MILANO – La definizione di psichedelico sta ad indicare lo stato di coscienza sotto effetto di sostanze dagli effetti psicoattivi in grado di liberare il pensiero da quelle sovrastrutture imposte dalle convenzioni sociali e causare alterazioni sensoriali. Visioni e allucinazioni possono compromettere le funzioni normali di una persona. Nella sanguinaria tragedia di Macbeth Shakespeare fa agire l’usurpatore al trono e sua moglie affetti da visioni e allucinazioni tali da procurare loro reazioni di angoscia e tormento.
La scelta del regista Francesco Leschiera di ambientare il dramma in una discoteca e titolarlo Psychedelic Party appare determinante per esaltare l’effetto straniante della mente umana sottoposta a sollecitazioni di questo genere. Alterazioni psichedeliche alla base dell’impulso omicida come se l’uomo macchiatosi di sangue non fosse in grado di intendere e volere e l’agito violento non fosse altro che la conseguenza di una mente ottenebrata. Ecco allora che il maleficio predetto dalle streghe si trasforma in un party tra luci e fumi in cui il male assume le sembianze di un DJ barman (l’attore Andrea Magnelli che ben incarna il personaggio dai tratti luciferini) che serve cocktail ai protagonisti sulla scena e del vino agli spettatori: bevanda che per Macbeth è l’analogo della pozione che le Streghe nell’opera originale di Shakespeare preparano al fine di procurarli delle visioni in grado di soddisfare le domande che il re aveva posto loro. Interrogativi urgenti per capire il suo destino.
Nella versione del Teatro del Simposio tutto avviene in un ambiente quasi claustrofobico (dato dallo spazio del piccolo palcoscenico) ma che rende bene l’idea del dramma interiore vissuto da un uomo assettato di potere. Lo stordimento che si crea dentro una qualsiasi discoteca è nelle intenzioni del regista quanto di più alienante possa accadere, per trasformare la vita in un incubo, dove non è più possibile tracciare un confine tra realtà e incubo, sogno o delirio onirico. Tutto appare come una proiezione della mente visibilmente alterata in cui Macbeth (interpretato da Jacopo M. Pagliari ) e Lady Macbeth (una cinica e credibile Sonia Burgarello) sono sottoposti a sollecitazioni tali da spingerli sempre più verso la violenza che è insita nei loro pensieri e la contorsione dei loro corpi appare come una reazione distonica ad un malessere di cui sono pervasi.
Il regista nella sua libera trasposizione della vicenda riesce a mantenere nella sua essenzialità il dettato drammaturgico, nella sua progressiva e irreversibile caduta nel baratro della follia che si tinge di rosso stante a significare il sangue. Nel lavoro di riduzione e sottrazione che Antonello Antinolfi, Giulia Pes, Francesco Leschiera adattano alla messa in scena è conservata tutta la potenza dirompente delle parole e l’intenzionalità del regista è forse quella di creare una sorta di parallelismo tra la tragedia di Shakespeare e la nostra contemporaneità, in cui si assistiamo quotidianamente a episodi di crudeltà gratuita. In questa versione di Macbeth il cui ruolo di Banko è interpretato da Alessandro Macchi, agiscono tutte quelle variabili umane che concorrono ad un abbrutimento dell’essere umano in cui stride la superficialità dimostrata dalla coppia, così come avviene in una società edonistica che cerca attraverso la trasgressione la soddisfazione di pulsioni distruttive. L’essere umano appare sempre più fragile e incapace di resistere al facile piacere consumistico e se Macbeth aspirava al potere del trono oggi sembra un uomo che non tollera nessuna frustrazione e finisce per esserne vittima mentalmente e fisicamente.
Visto al Teatro Tertulliano di Milano il 5 maggio 2017
elaborazione drammaturgica Antonello Antinolfi, Giulia Pes, Francesco Leschiera
con Sonia Burgarello, Alessandro Macchi, Andrea Magnelli, Jacopo M. Pagliari
regia Francesco Leschiera
scene e costumi Paola Ghiano, Francesco Leschiera
luci Luca Lombardi
scenografie digitali DORA VISUAL ART
elaborazioni e scelte musicali Antonello Antinolfi
produzione Teatro del Simposio