RUMOR(S)CENA – ROMA – Al Teatro Brancaccio è andato in scena il musical Tutti parlano di Jamie. Il cast, diretto da Piero Di Blasio, riporta in Italia il sogno del sedicenne Jamie Campbell di diventare una drag queen. Si tratta dell’adattamento dell’omonimo musical britannico Everybody’s Talking About Jamiedi Tom MacRae, ispirato al documentario della BBC del 2011 che racconta la vera storia dell’attore Jamie Campbell Bower. La messa in scena in Italia, tre anni dopo l’anteprima britannica del 2017, ha riscontrato enorme successo già dal debutto del 2022.
La scenografia è caratterizzata da un fondale neutro e da cinque colonne color antracite finestrate e multifunzionali. Ad ogni cambio scena queste installazioni, insieme ai proiettori rosso-verde-blu, creano ora l’aula scolastica ora gli interni della casa di Jamie ora il negozio di Vittorio’s Secret ora le strade di Sheffield. Le tinte, in armonia con i testi e le musiche, attribuiscono un’aura disneyana al musical tanto da alleggerire il plot.
La storia di Jamie è, infatti, quella del vincitore e il lieto fine è consacrato sin dalle prime battute. Complice un atteggiamento politicamente corretto da parte di tutti i personaggi. Anche quando Dean, il bullo della scuola, prende in giro Pritti perché mussulmana o lo stesso Jamie perché gay, o quando un gruppo di ragazzi picchiano il protagonista: i gesti e le offese non sfociano mai in un astio esasperato. Allo stesso modo, i provvedimenti della preside della scuola, Miss Hedge, sono irremovibili e subito dopo arrendevoli (forse un riferimento alla sit-com Bad Education). L’unico personaggio saldo nella propria asprezza è il padre che a metà spettacolo rifiuta il figlio senza alcuna conversione di colpa.
Jamie è segnato dal pregiudizio sociale e famigliare (da parte del padre) per il suo essere omosessuale e al contempo affascinato dal passato da drag queen di Hugo alias Logo Chanelle, interpretato da Franco Mannella, che insieme alle drag queen del Legs Eleven, Umberto Noto, Michele Savoia e Sebastian Gimelli Morosini, hanno contribuito a mantenere alto il livello performativo con eleganza, comicità e introspezione dei personaggi.
Quello che manca, tuttavia, è l’elaborazione del dolore da parte di Jamie, interpretato da Giancarlo Commare, intento a rappresentare la propria vittoria piuttosto che esprimere i sentimenti della propria condizione. La recitazione di alcuni performers risulta, infatti, eccessivamente caricaturale ed emotivamente fioca nonostante la destrezza canora e coreografica. Mentre nella versione britannica emerge la “vulnerabilità vincente dietro la vanità millenaria” (Domici Cavendish su The Telegraph), il musical italiano perde un po’ la fragilità e la semplicità del protagonista.
Diversamente alla versione britannica che “manca di grinta” (Chiara Brennan sul The Guardian ), la versione di Di Blasio mostra grande energia e coraggio a cui tuttavia il pubblico è già abituato dai media (televisione, social, Pride). La prevedibilità del finale, pertanto, restituisce un’andatura lenta a partire dal secondo atto dello spettacolo dalla durata complessiva di due ore e mezza. Tuttavia, le canzoni confluiscono leggerezza e fluidità al musical mantenendo alta l’attenzione del pubblico anche dopo gli applausi.
Visto al Teatro Brancaccio di Roma il 1 marzo 2023