Carlo Goldoni così scriveva a proposito della sua commedia I Rusteghi , una commedia rappresentata per la prima volta in Venezia nel carnevale del 1760: «Rusteghi in lingua Veneziana non è lo stesso che Rustici in lingua Toscana. Noi intendiamo in Venezia per uomo Rustego un uomo aspro, zottico, nemico della civiltà, della cultura, del conversare. Si scorge dal titolo della Commedia non essere un solo il Protagonista, ma vari insieme, e infatti sono quattro, tutti dello stesso carattere, ma con varie tinte delineati, cosa per dire il vero dificilissima, sembrando che più caratteri eguali in una stessa Commedia possano più annoiare che dilettare.» Il regista GabrieleVacis, ha scelto questo testo per farne una personale rilettura che va in scena al Teatro Comunale di Bolzano dal 12 al 15 aprile (ore 20.30; domenica ore 16.00) nell’ambito della stagione La Grande Prosa del Teatro Stabile di Bolzano. “I rusteghi è il testo più nero scritto da Goldoni, divertentissimo ma feroce”, spiega il regista che dirige sulla scena Eugenio Allegri, Mirko Artuso, Natalino Balasso e Jurij Ferrini. Scene, costumi e disegno luci di Roberto Tarasco.
Una commedia gustosa e corrosiva, che esalta la stringente attualità del testo scritto nel 1760, I Rusteghi è un capolavoro della maturità di Goldoni, che coincide con gli ultimi, malinconici anni della sua permanenza a Venezia. Nella commedia si coglie il disinganno per una realtà storica profondamente diversa da quella raccontata agli esordi: la Serenissima, principale ambientazione delle sue pièce, ha perso il ruolo di potenza dell’Adriatico a causa di una classe aristocratica incapace di gestire un indispensabile cambiamento di rotta e di una borghesia commerciale che stenta a imporsi come classe dirigente. I Rusteghi si inserisce dunque a pieno titolo su questo sfondo, con un tratto di audacia finora mai emerso. Il mercante Pantalone, l’avveduto borghese che in molte commedie incarna l’ideale di un soggetto sociale ragionevole e responsabile, si trasforma in una rozza caricatura di se stesso. Autentico tiranno, si impone su famiglia e domestici. In un prezioso gioco di specchi, Goldoni amplifica le valenze del personaggio sdoppiandolo in altrettanti alter-ego, gli altri “rusteghi” dell’opera: Canciano, Leonardo, Simon e Maurizio. Due di loro sono così tronfi da decidere di unire in matrimonio i loro figli, senza farli conoscere prima del grande passo. Saranno le donne, con furbizia e persuasione, a salvare Lucietta e Filippetto dalla grettezza dei loro padri.
Prodotto dal Teatro Stabile di Torino e dal Teatro Regionale Alessandrino, lo spettacolo di Vacis, che porta l’eloquente sottotitolo “I nemici della cività”, è una rielaborazione della commedia che intreccia storia personale e storia del teatro: dai suoi burberi nonni bergamaschi al Cesco Baseggio della televisione in bianco e nero della sua infanzia.
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