Chi fa teatro, Interviste, Teatro — 11/02/2023 at 11:31

Storie di Manifattura: “Cosa ne sarà?”, il passato e il futuro di Karim Galici

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RUMOR(S)CENA – CAGLIARI – Cala il sipario su “Cosa ne sarà?” – capitolo finale del progetto pluriennale Storie di Manifattura a cura di Impatto Teatro, dedicato a “Sa Manifattura” di Cagliari: un ideale viaggio nel tempo per riscoprire e raccontare le vite delle donne e degli uomini che hanno lavorato nella Manifattura Tabacchi, fino alla trasformazione dell’antico opificio in “Fabbrica della Creatività”.

Il direttore artistico di Impatto Teatro, Karim Galici, attore, regista e filmmaker, traccia un bilancio di un intenso periodo di ricerche “sul campo”, laboratori e spettacoli, per restituire un’identità a un luogo significativo per la città, denso di memorie, altrimenti destinate all’oblio.

Karim Galici foto PieroMartinello

Per citare il titolo di un suo lavoro, “cosa rimane”?

Resterà da una parte il grande ricordo di una esperienza che ha legato passato e presente – con diverse generazioni di operai e artisti – nella creazione di eventi culturali e nel cercare di fissare queste memorie in modo che possano essere sempre visibili anche in futuro. Quando abbiamo iniziato il cancello della Manifattura era costantemente chiuso e per entrare bisognava “farsi annunciare”, ora il passaggio pedonale è sempre accessibile e le attività all’interno sono molteplici ogni giorno. Aprire i suoi spazi alla cittadinanza era uno dei nostri grandi obiettivi e siamo convinti di aver già dato un contributo molto importante in quella direzione.

Ora, inoltre, siamo vicini ad un grande passo che aspettiamo da più di tre anni: trasformare la straordinaria bellezza dello spettacolo fatto dal vivo in realtà aumentata. In questo modo sarà possibile vivere l’esperienza immersiva in qualunque momento – nei giorni e negli anni futuri, grazie alla app Storie di Manifattura con le scene in augmented reality e al documentario curato da InMediazione, che testimonieranno questo lavoro nella storia.

KARIM GALICI in Viaggio nelle città invisibili al Castello di Cagliari

Come è nata l’idea del progetto?

Sin dall’infanzia avevo subito una fascinazione per quel cancello sempre chiuso, quasi con la curiosità del poeta davanti alla siepe. Poi, dopo la riapertura, nel 2018, ho presentato la mia candidatura come Manager Culturale e ho sviluppato un progetto performativo, “In A Mosaic World”, che sfruttava i diversi padiglioni per delle installazioni multimediali. Insomma, come tanti operatori culturali, mi ero avvicinato con felicità ai nuovi spazi di cui la città si stava riappropriando, ma sentivo che mancava qualcosa.

Percepivo che tutta la sua storia rischiava di perdersi nel dimenticatoio. Nel 2019 ho presentato un progetto per raccontare le storie ancora sconosciute di quanti avevano vissuto quegli spazi che – per chi sa Sentire – profumano ancora di tabacco. La proposta è piaciuta a Sardegna Ricerche, cui è affidata la gestione de “Sa Manifattura”, perché coniugava arte e nuove tecnologie con il passato e il futuro dell’ex fabbrica.

Storie di Manifattura è un progetto site specific, in linea con la poetica di Impatto Teatro, per la valorizzazione del patrimonio storico, artistico e archeologico. Sono stati intervistati ex dipendenti e in generale cittadini per raccogliere testimonianze dirette (o indirette) della vita lì dentro. In particolare, sono stati molto importanti i sopralluoghi con gli ex operai. Con il primo, Emidio Porru, io e Adriana Monteverde siamo rimasti cinque ore e mezza a girare negli spazi di Sa Manifattura tra ricordi, aneddoti e confidenze. Era il settembre del 2019 e credo che lo spettacolo sia nato lì.

Quale ruolo ha giocato la pandemia?

La pandemia ha sicuramente rallentato alcuni processi creativi, ma possiamo dire di non esserci mai fermati neanche durante il lockdown, in cui abbiamo realizzato le interviste su Zoom e uno spettacolo che è stato visto in tutto il mondo in diretta streaming.

Quali sono state le reazioni del pubblico?

Stupore e grande emozione. Da una parte l’empatia verso storie poco conosciute, ma in qualche modo universali e dall’altra la nuova esperienza di vivere uno spettacolo in maniera sensoriale.

Come immagina il futuro de “Sa Manifattura”?

Sogno un centro culturale aperto 365 giorni all’anno, in cui si possano anche vedere i work in progress dei diversi artisti impegnati nei tanti spazi; mi piace pensare che una volta al mese ci possa essere un’apertura totale con un evento multidisciplinare che coinvolga tutti; sarebbe bello però tenere uno spazio in chiave museale sulla storia del luogo e – perché no – prevedere nella programmazione stabile il nostro “Cosa rimane?” come visita-spettacolo.

Storie di Manifattura è stato anche oggetto di una tesi,“Site Specifity e Teatro: Cosa Rimane? All’ex Manifattura Tabacchi di Cagliari”, presentata da Roberto Lezzi al corso di laurea in DAMS di Torino. Ideatore e regista di spettacoli “immersivi” come “Vita nella città – Cagliari aperta al mondo” e “Invisible Space – Viaggio nelle città invisibili”, accanto alle performances de “Il museo danzante” e al progetto di “teatro sociale” e inclusivo di “In a Mosaic World”, Karim Galici ha diretto spettacoli anche oltre oceano e recentemente degli eventi in Polonia, oltre a collaborare con il contest e il festival MArte Live. Non solo teatro, ma anche cinema: tra i suoi ultimi lavori i documentari “Dall’Est con Amore. Quattro storie di vita e integrazione” (2020) e “La Vita sopra ogni cosa. Storia di un Padre ortodosso in Sardegna” (2021), prodotti da Cittadini del Mondo Onlus e presentati nell’Isola e nella Penisola, in una tournée culminata alla Casa del Cinema di Roma.

E nel suo futuro?

Con Impatto Teatro stiamo sviluppando il progetto “Storie di Naturale Follia” e debutteremo a luglio con il nuovo spettacolo. Il punto di partenza è il corto teatrale “L’Autarchica” che aveva vinto il Premio come Miglior Testo Originale al Festival Giardini Aperti nel 2019. Un progetto che vuole indagare le tematiche della marginalità, dell’ambiente e della follia in connessione con l’arte. Nel cinema continuerà la collaborazione con i Cittadini del Mondo e vogliamo chiudere la trilogia di progetti collegati con le migrazioni dai paesi dell’ex Unione Sovietica attraverso un documentario sul Progetto Chernobyl e i tanti bambini accolti in Sardegna dopo il gravissimo incidente nucleare del 1986.

Se dovesse spiegare la sua poetica… la sua idea di teatro… come la definirebbe?

In 7 parole chiave: esperienziale, sociale, immersiva, sensoriale, itinerante, site specific, non convenzionale.

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