Recensioni, Teatro — 10/07/2021 at 09:58

La vita sulla “Nuova colonia” non può avere un futuro.

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RUMOR(S)CENA – CATANIA – In una sera d’estate di fine giugno, il vulcano Etna spargeva su Catania una pioggia di cenere lavica caduta copiosa dal cielo diventato plumbeo. È accaduto mentre nel cortile del Palazzo della Cultura andava in scena La nuova colonia, una nuova produzione del Teatro Stabile di Catania (per il cartellone Evasioni, la stagione estiva del Teatro Verga). Il suo autore, Luigi Pirandello, non avrebbe potuto desiderare di meglio nel raccontare di un gruppo di uomini e donne emigrati in una colonia un tempo adibita a carcere penale, su un’isola vulcanica deserta con l’intento di cambiare la loro vita. Un’atmosfera sulfurea insolita quanto contestuale al dramma che il drammaturgo siciliano scrisse tra maggio e giugno del 1926: un prologo e tre atti che appartiene alla trilogia del “ teatro dei miti”, dove emerge il mito sociale, mentre la seconda opera è Lazzaro sul mito religioso e infine I giganti della montagna, opera incompiuta appartenente al mito dell’arte. Rappresentata per la prima volta nel 1928 al Teatro Argentina di Roma con Marta Abba e Lamberto Picasso, con la regia dello stesso Pirandello, La nuova colonia, conferma il mandato di cosa deve fare un teatro pubblico: aggregare maestranze artistiche residenti.

crediti foto Antonio Parrinello

La compagnia formata da giovani attori under 35 siciliani, scelti tramite un bando apposito, è stata diretta da Simone Luglio (candidato nella terna dei finalisti del Premio “Le Maschere” del Teatro Italiano” come migliore regista insieme a Valerio Binasco e Gabriele Lavia), è originario di Agrigento. «È una notizia che ci rende fierissimi. La selezione di Simone Luglio tra i candidati per la miglior regia teatrale – ha dichiarato la direttrice del Teatro Stabile di Catania Laura Sicignano – e rappresenta anche un importante e prestigioso riconoscimento rispetto alla linea intrapresa in questi anni dal nostro Teatro: una linea orientata a far sì che lo Stabile di Catania possa porsi come vero e proprio talent scout, impegnandosi nella valorizzazione di nuovi talenti, in particolar modo siciliani. Essere nella terna finale del premio Le Maschere del Teatro italiano rappresenta il coronamento di un percorso artistico vitale, onesto e appassionato di tutta la compagnia de La nuova colonia».

crediti foto Antonio Parinello

Si chiama drammaturgia del territorio e fa capire come un ente teatrale pubblico possa indirizzare bene le sue scelte. «… ho pensato fortemente anche all’autore, un autore che è nato a pochi chilometri da dove sono cresciuto e che da sempre mi ha fatto sentire a casa, ma che allo stesso tempo risulta essere uno scoglio arduo da scalare – scrive nelle sue note di regia il regista – Pirandello non è solo uno dei più grandi drammaturghi di sempre ma è un modo di fare teatro, un suono ricorrente. Ha la riconoscibilità che hanno le grandi rock star. Quello che mi sono chiesto è: come faccio a rispettare la riconoscibilità di questo monumento ma contemporaneamente tradirlo, tradurlo per un pubblico che è di questo tempo?».

Quesito al quale ogni regista contemporaneo può trovarsi ad affrontare con il rischio di tradurre sulla scena drammaturgie classiche svilendone la sua natura originaria, spesso fonte di insuccesso. «Per struttura e temi trattati assomiglia più ad uno Shakespeare, fortissimi i legami con La tempesta» (di Shakespeare, ndr) – spiega ancora Simone Luglio e fin dal principio è possibile notare l’evolversi della narrazione drammaturgica: i quadri scenici hanno una forza dirompente che parla di esseri umani alla ricerca di un’ideale utopistico ma votati ad un fallimento predestinato. L’isola è in realtà un miraggio o qualcosa di simile ad una rincorsa illusoria dove tentare di cancellare le proprie identità precedenti, auspicando una rigenerazione in cerca di un “porto” sicuro. Fa pensare a quanto accade nel Mediterraneo e i frequenti naufragi di migliaia di vite disperate. Pirandello possedeva un sguardo capace di anticipare le contraddizioni di una società alla deriva. Il regista trova la sua giusta dimensione per farne un ritratto impietoso delle fragilità umane.

crediti foto Antonio Parrinello

Una donna, diventata madre che cerca di affrancarsi dalla sua condizione di ex-prostituta, fiduciosa di una relazione affettiva con l’uomo che ama, le fa credere di lasciarsi dietro di sé un passato stigmatizzato da chi la giudicava. Il finale però non lascia scampo su quell’isola destinata ad affondare, scossa e tormentata da un terremoto, abbandonata, sì pure lei, alla medesima condanna dei suoi precari e provvisori abitanti. Non per chi ha scelto di espiare le proprie responsabilità per aver vissuto nell’illegalità. Si salverà solo la madre con il suo bambino. Il Male ritornerà anche su quell’isola e il diavolo tentatore, incarnato dal dio denaro, sa sempre insinuarsi nelle pieghe di chi è incapace di opporsi per l’avidità che corrompe gli uomini. Uno di loro decide di tradire la coesa comunità per consegnarla nelle mani di chi ha tutta l’intenzione di imporsi e comandare, privando loro della sofferta autonomia conquistata.

La regia di Simone Luglio procede su questa linea sottile che oscilla tra un’aspirazione salvifica e istinti puramente egoistici. Un’analisi impietosa in cui è necessario fermarsi a capire e ritrovare una coscienza collettiva. Lo spettacolo fluisce in una recitazione corale, caratterizzata da un percorso maturato nel tempo sospeso dalla pandemia. Subisce ad un certo punto un rallentamento parziale per la densa e complessa narrazione intrinseca al testo (il regista ne fa una riduzione di ‘90 minuti rispetto ai tempi originali). Si potrebbe aprire un dibattito sulla creazione dei processi artistici in cui lo studio e la preparazione venga esentata da scadenze di rappresentazione a breve termine. La nuova colonia ha potuto usufruire proprio di questa opportunità preziosa: undici tra attrici (Lucia Cammalleri e Roberta Catanese) e attori, affiatati e tutti convincenti, ottimamente guidati dal regista, lui stesso in scena, hanno sedimentato nel lungo periodo l’esito che è stato festeggiato dal pubblico.

crediti foto di Antonio Parrinello

La nuova colonia

di Luigi Pirandello
adattamento e regia Simone Luglio
con Dario Aieta, Antonio Alveario, Giovanni Arezzo, Lucia Cammalleri, Michele Carvello, Roberta Catanese, Antonino Cicero Santalena, Giulio Della Monica, Federico Fiorenza, Simone Luglio, Claudio Zappalà
aiuto regia Chiara Callegari
dramaturg Francesca Fichera
scene e costumi Claudia Gambadoro
musiche originali Salvatore Seminatore
produzione Teatro Stabile di Catania.

Visto a Catania il 19 giugno 2021

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