RUMOR(S)CENA – VAL VENEGIA PASSO ROLLE – La sezione CAI di Laives ha organizzato una ciaspolata in un ambiente spettacolare uno dei più belli del Trentino, risalendo la val Venegia per giungere fino al gruppo delle Pale di San Martino, il Cimon de la Pala, la Vezzana, i Bureloni, Passo Costazza, la Baita Segantini fino al Passo Rolle. L’escursione per esperti in ambiente innevato è iniziato dalla malga Venegia posta a 1778 metri d’altitudine. Proseguendo si è potuto ammirare l’imponente parete del Monte Mulaz, e superare la malga Venegiota a 1824 metri d’altitudine per raggiungere poi il Passo Costazza e la Baita Segantini situata a 2170 metri. Il panorama è tra i più belli dell’intero arco alpino delle Dolomiti sul gruppo delle Pale di San Martino, con il maestoso Cimon della Pala (anche chiamato il Cervino delle Dolomiti) le pareti di Cima Vezzana e dei Bureloni.
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LE PALE DI SAN MARTINO
Dominano incontrastate, maestose ed eleganti, sfiorando, altre superando i tremila metri di altezza. Sono le cime che formano le Pale di San Martino, il più esteso gruppo montuoso delle Dolomiti. Le celebri montagne, dal Cimon della Pala alla Vezzana, dalla Rosetta alla Pala, dal Sass Maor alla Madonna, Cima Canali fino ad arrivare alla liscia parete dell’Agnèr, formano una corona circolare che delimita un vasto altopiano di circa cinquanta chilometri quadrati di pura roccia calcarea, puntellata qua e là da potentille, raponzoli, papaveri gialli, sassifraghe, genziane e stelle alpine.
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«…[Le Pale di San Martino] così terrificanti che sembra debbano spalancarsi da un momento all’altro e far precipitare l’intera massa delle rocce. Credo di poter dubitare che perfino nelle Ande sia raro trovarsi di fronte ad una scena così straordinaria e primordiale.
(…) Il Cimon della Pala nella forma assomiglia ad una tomba faraonica, con quel pinnacolo piramidale sulla cima. Neppure il Cervino, che pure offre a chi lo guarda un aspetto crudele e ha alle spalle una lunga storia di tragedie, dà una tale misura della nostra piccolezza come il Cimon della Pala e incute una sensazione di smarrimento e paura»
(Amelia Edwards, Cime inviolate e valli sconosciute, 1872)
«Troppo grande il Cimone: fa paura; pare voglia cascarmi addosso! Non ancora una stella nel cielo. L’aria è inebriante come lo champagne. E che profumo sale dai prati!»
(Arthur Schnitzler, La signorina Else, 1924)
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https://www.baitasegantini.com/storia/
Un posto idilliaco per una storia ricca di poesia. Baita Segantini fu costruita nel 1936 dall’artista Alfredo Paluselli, che qui visse in solitudine per 35 anni. Tutto iniziò a Bellamonte, un vecchio tabià ispirò il giovane e temerario Alfredo che decise di smontare quell’antico fienile per portarlo nel luogo dove vivrà da eremita, tra scalate sulle cime più impervie delle Dolomiti e poesie sbocciate ascoltando il rumore del vento. Un’impresa non semplice che Alfredo realizzò, tracciando con badile e piccone, la strada che gli consentì di trasportare con il carro quella che diventò la sua casa. Una casa alla quale aggiunse un laghetto alpino, uno specchio magico che in alcuni periodi dell’anno, in orari ben precisi, lega indissolubilmente l’immagine al suo riflesso per momenti di puro incanto. E’ questa una parte della storia di Alfredo Paluselli che, dopo aver girato il mondo, piantò le sue radici in cima al Passo Rolle.
È un rifugio dedicato a Giovanni Segantini, noto pittore paesaggista originario di Arco (Trento)
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crediti fotografici di Claudia Piazza, Silvano Rosa, Lino Micheletti, Marco Zanlucchi