RUMOR(S)CENA – MILANO – “Questi sono fiori, / fiori di ferro / fiori che lacerano che fanno / fiori che fanno male / delimitano / rinchiudono / sacrificano / fiori senza odore / fiori senza / fiori senza colore / fiori di fili / fiori di fili di ferro / fiori / di fili / di ferro / spinato”, la processione entra in scena, al Teatro Fontana di Milano, con la sua litania dolorosa ed inizia il racconto di “Vizita” che Fabio Pisano ha immaginato lavorando alla favola scritta da Herbert George Wells, prolifico scrittore britannico visionario vissuto a cavallo tra ottocento e novecento, mediando tutto quel carico di immagini e sguardi d’illusione per portarli alla realtà di un oggi sospettoso, difficile e duro.

Scrittura per il teatro quella di Pisano, angolosa e fiduciosa, e affidata alla fantasia di attori di rigida scuola in una costruzione complessa per lingua ed umori. Nel lungo laboratorio del progetto internazionale realizzato da Teatro Migjeni e Sardegna Teatro, con il supporto dell’Istituto Italiano di cultura di Tirana, ed il contributo del teatro milanese che ospita lo spettacolo governato da Davide Iodice e giunto a fine percorso vincendo con il loro spettacolo il Festival del Teatro Albanese “Moisiu” ed il Premio della stampa “Oslobodenje” al Festival di Sarajevo per il migliore spettacolo, migliore musica e anche migliore scenografia. Teatro dunque ambasciatore di fusioni culturali ed incontri di saperi ed umori, passioni e capacità di sognare trasformando in spettacolo le aspirazioni e i messaggi di un oggi insicuro.

E trasformando anche la complessità di memorie e linguaggi teatrali in un esperanto che possa darci la misura di nuove possibilità artistiche costruite attraverso certe fusioni altrimenti impensate, lavorando su un testo come quello che Pisano ha proposto e su cui Iodice ha evidentemente saputo innestare, o individuare, grumi di poesia possibile per un esperimento di avvicinamento dei linguaggi di rappresentazione. Così la storia di un paese in cui i residui morali di una guerra provocano comportamenti dubbiosi, diventa percorso esemplare per mettere insieme differenze e caratteri distanti. Perché l’arrivo di un angelo che sorvola il paese e vi casca dentro, ferito dal tiro di fucile che un prete imbraccia con disinvoltura sospettosa, mette subbuglio nelle coscienze ed è gioco scoperto per costruire contrapposizioni esemplari.

Così via alle intolleranze verso chi, essendo diverso, cercherà integrazione e magari amicizia o anche affetto. E attenzione a chi arriva da fuori e potrebbe rivelarsi nemico e invasore, ché i confini dovranno essere resi sicuri. E prudenza con chi ignora tradizioni da tempo presenti che i linguaggi possono essere tranelli. Un Padre, una Madre, un Prete, un Matto, tre Donne, una Governante, un Medico, un Militare, un Contadino, e naturalmente l’angelo che tutto ignora e tutto vuole apprendere e comprendere, sono parte della piccola folla che gremisce la scena in affanno e ne regge il gioco che affascina.

È la partita che Pisano ha costruito in ventiquattro “movimenti” e Iodice ha legato in immagini d’emozione secondo il suo linguaggio di mediazione d’accumuli visionari, e tutti ne portano il peso con un gran tramestio di oggetti, colorate intrusioni, simboli, oggetti d’antico stupore, immagini popolari differenti e legate insieme in un tessuto che sbalordisce tenta è la ricchezza ed il segno profondo di memorie evidenti. Resta nella messa in scena per il Teatro Fontana un gran lavoro di riadattamento in eroico ridimensionamento di spazi e nel disegno attento a movimenti e conflitti dei personaggi.

Lo sguardo è premiato per complessità e ricchezza della scenografia di evidente richiamo popolare ma arricchita, si direbbe, di oggetti carichi di memoria, la firma Davide Iodice insieme all’adattamento e alla regia; la traduzione è firmata da Zija Vuka, le musiche originali di Lino Cannavacciuolo spaziano e si impennano a dare forza e vita al personaggio del violinista, le luci di Loïc François Hamelin costruiscono suggestioni importanti. Per ottanta minuti di spettacolo che si spera abbia altre repliche anche in Italia.
VIZITA
da La Visita Meravigliosa di H.G.Wells
testo di Fabio Pisano
traduzione di Zija Vuka
adattamento, spazio scenico e regia Davide Iodice
musiche originali Lino Cannavacciuolo
luci Loïc François Hamelin
collaborazioni alle costruzioni scenografiche e costumi Divni Gushta
assistente alla regia Jozef Shiroka
produzione Teatro Migjeni, Sardegna Teatro
e con il supporto dell’Istituto Italiano di cultura di Tirana
Interpreti e ruoli in ordine alfabetico
Nikolin Ferketa il matto
Raimonda Markja la madre/narratrice/il paese
Pjerin Vlashi il prete
Fritz Selmani angelo
Rita Gjeka Kacarosi la governante/narratrice/il paese
Julinda Emiri Delia/narratrice/il paese
Jozef Shiroka il medico/il paese
Merita Smaja la signora/il paese
Alexander Prenga il militare/narratore/il paese
Vladimir Doda il contadino/il signor Doda/il paese
Visto al Teatro Fontana di Milano giovedì 27 febbraio 2025