RUMOR(S)CENA – BOLZANO – Leggendo del ricco programma per la primavera/estate teatrale bolzanina si è deciso di saperne di più sul lavoro del Teatro Stabile di Bolzano. Sul sito www.inthenet.eu abbiamo iniziato a discutere con il direttore Walter Zambaldi della risposta del pubblico sulla rassegna estiva FUORI! il Teatro Fuori dal Teatro, e ai tanti spettacoli proposti tra maggio e giugno nell’arena approntata nel parco fluviale del Talvera. Questa seconda parte si concentrerà su argomenti più generali e sui progetti per la prossima Stagione che, si spera, non subirà interruzioni.
Molti teatri nei mesi della pandemia hanno semplicemente pensato ai bilanci, mettendo i lavoratori in cassa integrazione (quelli assunti, dato che la maggior parte dei tecnici e degli artisti in Italia non lo sono) e, nel contempo, puntando su qualche nome di richiamo per la prossima Stagione autunnale. Lo Stabile che lei, Walter Zambaldi, dirige pare abbia fatto altre scelte.
«Come accennavo già nella prima parte (l’intervista sul sito www.inthenet.eu, ndr) da decenni il Teatro Stabile di Bolzano può vantare un bilancio sanissimo, grazie a un’oculata gestione dei fondi elargiti dai nostri soci fondatori: questa situazione ottimale ci ha permesso di non fermare mai le nostre attività, indirizzate al rimodellamento dei progetti in essere e alla produzione di nuovi spettacoli, in modo da far lavorare artisti e professionisti dello spettacolo agli allestimenti anche durante i lunghi mesi di sospensione degli spettacoli da vivo. Nessuno dei nostri dipendenti è andato in cassa integrazione: nel 2020 i contratti di assunzione siglati dal TSB sono stati 362, in linea con la media dell’ultimo triennio. Lo Stabile di Bolzano è stato il primo teatro in Italia ad accogliere il pubblico in sala il 4 giugno 2020 con le prove aperte di Pane o libertà di e con Paolo Rossi, spettacolo che ha inaugurato la Stagione estiva e quella invernale del Piccolo Teatro di Milano.
In un anno che ha conosciuto pochissimi mesi di spettacolo dal vivo, le repliche delle produzioni del TSB sono state 103. Siamo inoltre riusciti a mantenere fede agli impegni produttivi precedentemente presi, portando fino al debutto le produzioni che sono e saranno protagoniste di tour nazionali: Romeo e Giulietta. Una canzone d’amore di Babilonia Teatri con Ugo Pagliai e Paola Gassman; Peachum. Un’opera da tre soldi di Fausto Paravidino con Rocco Papaleo; Eichmann. Dove inizia la notte di Stefano Massini con Ottavia Piccolo e Paolo Pierobon. Per gli artisti del territorio abbiamo pubblicato tre bandi volti alla realizzazione del format Spettacoli Tascabili e alla creazione di una piattaforma per la Circuitazione dello Spettacolo Professionale dal Vivo, nata grazie al sostegno della Regione Trentino-Alto Adige e alla collaborazione tra Centro Servizi Culturali Santa Chiara e Coordinamento Teatrale Trentino. Nel 2020 il TSB ha compiuto 70 anni: per questa occasione abbiamo dato alle stampe due volumi di natura differente, uno relativo alla storia artistica intitolato Teatro Stabile 70. La storia, gli spettacoli per Mondadori Electa, e il secondo intitolato Teatro e società, dedicato all’impatto sociale delle sue attività sul territorio ed edito da Carocci. Abbiamo lavorato incessantemente a un archivio digitale consultabile dal nostro sito www.teatro-bolzano.it che raccoglie 70 anni si immagini e testimonianze storiche legate alla vita del TSB: a oggi abbiamo catalogato, digitalizzato e reso fruibili online oltre 12.000 documenti. Non ci siamo mai fermati, con ostinazione abbiamo perseguito i nostri progetti produttivi a lungo termine, cercando di adattarli al meglio alla contingenza».
A Bolzano è ben noto che vi è un’alta affluenza in teatro ma anche alle mostre e agli eventi culturali. Come si crea una tale situazione di interesse e compartecipazione?
