RUMOR(S)CENA – VOLPONE – COMPAGNIA DELLA MANDARINA – SPOLETO – Al Teatro Caio Melisso di Spoleto è andata in scena la commedia “Volpone” di Ben Jonson, assente in teatro dal 2002 quando venne rappresentata l’ultima volta dalla Compagnia Glauco Mauri. Prendendo spunto dal film omonimo del 1988, diretto da Maurizio Ponzi, il nuovo allestimento è stato realizzato dalla Compagnia della Mandarina facente parte dell’associazione di promozione sociale Wood Pictures.Anche se il testo, originario in cinque atti e scritto durante il periodo elisabettiano nel 1606 non prevedeva l’utilizzo di musiche di scena, la contaminazione di riferimenti passati e contemporanei come la bomba atomica, Botero o l’introduzione dell’euro (solo per citarne alcuni), voluti dal regista Diego Piccioni ne hanno arricchita la trama. Una narrazione che si fonda sulle ipocrisie dell’uomo moderno messo di fronte alla tentazione del denaro: il meschino interesse di tre “amici”: Maurizio Maurizi in “Voltore” e la sua consorte Laura Frascarelli al debutto, Giorgio Santi in “Corbaccio” e la moglie Rosella Loreti, Antimo Zucchetti in “Corvino” sposato a Maria Rita Dell’Anno, riservano molte ed esagerate premure al Volpone interpretato da Massimo Menghini – nomen omen – , con falsi sentimenti, solo per ereditare l’intero suo lascito. Vania Ficola nel ruolo della governante Caterina, Sandro Fiorelli in quello del sacerdote, Luigi Beltrammi nelle vesti del notaio e in qualità di sua segretaria Matilde Rocchi , il quale, invece, riuscirà a sottrargli con astuta arbitrarietà comica e con l’aiuto di Mosca (Alessandro Preda) il maggiordomo che con dovizia sarà capace di giocare persino con la sua stessa complicità.
Se non è accidentale l’accostamento tra strumenti e voce, in un recitativo accompagnato dall’ensemble Note Libere, è il copione ad impadronirsi di una funzione timbrica di supporto al fraseggio. A instaurarsi nel rapporto tra musica e parola sono le sezioni dirette e composte da Alessandro Sabatini capaci di tradurre il contenuto e rimandano al modello specifico della tradizione greca in cui la musica esprimeva gli effetti del testo. Come nella prima polifonia del Cinquecento il figuralismo che si verrà a creare sarà un basso discontinuo in grado di indurre lo spettatore, guidato da una rara spontaneità, a provare certe emozioni piuttosto che altre, ad applaudire e poi a ridere.
L’inserto musicale che già nell’età barocca era parte integrante della finzione teatrale sarà invece dislocata a «carattere allegorico» come dall’insegnamento reperibile direttamente da Monteverdi, il quale perfezionò il nuovo genere teatrale assegnando alla musica quella funzione precisa ed espressiva affidata oggi a undici elementi (archi e fiati) nella punteggiatura da camera.
La rappresentazione di questa commedia in prosa leggera rimanda alla tradizione popolare (ad ogni battuta una risposta musicale), all’intrattenimento di corte che l’Inghilterra del XVII secolo si faceva vanto di assumere. Uno dei pregi del teatro elisabettiano fu quello di anticipare, di fatto, l’ironia “tra le righe” che ritroveremo in Brecht ma che grazie alla magia del tempo la Compagnia ha potuto fare propria festeggiando con questo adattamento i dieci anni di attività.
“Volpone” produzione della Wood Pictures, Compagnia Tetro della Mandarina, in collaborazione con Note Libere, regia di Diego Piccioni su adattamento di Ben Jonson. Visto in prima nazionale sabato 6 aprile 2019 al Teatro Caio Melisso di Spoleto