Come interpretare “Dopo la Battaglia”, l’ ultimo spettacolo di Pippo Delbono? Dopo “La Menzogna”, meraviglioso e duro lavoro sull’incidente alla ThyssenKrupp, si entra in sala con troppe aspettative, ma è davvero sbagliato aspettarsi che Delbono, maestro nel creare immagini crude e poetiche, artista di indiscutibile sensibilità, ci stupisca ancora una volta? In questa produzione è accompagnato, oltre che dagli straordinari intepreti della sua compagnia, da grandi nomi del panorama performativo internazionale, come Alexander Balanescu e il suo struggente violino, Marigia Maggipinto danzatrice di Pina Bausch e Marie-Agnès Gillot étoile dell’Opera di Parigi. Eppure non ci resta che applaudire i grandi nomi, poiché in scena c’è ben poco che possa essere definito una spettacolo concluso, ragionato, limato. Durante lo spettacolo vengono socchiuse le porte di molti grandi temi: l’ingiustizia, l’indifferenza, il disinteresse per una cultura che non sia solo intrattenimento, la perdita di un maestro oltre che di una delle più grandi danzatrici e coreografe del 900.
Eppure come nella metafora kafkiana, queste porte non vengono oltrepassate bensì aperte alla rinfusa. Poche azioni sceniche e poche immagini, la maggior parte delle quali ripetute più volte e demandate a video, senza che si crei un reale crescendo di intensità. Anche i testi proposti, da Kafka a Pasolini, da Artaud alla Merini, danno voce a pensieri immensi che restano però slegati l’uno dall’altro, quasi a voler abbracciare tutta la complessità di un campo di battaglia ma non sapere da dove iniziare a descriverne lotte, perdite e trionfi. Lo sguardo dello spettatore si arena tra immagini troppo spesso fisse e personaggi, a volte carenti di profondità. Uno dei pochi momenti di forte impatto emotivo, sono le coreografie interpretate da Marigia Maggipinto e da un coro di corpi ora vibranti in tutto lo spazio con costumi rosso fuoco ora semplici presenze. Momenti in cui l’aria di addensa purtroppo troppo brevi. In questo spettacolo, Delbono cede troppo spesso nel vizio Terenziano dell’apologia. Ciò che ci aspetta “dopo la battaglia” è davvero l’auto giustificazione? Non dovrebbe essere il lavoro a parlare di sé?
Forse questo spettacolo è la risposta a tutti i tagli alla cultura, ai tempi massacranti di produzione che non lasciano spazio per digerire le proprie emozioni e domande. Oppure l’intenzione è descrivere proprio quel palco semivuoto a cui ci stiamo condannando? Sembra comunque mancare “Dopo la battaglia” quel filo rosso che guidi l’immaginario degli spettatori, aprendone i sensi a nuove interpretazioni, indignandoli ed infiammandoli. Per rispondere al decadimento della cultura, l’artista dovrebbe saperci far spuntare ali e zanne. Pippo Delbono riesce spesso nei suoi lavori ad elevare lo spettatore alla condizione di testimone, attanagliandogli lo stomaco fin quasi a non lasciargli la forza di applaudire. Purtroppo non questa volta.
Dopo la battaglia
di Pippo Delbono
Con Dolly Albertin, Gianluca Ballarè, Bobò, Pippo Delbono, Lucia Della Ferrera, Ilaria Distante, Simone Goggiano, Mario Intruglio, Nelson Lariccia, Marigia Maggipinto, Julia Morawietz, Gianni Parenti, Pepe Robledo, Grazia Spinella
Con la partecipazione di Christophe Clad e Marie Agnes Gillot
Visto al Vie Festival di Modena, Teatro Comunale Luciano Pavarotti il 14 ottobre 2011