«È il frutto di un lungo lavoro di coinvolgimento, di diversificazione dell’offerta, di promozione, di facilitazione dell’accesso alla cultura attuato negli ultimi decenni dalla Provincia Autonoma e dai Comuni altoatesini. Una politica illuminata che parte da questo assunto: la cultura è un diritto di ogni cittadino ed è parte fondante della qualità di vita di ciascuno di noi, oltre che fondamento del tessuto socioeconomico di un territorio. La politica dei prezzi dello Stabile è figlia di questo atteggiamento: i nostri abbonamenti (da 10 a 12 spettacoli) non sono mai costati più di 124 Euro. Gli under 20 pagano solo 6 Euro a biglietto, solo per fare un esempio. E anche per la stagione 2021/22 che non potrà avvalersi degli abbonamenti viste le incertezze sulla capienza delle sale, adottiamo una politica di prezzi che favorisce la partecipazione al teatro: il biglietto intero costerà 15 Euro, quello ridotto 10 e l’under 20 6 Euro».
Come vede il futuro (diciamo del prossimo autunno/inverno) del teatro, in Italia e, soprattutto, nella sua città? Molti temono nuove chiusure.
«Ovviamente spero che questo incubo non si ripeta più, un procrastinarsi di questa situazione minerebbe ancora più profondamente la già traballante condizione dei lavoratori della cultura e non solo. Se tutti si vaccinassero, sono convinto che potremmo facilmente scongiurare questo pericolo».
I suoi progetti futuri?
«I miei progetti futuri sono strettamente legati a quelli dello Stabile che dirigo. La prossima Stagione presenterà una rosa di nuove produzioni che si affiancheranno agli spettacoli prodotti l’anno passato. Mi piace lavorare e coinvolgere gli artisti in più progetti, mantenere con loro un legame e un’assonanza di intenti che possa dare vita a collaborazioni sempre nuove e proficue: il 28 ottobre debutteremo in prima assoluta con Tango Macondo, spettacolo che fonde musica dal vivo a narrazione, come accaduto con Tempo di Chet! La versione di Chet Baker. Questa nuova produzione è scritta e diretta da Giorgio Gallione e porterà nuovamente in scena Paolo Fresu come compositore e interprete dal vivo di un percorso musicale che, dalla Sardegna, conduce fino al Sudamerica. In questo viaggio sonoro intriso di realismo magico, Fresu sarà affiancato da Daniele di Bonaventura all’accordéon e Pierpaolo Vacca all’organetto. In scena, assieme ai tre musicisti, troveremo Ugo Dighero, Rosanna Naddeo, Paolo Li Volsi e tre danzatori. Nuova è anche la produzione Balasso fa Ruzante (Amori disperati in tempo di guerra), che vede Natalino Balasso portare in scena una sua arguta riscrittura dell’opera di Angelo Beolco per la regia di Marta Dalla Via. Durante il tour nazionale faranno tappa a Bolzano anche le produzioni del 2020/2021: Peachum, spettacolo scritto e diretto da Fausto Paravidino e interpretato assieme a Rocco Papaleo, ispirato all’Opera da tre soldi di Bertolt Brecht; e Eichmann. Dove inizia la notte, testo di Stefano Massini diretto da Mauro Avogadro e interpretato da Ottavia Piccolo e Paolo Pierobon. La rassegna Wordbox-Parole per il teatro accoglierà inoltre gli esiti della prima edizione della Scuola di Drammaturgia diffusa Scritture, diretta da Lucia Calamaro e organizzata da Riccione Teatro, Stabile di Bolzano, Teatro della Toscana, Teatro Bellini di Napoli e Teatro Della Sardegna. Progetti ne abbiamo in serbo ancora moltissimi…».
Sei anni alla guida dello Stabile di Bolzano. Un bilancio?
«Già sei anni? Ecco, sono state Stagioni molto intense ma non so se è il momento di fare bilanci. Un punto della situazione l’abbiamo fatto nel 2020, quando lo Stabile ha compiuto 70 anni. Questo traguardo è caduto al culmine di un processo di continua crescita che ci ha portati a ottenere punteggi elevati dal Ministero per livello artistico, capacità produttiva, forza occupazionale anche delle giovani generazioni. Abbiamo cercato di lavorare incessantemente per favorire una maggior confidenza con il teatro, per intensificare la presenza dello Stabile sul territorio, per ideare e produrre spettacoli innovativi. Un insieme di pratiche che hanno condotto il TSB a raggiungere quota 126.000 spettatori nell’arco della Stagione 2019/2020 e a triplicare il numero di abbonati nell’arco di quattro stagioni, con un sensibile aumento degli spettatori under 25. In queste Stagioni abbiamo ampliato anche la rassegna dedicata ai più giovani che, oggi, è divenuta una piattaforma articolata che coinvolge mediamente 45.000 spettatori dai 3 ai 19 anni. Ovviamente la pandemia ci ha costretti a mettere in discussione tutto e a ripartire da capo. A me piacciono le sfide e mi piace mettere tutto in discussione. Sarà una bella avventura. Con la rassegna FUORI! speriamo di essere riusciti a risvegliare l’amore e la voglia di teatro nei nostri concittadini».