RUMOR(S)CENA – RESISTERE E CREARE – TEATRO DELLA TOSSE – GENOVA – Correva l’anno 1824 quando il noto compositore austriaco Franz Schubert compose il Lied (Canto) “Der Tod und Das Mädchen” (La Morte e la Fanciulla), utilizzando i versi del poeta Matthias Claudius. Dedicato ad una “comune amica” dell’uomo, ossia la Morte, Schubert lo scrisse quando era ancora preda di uno stato d’animo depresso, reso ancora più insopportabile da gravi problemi di salute che lo indussero a sentirsi più vicino alla morte di quanto non volesse credere, seppur ancora molto giovane. Al Teatro della Tosse, per la quinta edizione della Rassegna Resistere e Creare (in scena a Genova fino a ad oggi 8 dicembre), Michele Abbondanza e Antonella Bertoni, una lunga carriera come danzatori, coreografi e fondatori dell’omonima Compagnia, hanno scelto come base musicale, per la loro creazione, lo struggente Quartetto per archi in Re minore che porta lo stesso nome del Lied, La morte e la fanciulla, spogliando completamente sia la scena che le tre danzatrici protagoniste e vestendole solamente delle loro lunghissime e coreografiche capigliature. Alla luce di pochi fari sapientemente puntati, alcune nuvole di fumo si mescolano a i movimenti intrisi di pura poesia e dalla dimensione pittorica e scultorea. Pare davvero di assistere ad una esposizione in movimento di opere del Canova o del Botticelli, di Klimnt o di Schiele, mentre si susseguono i registri musicali profusi dagli archi: Allegro, Andante, Scherzo allegro molto, Presto.
Il pubblico in sala assiste, rapito, in un silenzio altissimo fatto di un’attenzione quasi reverenziale, così difficile da raggiungere durante una performance: in un continuo rincorrersi della Morte verso la Vita che vuole sfuggirle, ancorché troppo giovane per arrendervisi. Sul fondale si illumina la proiezione video che cadenza le sequenze musicali ed introduce ai versi del poeta Claudius: “Dammi la tua mano bella creatura delicata!”, mentre un sospiro cadenzato, profondo, si sovrappone al pianoforte ed al canto in lingua tedesca. In un sottofondo di pausa musicale le tre aggraziate fanciulle, illuminate dal bianco pallore dei loro corpi senza veli, escono dalle quinte e dal fumo che riempie la scena. In tempo reale le loro immagini in video si stagliano sul fondale. Le vediamo scendere le scale che portano al sottopalco per poi indossare una leggera e lunga veste da camera nera e guardarsi tra loro, prima di rientrare in scena vestite solo della loro pallida epidermide. L’incontro delle fanciulle con la Morte assomiglia ad un corteggiamento e il rapporto tra di loro si avvia ad essere non di tenebra e di angoscia, ma di tenerezza e di abbandono, quasi come fosse un innamoramento, una tenera liaison. La danza si fa a tratti frenetica, i tre corpi si rincorrono, si separano e si riuniscono, si sfiorano tra loro, si aprono e si chiudono al ritmo delle note di Schubert che rende ancor più il senso del dolore, della rabbia, dell’angoscia al ritmo della tarantella che travolge (sul finale, Presto), in una cavalcata verso l’abisso. “Sono un’amica, non vengo per punirti”, sussurra la Morte alla fanciulla, “Su, coraggio! Non sono cattiva. Dolcemente dormirai fra le mie braccia.”
La danza diventa senza freni, veloce, animalesca. La fanciulla non vuole cedere alle lusinghe del suo corteggiatore (in lingua tedesca la parola morte è sostantivo maschile): “Via, ah, sparisci! Vattene, barbaro scheletro! Io sono ancora giovane; và, caro! E non mi toccare.” Le note sinfoniche si intersecano con le cifre stilistiche di una danza contemporanea che qui si eleva all’ennesima potenza per leggiadria, virtuosismo, poetica de i gesti, interpretati dalle tre insuperabili danzatrici Eleonora Chiocchini, Valentina Dal Mas e Claudia Rossi Valli. “Sono un’amica, non vengo per punirti. Su, coraggio! Non sono cattiva. Dolcemente dormirai fra le mie braccia!”. La danza ora si fa più calma, le fanciulle si acquietano, siedono a terra, si sfiorano, si guardano, con fiducia e serenità si porgono all’invito seducente della Morte. La complessa bellezza della musica concede le ultime note. Il pubblico, ammirato ed incredulo, percepisce la sensazione di aver assistito ad un’opera trascendente, elegante pura e preziosa.
Visto il 2 dicembre 2019 al Teatro della Tosse di Genova