RUMOR(S)CENA – TURANDOT – BOLOGNA – Guarda al futuro la Turandot di Giacomo Puccini che ha debuttato al Teatro Comunale Bologna, firmata da Fabio Cherstich e dal collettivo di artisti figurativi russi AES+F. Sul podio il direttore Valerio Galli, apprezzato interprete pucciniano. In questo progetto il linguaggio tradizionale dell’opera interseca l’immaginario fantastico di AES+F che firmano i video, le scene e i costumi, e che nelle sue opere multimediali crea mondi ibridi e visionari, guardando alla contemporaneità senza specifici riferimenti geografici. Le luci sono di Marco Giusti. Per questo allestimento l’azione si svolge in una immaginaria città cinese del terzo millennio, sfavillante come un videogioco, in cui elementi dell’architettura orientale tradizionale si sovrappongono a edifici tecnologici, percorsa da navicelle spaziali popolata da draghi volanti. A capo della città c’è la principessa Turandot, il cui cyber-matriarcato ci viene presentato in questa occasione attraverso immagini video.
Quest’opera non è solo il punto di arrivo del percorso artistico di Puccini ma l’occasione in cui il compositore elabora forme musicali e drammaturgiche che lo collocano in un contesto storico musicale più ampio di quello italiano. Turandot, favola nata in Persia, riscritta in Italia da Carlo Gozzi e rivisitata dai librettisti Giuseppe Adami e Renato Simoni, nelle cui mani è diventata il capolavoro incompiuto di Puccini che conosciamo (a Bologna è stato adottato il finale di Franco Alfano), narra la vicenda della principessa cinese (da cui è tratto il titolo all’opera), disposta a concedersi in sposa a chi si sottoporrà a tre enigmi. Solo il pretendente in grado di risolverli potrà avere la sua mano mentre chi non risponderà sarà condannato a morte. Al cospetto della principessa arrivano Timur – vecchio re tartaro spodestato- e suo figlio Calaf, deciso a provare la pericolosa impresa. Questi riuscirà a risolvere gli enigmi e Turandot cadrà in preda alla disperazione. Calaf si dichiarerà a sua volta pronto a morire se la principessa riuscirà a indovinare il suo nome prima dell’alba. Disposta a tutto pur di sapere il nome, fa torturare la fedele schiava del giovane, Liù, la quale però non rivela la soluzione scegliendo di togliersi la vita. Turandot, turbata e attratta da Calaf si fa baciare da lui che le sussurra il suo nome. Insieme si mostreranno alla folla dove verrà proclamato il nome del misterioso principe: “Amore”.
La concertazione ponderata di Valerio Galli è la vera innovazione di questa messa in scena accompagnando le voci senza compromettere la concertazione e mettendo ilcast in condizione di dare il meglio di sé. La melodia, la modernità della partitura e la sontuosità vocale non scendono a compromessi ma vengono invece ugualmente esaltate. La sua lettura è sostenuta e raffinata come convincenti sono i solisti di fama internazionale. Il tenore Gregory Kunde interpreta il ruolo di Calaf senza banalizzarlo, liberandolo da eccessi considerati ormai canonici. Gli acuti sono il culmine dell’articolazione fluida del legato. Il soprano Hui He, nel ruolo di Turandot, ha sorpreso assecondando con la sua timbrica la morbidezza lirica lasciando trasparire dove richiesto dalla partitura spigoli e asperità. Il soprano Mariangela Sicilia si conferma soprano pucciniano di prim’ordine nei panni di Liù. Dotata di un’ emissione morbida e rotonda, timbro pieno,si rivela interprete intensa, infondendo nel personaggio personalità ed eroica passione. Puntuale la prova di In-Sung Sim come Timur, Bruno Lazzaretti nei panni di Altoum, Vincenzo Taormina, Cristiano Olivieri, Francesco Marsiglia, rispettivamente i tre consiglieri imperiali Ping, Pong e Pang, Nicolò Ceriani Silvestri nel ruolo di un mandarino, Massimiliano Brusco (principe di Persia) e Silvia Calzavara e Lucia Viviana nelle vesti di ancelle di Turandot. Il coro, posizionato su due gradinate che si fronteggiano, istruito da Alberto Malazzi, conferma il buon livello a cui ha abituato il pubblico, assieme all’orchestra e al coro di voci bianche preparato da Alhambra Superchi. Il gradimento si conferma dalla ovazione spontanea del pubblico, ancorché contenuta dal direttore d’orchestra, per le canoniche arie di Claf, Liù e Turandot, e dai finali applausi rivolti ai tre protagonisti e per Valerio Galli. Molte invece le perplessità per l’allestimento scenico.
Coproduzione con il Teatro Massimo di Palermo, il Badisches Staatstheater Karlsruhe e in partnership con il Lakhta Center di San Pietroburgo. Turandot andrà in tournée organizzata dalla Sawakami Opera Foundation, con cui il Teatro Comunale di Bologna partecipa alle celebrazioni del 150 esimo anniversario dei rapporti diplomatici tra Italia e Giappone.
Visto al Teatro Comunale il 28 maggio 2019