Recensioni — 09/10/2024 at 08:38

Mein Kampf di Stefano Massini: anatomia di un cadavere eccellente

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RUMOR(S)CENA – BOLZANO – Un’ora e mezza di parole brucianti, di concetti abrasivi che incalzano lo spettatore e lo colpiscono con la forza di un pugno nello stomaco: non è un racconto quello che fa sulla scena Stefano Massini in Mein Kampf, ma una interpretazione attoriale dove ogni inflessione, ogni anafora, ogni iperbato, lungi da essere puri artifici retorici, si caricano di senso e di efficacia.

crediti Filippo Manzini

Su una pedana bianca che ne circoscrive le mosse in un campo ristretto e claustrofobico, immersa com’è nel buio cupo della sala lacerato da suoni acuti e assordanti (la scena è diPaolo Di Benedetto, le luci di Manuel Frenda, i costumi di Micol Joanka Medda, gli ambienti sonori di Andrea Baggio), l’autore-interprete traccia l’inquietante percorso di formazione esistenziale e politico di un uomo destinato a segnare col sangue un’epoca. Dall’alto piovono pochi ma emblematici oggetti: un cappello, una valigia, un cappotto, simboli delle deportazioni. E poi un cumulo di libri, a ricordare quelli bruciati a migliaia sulle piazze. E infine una cascata di vetri in frantumi, icona della famigerata notte dei pogrom antiebraici consumatasi tra il 9 e 10 novembre 1938.

crediti Filippo Manzini

Il testo è costruito partendo dal libro che il giovane Hitler aveva dettato a Rudolf Hess nel 1924 nella cella di Landsberg, dove era rinchiuso dopo il fallito tentativo di colpo di stato del novembre 1923. Un’opera che, secondo lo storico Joachim Fest, pensata come una sorta di bilancio dei suoi primi anni di battaglia politica «assunse via via il carattere di una mistura di biografia, trattazione ideologica, manuale di tattica e di agitazione». A distanza di cento anni dalla nascita di Mein Kampf e a otto anni dal 2016, quando la Germania decise di consentirne nuovamente la pubblicazione in libreria dopo il lungo divieto, ritenendo che soltanto la conoscenza potesse evitare il ripetersi della catastrofe, Stefano Massini, porta sulla scena un testo complesso, redatto attingendo anche dai comizi del Führer, dai discorsi di Goebbels e Himmler, dall’ampio materiale delle Conversazioni di Hitler a tavola.

crediti Filippo Manzini

Il timore di vivere un’esistenza irrilevante, l’ansia di fare qualcosa di epocale «Da dove si inizia per cambiare la Storia? Da dove si inizia per cambiare tutto?», sono concetti e frasi che si trasformano in elementi ossessivi e martellanti della drammaturgia di Massini. Diventa così icastica la paranoia di un giovane frustrato che trova nella propria disperazione il grimaldello per penetrare nella disperazione e nello scontento delle masse e per manovrarle piegandole ai propri deliranti disegni. Un meccanismo efficace sempre, tanto più oggi, ci dice Massini, quando il tramonto delle ideologie e il crollo del capitalismo, hanno aperto una falla nella fiducia nella democrazia e spalancato le porte all’istinto che si nutre di rabbia, orgoglio, frustrazione e paura.

crediti Filippo Manzini

Servono le parole giuste per arginare la deriva politica e sociale che ci minaccia e insieme la consapevolezza del funzionamento degli ingranaggi che innescano il processo degenerativo verso forme di totalitarismo, diverse dal passato ma non per questo meno pericolose.

Visto il 4 ottobre 2024 al Teatro Comunale di Bolzano

prodotto dal Teatro Stabile di Bolzano e Piccolo Teatro di Milano – Teatro D’Europa in collaborazione con Fondazione Teatro della Toscana.

Dall’8 al 27 ottobre in scena al Piccolo Teatro Strehler di Milano

https://www.piccoloteatro.org/it/2024-2025/mein-kampf

https://www.piccoloteatro.org/it/events/2024-2025/intorno-a-mein-kampf

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