GENOVA – Siamo entrati ospiti all’interno del Laboratorio del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Genova: “Analisi del teatro d’opera nelle sue componenti drammaturgiche, scenografiche e registiche”, magistralmente condotto – e con buona dose di sense of humor – dal giovane Matteo Paoletti, Dottore di ricerca in Storia del Teatro. In poco più di un mese abbiamo potuto appassionarci al capolavoro indiscusso di Giuseppe Verdi, che costituì la svolta nella storia dell’opera italiana: Il Rigoletto, riallestito dal Teatro Carlo Felice di Genova (dopo la prima andata in scena nel 2013) con scenografie e luci sapientemente confezionate in casa, i costumi affidati alla cura della stilista tedesca Regina Schrecker (e che rimarranno in dote al teatro), l’orchestra ed il coro del Teatro Carlo Felice e la regia a cura del 93nne tenore Rolando Panerai, già interprete molte volte del ruolo di Rigoletto.
La trama è tratta da un dramma francese scritto da Victor Hugo nel 1832 “Le Roi s’amuse” (Il re si diverte), trasposto in libretto da Francesco Maria Piave ed intitolato “La maledizione”. Protagonisti Francesco I re di Francia, ritratto come un bieco Don Giovanni (“Questa o quella per me pari sono …”), circondato da cortigiani corrotti e crudeli, e Triboulet, il suo buffone di corte. Verdi dovette però cambiare il nome dei personaggi (da qui Rigoletto e Duca di Mantova) e l’ambientazione a causa della inesorabile censura di allora. Ma non bastò. Come previsto, datosi che non si stava narrando di una qualsiasi storia d’amore e morte, il Governatore di Venezia, dove avrebbe dovuto andare in scena l’opera al Teatro La Fenice, deplorò il lavoro del maestro e del poeta definendolo “di ributtante immoralità ed oscena trivialità”. Un problema difficile da affrontare. Verdi non volle comunque sottostare a i biechi compromessi imposti, accettò suo malgrado di tagliare la scena dell’amoreggiamento tra il Duca e Gilda, la dolce ed inesperta figlia di Rigoletto, che cade innamorata del titolato tombeur de femmes (“La donna è mobile, qual piuma al vento …”). Ma quando il padre cerca di aprirle gli occhi e poi lei scopre che lo stesso Rigoletto ha pagato un sicario per ferire il Duca a morte, lei decide di immolarsi, vittima sacrificale non già per l’abuso e l’onta subite (il Duca la fece rapire pensando che fosse l’amante di Rigoletto, e poi una volta riconosciuta comunque approfittò di lei), ma soprattutto lei volle offrire la propria vita per l’amore profondo che ormai provava per il libertino menzognero, sostituendosi a lui con uno stratagemma. E così la maledizione da cui al titolo del libretto, che viene scagliata su Rigoletto e sul Duca dal Conte di Monterone (acerrimo nemico del Duca, il quale gli aveva sedotto la figlia … ma allora è un vizio!), viene alfine attuata. “Ah la maledizione!” Nello spartito, dal punto di vista musicale, il tema della maledizione viene sottolineato sempre con il ripetersi della nota Do.
Dopo attente analisi del libretto e dello spartito in aula, con gli studenti ed il valido professore abbiamo assistito alle prove di regia sul palco del Teatro Carlo Felice, alle prove di orchestra, alle prove di assieme in cui finalmente cantanti, coro, danzatori, figuranti e musicisti si incontravano per la prima volta e si fondevano in un unico corpo. Sotto il palco, l’immensa macchina scenica che si compone di ben quattro palcoscenici interscambiabili tra di loro e l’enorme laboratorio dove si stanno approntando le monumentali scenografie riallestite per l’occasione. Alla conferenza stampa il Maestro Panerai, nella sua inconfondibile ironica toscanità, ha monopolizzato l’attenzione narrando de i suoi 66 anni di palcoscenico, che lo ha visto duettare e lavorare con gli indimenticati Renata Tebaldi, Maria Callas, Luciano Pavarotti e registi e direttori del calibro di Eduardo De Filippo, Giorgio Strehler, Franco Zeffirelli, Herbert Von Karajan e tanti altri. In questa veste di regista fa sapere che è profondamente conscio che la bacchetta è tenuta in mano dal Direttore di orchestra (nel nuovo allestimento si succederanno ben tre cast e due direttori: Dorian Wilson e Francesco Ivan Ciampa), ma cercherà comunque di instillare un pò più di animosità e movimento a i cantanti, i quali cambieranno spesso costume per assumere di volta in volta diverse connotazioni del proprio personaggio: Rigoletto (interpretato anche dal grande Leo Nucci e da Amartuvshin Enkhbat) il quale sveste i panni del buffone di corte per diventare il padre di Gilda (Leonir Bonilla una giovane soprano con voce di grande spessore nel secondo cast); la quale a sua volta smetterà la veste di figlia fragile ed ingenua per diventare la madre di Rigoletto per mezzo del suo atto d’amore, e liberare così il padre dalla maledizione.
