RUMOR(S)CENA – MILANO – Un gioco di carte tra tre personaggi, un palcoscenico ricoperto da un tappeto verde che richiama allo stesso tempo un tavolo da gioco e la vecchia hall di un albergo di montagna, un’insegna luminosa con la scritta “Reception”, uno specchio ad un angolo che distorce le immagini e un vecchio sofà. In questo spazio minimalista a cavallo tra passato e presente, si consuma il dramma di “Else” messo in scena dalla compagnia Corrado d’Elia che ha proposto dal 4 al 9 febbraio allo Spazio Tertulliano di Milano, una nuova rilettura in chiave contemporanea della celebre novella scritta nel 1924 da Arthur Schnitzler “La signorina Else”.
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Il giovane regista Davide Gasparro, diplomato alla scuola del Piccolo Teatro con Luca Ronconi, pur collocando l’azione in una dimensione atemporale, gioca tra passato e presente facendo entrare e uscire i tre attori da situazioni di straniamento di sapore brechtiano, per poi farli passare a un teatro più fisico, in cui corpo e voce interagiscono. In alcuni momenti gli attori danzano sulle musiche di vecchie canzoni come la celebre “Abat jour“ di Henry Wright, che venne utilizzata da Vittorio De Sica per accompagnare il celebre striptease di Sophia Loren davanti a Marcello Mastroianni. In altri, la protagonista Else balla scatenandosi al ritmo di musiche techno come se fosse in discoteca, nei momenti di ribellione e di crisi.
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La Else di Schnitzler, che nel racconto è una giovane signorina benestante dell’alta borghesia, desiderosa di fare carriera come attrice ma anche probabilmente come futura moglie di un qualche riccone, è qui trasformata in una ragazza dei giorni nostri, rigorosamente vestita di nero, con tanto di stivaletti anfibi e felpa dentro la quale spesso si nasconde alzando il cappuccio, chiudendosi in se stessa, alla ricerca di libertà e emancipazione da una famiglia la cui pressione sarà per lei fatale. Else è un Amleto in gonnella tormentata, come il protagonista del dramma shakespeariano, con il quale spesso si identifica e del quale sta imparando il monologo per presentarsi all’esame di ammissione per entrare come attrice all’ Accademia di recitazione. Ed è su questa affinità con il personaggio shakespeariano che punta l’adattamento di d’Elia e la regia di Davide Gasparro. I personaggi sono tre. Else, la zia Emma, con quale si trova in vacanza sulle Alpi e Dorsday, un amico di famiglia nonché anche impresario teatrale, che conosce bene i genitori e la giovane sin da quando era una bambina, anche lui in vacanza nello stesso albergo.
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L’apparente spensieratezza di Else in vacanza, che alterna momenti di infatuazione per il maestro di tennis con il quale trascorre alcune ore di lezioni alle ore di studio come aspirante attrice, si dissolve nel momento in cui la madre di Else invia una lettera nella quale la spinge a chiedere a Dorsday un prestito di 30 mila euro per ripagare i debiti di gioco del padre e fargli evitare il carcere. A questo punto Else comincia ad interrogarsi sulla credibilità dei suoi genitori, incapaci loro stessi di gestire la propria vita scaricando sulle sue spalle la possibilità di risolvere i loro problemi economici. Si sentirà imprigionata in una situazione senza via di scampa quando, sollecitata anche dalla zia, si troverà nell’imbarazzante situazione di fare questa richiesta a Dorsday il quale, segretamente attratto della giovane, le proporrà di aiutare il padre ma a una condizione: Else dovrà mostrarsi nuda ai suoi occhi per almeno un quarto d’ora.
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Chiara Salvucci, che interpreta Else, è intensa e dirompente e trova un perfetto equilibrio tra l’uso della voce e del corpo, le grida, le lacrime e i suoi scatti di rabbia arrivano allo spettatore coinvolgendolo emotivamente, trascinandolo nel suo mondo interiore e nel tormento di dover salvare i genitori compiendo una azione per lei ingiustificata.
Andrea Bonati è perfettamente calato nel personaggio di Dorsday, gigionesco e nello stesso tempo untuoso, galante e affascinante ma anche ambiguo e calcolatore, come anche quando, in alcuni momenti, si cala nei panni del padre del tutto anaffettivo e preoccupato soltanto di salvare la faccia davanti alla società. Del resto, come afferma il personaggio di Dorsday, per lui la vita è come una partita di poker, il successo non dipende dal destino ma dalla capacità di manipolarlo. Come manipolatore è capace di mostrarsi gentile e accondiscendente ma, nello stesso tempo, il suo sorriso e il suo sguardo lasciano intendere che è un uomo senza scrupoli. Valeria Ducato è una zia Emma affabile e stralunata, affettuosa e nello stesso tempo insofferente, sopraffatta dai cliché e dall’apparenza. Avvincente quando cattura l’attenzione del pubblico nel suo racconto della preparazione della ricetta della Sacher Torte. Interpreta poi anche, con spietato distacco la parte della madre, preoccupata soltanto di salvare il loro status sociale.
Il pubblico ha accolto calorosamente la messinscena di Davide Gasparro e la sua regia dinamica e caratterizzata da momenti di tensione.
Visto allo Spazio Tertulliano di Milano il 7 febbraio 2025