolare circense di “Liason Carbone”.
L’approccio di Ugo Chiti al capolavoro assoluto della toscanità, il “Pinocchio” di Collodi: “Era un appuntamento obbligato, sfiorato tante volte al cinema, ma sempre rimandato, – spiega lo stesso regista della compagnia Arca Azzurra di San Casciano – tutto quello che dici su Pinocchio, tutte le possibili chiavi di lettura possono essere contraddette. Ho rispettato la lingua collodiana. Tra i miei attori storici mancava il corpo-Pinocchio, ed allora ho scelto Paolo Cioni (visto anche nella pellicola cult ‘I primi della lista’. Il testo è sconfinato e totalizzante ed anche la messa in scena ho cercato di renderla visionaria e orrorifica, perché Pinocchio è l’eterna possibilità di gioco e di spavento”.
Alessandro Riccio
www.teatroverdionline.it