Chiediamo al Maestro come, secondo lui, poter avvicinare e far conoscere alle giovani generazioni l’Opera, questa importante tradizione italiana che vide gli albori nel ‘500 e che si diffonderà il tutto il mondo: “Con l’insegnamento e la passione trasmessi fin da primi banchi di scuola” Da parte sua, non potrà mai stravolgere ciò che il pubblico melomane vuole, ovvero che l’opera tramandata da i nostri grandi compositori resti immobile, seppur con qualche accorgimento, per far sì che il bel canto e la musica la facciano da padroni e raggiunga i cuori degli appassionati.
Alla prova generale, il 5 dicembre, un teatro gremito di piccoli spettatori si faceva notare nel foyer del Teatro Carlo Felice: l’auspicio ed il consiglio del Maestro Panerai è validamente attuto dal nostro Teatro dell’Opera, che permette alle scolaresche di assistere al prezzo di un biglietto di entrata al cinema, alla prova generale: la prova del nove. Trucco, parrucco, costumi, scenografie, luci si materializzano. Al termine del primo atto, come annunciato in prova dal regista, assistiamo al cambio di scenografia con due palcoscenici che si avvicendano. Mentre la sala da ballo del palazzo di Mantova sparisce lentamente sotto il palco, dal fondale avanza lentamente la casa di Rigoletto, con le nuvole sullo sfondo e la notte irradiata da luci soffuse. Riappaiono le quinte e mentre ciò avviene, da i lati del palco intravvediamo i tecnici che controllano attentamente l’azione: lo spettacolo nello spettacolo, applaudito a piene mani. Non ci sono stati momenti di incertezza fino alla conclusione del terzo atto – che chiude con la disperazione di Rigoletto mentre piange la sua prediletta Gilda ormai morente. Il cast, il direttore di orchestra, il maestro del coro, la costumista, l’assistente alla regia ed un sorridente Rolando Panerai ringraziano per le ovazioni entusiastiche ricevute dalla platea. Un plauso particolare va alla macchina organizzativa ed artistica del Teatro Carlo Felice, per come siamo stati accolti ed accompagnati in questo interessante percorso, nonché all’Università di Genova, che per mezzo della passione del Docente, ci ha condotti a tutti gli effetti in un mondo fatto di grandi e piccole professionalità al servizio della cultura. Gli applausi della prima sono stati lunghi e intensi della durata di ben sei minuti.
Teatro Carlo Felice, Genova: Il Rigoletto, repliche fino al 29 dicembre.
RIGOLETTO di Giuseppe Verdi
TEATRO CARLO FELICE di Genova – dal 6 a 29 dicembre 2017
Direttori d’Orchestra, Francesco Ivan Ciampa – Dorian Wilson
Regia, Rolando Panerai
Costumi, Regina Schrecker
Luci, Luciano Novelli
Nuovo allestimento Fondazione Teatro Carlo Felice
da un’idea di Rolando Panerai
Orchestra e Coro del Teatro Carlo Felice
Maestro del Coro, Franco Sebastiani
Personaggi ed interpreti principali:
Rigoletto, Leo Nucci – Amartuvshin Enkhbat – Carlos Álvarez
Gilda, Maria Mudryak – Leonor Bonilla – Serena Gamberoni
Duca di Mantova, Antonio Gandía – Massimiliano Pisapia- Celso Albelo
Sparafucile, Dario Russo – Mihailo Šljivić
Maddalena, Anastasia Boldyreva – Kamelia Kader