BOLZANO – Sul palco a introdurre lo spettacolo “Chilometro zero” un rappresentante di Slow Food, associazione fondata da Carlin Petrini nel 1986, centomila membri in centocinquanta paesi, per promuovere nel mondo il cibo buono, pulito e giusto. Buono perché di qualità, e per i valori identitari e affettivi che lo connaturano, pulito perché ecosostenibile e rispettoso dell’ambiente, giusto perché conforme all’equità sociale per produzione e commercializzazione, tutti principi anticipati di circa vent’anni da Giancarlo Godio, protagonista del monologo “Chilometro zero” portato in scena da Pino Petruzzelli a Bolzano, al Parco delle Semirurali..
L’ intuizione di una cucina a “chilometro zero”, utilizzando esclusivamente materie prime reperite in loco, a garanzia della loro genuinità e qualità, con notevoli riduzione dell’impatto ambientale e con l’innesco di sinergie virtuose sul territorio, viene allo chef dopo una serie di esperienze ed un percorso di vita che lo porta fino in Val d’Ultimo, a Fontana Bianca, alla mensa degli operai dell’Enel, mensa che alla chiusura del cantiere per la costruzione della centrale idroelettrica rileva, aprendo il ristorante che diventerà la prima stella Michelin dell’Alto Adige, la prima a quasi 2.000 metri di altitudine. Niente passaggi intermedi, ricette della tradizione sapientemente rielaborate, con talento senza mai stravolgerle, con amore rigoroso, in una natura incantata e difficile, “contando fiocchi di neve”, in mezzo ad un silenzio assoluto che non è mai solitudine.
Il “piccolo grande chef”, il geniale folletto dei fornelli Giancarlo Godio muore a sessant’anni in un incidente aereo il 13 ottobre 1994 sul Campomolon nel Vicentino insieme ad altre due persone, il commerciante bolzanini Harold Turcker, che pilotava il piccolo velivolo “Trinitad TB20”, e lo chef altoatesino Johann Gross. Tornavano da una gita gastronomica in Istria. A vent’anni dalla sua scomparsa Pino Petruzzelli porta sul palco le sue sconfitte ed il suo rialzarsi, le ricette, gli aneddoti, i dialetti, i menù a sorpresa, i sapori e gli odori di una cucina mai banale. Sembra di sentir sobbollire il primo ragout a casa di un amico napoletano, di vederlo mentre pesta nel vecchio mortaio gli aghi del cirmolo al posto del basilico, sperimentando come un alchimista un pesto tutto nuovo, profumato di montagna.
“Davanti a noi. Blu. Su quella roccia. Che strano fiore, cresce sempre in mezzo alle difficoltà. Chissà perché. Tanto spazio e lei va sulla roccia. Forse perché lì c’è più caldo. O forse perché lì può risplendere. Fatica e dono. E’ così piccola, semplice e allo stesso tempo grande. Come la vita.” “Enzian”, genziana, così si chiamava il suo ristorante.
Chilometro zero
di e con Pino Petruzzelli
Visto a Bolzano Parco delle Semirurali domenica 6 luglio 2014
www.teatroipotesi.org
www.cooperativa19.it